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Obra – Recensione

Una macabra scoperta travolgerà la vita di un giovane architetto, sconvolgendolo fin nel più profondo del cuore

Regia: Gregorio Graziosi – Cast: Julio Andrade, Sabrina Greve, Lola Peploe, Marisol Ribeiro, Irandhir Santos – Genere: Drammatico, B/N, 80 minuti – Produzione: Brasile, 2014.

obraNella popolosa San Paolo, Joao, un giovane architetto, scopre un cimitero clandestino nel terreno appartenente alla sua famiglia, dove sta costruendo il suo primo progetto importante. La scoperta dei cadaveri lo sconvolgerà nel profondo, costringendolo a combattere con i sensi di colpa e a mettere in discussione la sua integrità morale, ma anche quella della sua famiglia, specialmente del padre e del nonno.

Graziosi decide di girare il suo primo lungometraggio in uno spettacolare bianco e nero, dando così alla frenetica e imponente città di San Paolo una connotazione un po’ inquietante e spaventosa.

“Obra” è la storia di un uomo, travolto da una scoperta sconcertante, e costretto a misurarsi con i suoi sensi di colpa e a mettere in discussione il suo lavoro. Il regista ci guida nel baratro psicologico nel quale lo stesso protagonista precipita, coinvolgendoci profondamente nel suo dolore e smarrimento. Lo stato d’animo nel quale si trova a vivere Joao acuisce inoltre il dolore che l’ernia di cui soffre gli procura normalmente, costringendolo a sottoporsi a diversi esami e ad indossare un busto che gli impedisce i movimenti.

L’idea alla base del film è tuttavia quella di mostrare una città, San Paolo, nella sua geometria precisa ma anche nelle sue contraddizioni. San Paolo è una metropoli frenetica che vive alla giornata, dimenticando il proprio passato che viene seppellito dalle nuove costruzioni. A volte però quel passato riemerge, proprio come il cimitero e l’antico affresco della chiesa Gesuita che Joao si è impegnato a ristrutturare, con una forza imponente, deciso ad affermarsi e condizionare il presente.

L’aspetto poi che Graziosi ha voluto sottolineare è il rapporto dell’individuo con la città nella quale vive. Essendo un architetto, Joao è immerso completamente e perennemente circondato dagli edifici e dalla loro geometria. Questo rapporto è reso ancora più evidente dall’utilizzo d inquadrature particolari e interessanti, spesso simmetriche al millimetro, che inseriscono perfettamente il protagonista all’interno della location, come se fosse una parte integrante di essa. Lo stesso utilizzo del bianco nero tende a sottolineare la precisione e i contorni degli ambienti, evidenziando comunque la crudezza del tema base del film.

Nonostante i diversi punti di forza, per lo più stilistici, “Obra” risulta un film dal ritmo lento, soprattutto a causa dei dialoghi costituiti da poche e veloci battute. Tuttavia la performance del protagonista costituisce un’ulteriore pregio, visto la bravura con la quale riesce ad esprimere lo stato d’animo doloroso e cupo del protagonista.

“Obra” di Gregorio Graziosi è stato presentato nella sezione “Cinema d’oggi” del Festival Internazionale del Film di Roma.

Margherita Mustari

Obra – Recensione

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