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El estudiante – Lo studente – Recensione

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L’argentino Santiago Mitre esordisce alla regia con una narrazione capace di unire un percorso di crescita individuale all’analisi cruda di un certo tipo di dinamiche politiche

Regia: Santiago Mitre – Cast: Esteban Lamothe, Romina Paula, Valeria Correa, Ricardo Félix – Genere: Drammatico, colore, 110 minuti – Produzione: Argentina, 2011 – Distribuzione: EX!T Media – Data di uscita: 6 ottobre 2014.

el-estudiante“El estudiante” – opera prima del regista argentino Santiago Mitre – riesce a fondere con naturalezza e sapienza narrativa prospettive diverse, accomunate da un filo conduttore: un’analisi fredda, distaccata – scientifica, si potrebbe dire – di una tipologia di dinamica politica costituita da un’alternanza di piani, strategie, alleanze e tradimenti rivolti verso un’unica finalità: l’ottenimento del potere.

Lo scenario è quello dell’Università di Buenos Aires nell’imminenza delle elezioni per il rettorato, ma l’apertura prospettica della chiave di lettura politica porta ben presto ad ampliare il discorso in senso lato, a livello di emblema di una condizione tipica di sviluppo di determinati meccanismi.

La prospettiva narrativa è focalizzata su Roque Espinosa, studente dal passato accademico non proprio ineccepibile, tra pause dallo studio e cambi di facoltà: e la concentrazione sul protagonista e sul suo percorso di crescita, in forma simile a un bildungsroman, è certamente strutturale alla costruzione della storia. La conoscenza e la successiva relazione sentimentale con Paula Castillo, assistente universitaria tenutaria di un corso a forte connotazione politica e militante nella fazione più spostata a sinistra, portano infatti Roque ad interessarsi e ad approcciarsi con un nuovo mondo fatto di riunioni dai toni accesi, continue ricerche di compromessi, elaborazione di strategie. Scopre ben presto di essere particolarmente predisposto a trattare e a manovrare le dinamiche relazionali, e sotto la tutela del professore Alberto Acevedo cresce, aumenta il raggio delle competenze e prende pieno possesso del meccanismo: ma il minimo passo falso, la fiducia riposta in un’altra persona, può rivelarsi fatale; e nel tratteggio di questi contorni labili e sfumati è contenuta tutta la differenza tra una vittoria e una sconfitta.

La regia di Mitre lavora con insistenza sui corpi dei personaggi mediante primi e primissimi piani, cerca quasi di scavarne i volti e le fisionomie, in una commistione ben riuscita tra una dimensione corporea e una intellettuale – quella rivolta all’aspetto dell’elaborazione argomentativa e strategica – che ben restituisce l’aspetto più concreto, quasi fisico appunto, del fare politica: significative in questo senso le riprese ravvicinate delle discussioni politiche, sempre sul volto del personaggio che parla o di quello che ascolta, come a voler evidenziare l’espressione comunicativa nel suo aspetto più diretto e percettivo, anche a scapito dei contenuti argomentativi i quali invece nella ripetizione sembrano entrare in un circolo vizioso di autoreferenzialità, in grado di indebolirli sul piano semantico.

La scansione narrativa è piuttosto lenta, con il prolungamento, in alcuni tratti forse eccessivamente accentuato, di scene di discussione e di dibattito chiuse nelle pareti di un’aula universitaria o in ambiente domestico. Alcune accelerazioni sistematiche sono dettate dall’intromissione di una voce esterna, che in forma di didascalia sintetizza gli avvenimenti succedutisi negli intervalli di spazio temporali.

“El estudiante” è un film d’esordio valido, capace di districarsi bene nella miscela tra contingenza rappresentata e apertura prospettica a una riflessione più ampia sui meccanismi della politica e sulle dinamiche relazionali, i rapporti di potere e il cinico arrivismo individuale che ne sono alla base.

Marco Donati

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