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Gentlemen Broncos – Recensione

Esperimento poco riuscito, quello di Jared e Jerusha Hess, che con la commedia “Gentlemen Broncos” riescono a ottenere solo una sensazione di fastidio e repulsione

Regia: Jared Hess – Cast: Michael Angarano, Jennifer Coolidge, Jemaine Clement, Héctor Jiménez, Halley Feiffer, Josh Pais, Clive Revill, Edgar Oliver, Sam Rockwell, Suzanne May, Steve Berg, Beau Dunn, Toiya Leatherwood, Jizelle Jade, Larry Filion, Matt Jordon, Patrick Zook – Genere: Commedia, colore, 90 minuti – Produzione: USA, 2009 – Distribuzione: 20th Century Fox – Data di uscita: 4 giugno 2010.

gentlemen-broncosGentlemen Broncos? No, grazie. Se l’obiettivo dei coniugi Hess è di suscitare un senso di “disgusto” nei confronti della realtà che ci circonda, in tal caso: bersaglio centrato! Dopo un susseguirsi di fiotti di vomito, in diverse varianti cromatiche, spruzzi di feci, accompagnati da eloquenti sottofondi sonori, e flatulenze inserite a rincarare la dose, non si può non condividere con il protagonista della storia una sensazione di “repulsione”. Una commistione di ribrezzo e fastidio che trova il suo sfogo naturale nella finale esplosione di rabbia.

Ogni aspetto della vita dell’introverso Benjamin Purvis è nauseante: l’adolescente, orfano di padre ed assillato da una madre eccentrica e disadattata, ha un naturale talento per la scrittura fantascientifica e coltiva il sogno di poter pubblicare i propri racconti, seguendo le orme del suo idolo, il famoso autore di best sellers Roland Chevalier. L’opportunità d’oro sembra presentarsi quando, iscrittosi al Cletus Festival, un concorso per aspiranti scrittori, Benjamin può mostrare i propri lavori all’ammirato romanziere.

Tuttavia la situazione si ribalta ed è Chevalier a cogliere al balzo l’occasione: lo scrittore naviga infatti in cattive acque, la sua vena creativa si è spenta, e la casa editrice per cui lavora ha posto un perentorio ultimatum “o un altro best seller, o lo scioglimento del contratto”. Così gli straordinari racconti del giovane appaiono ai suoi occhi come una improvvisa “manna” piovuta dal cielo, da saccheggiare senza scrupoli per riempire con un nuovo romanzo gli scaffali delle librerie.

E non è tutto: non solo il suo idolo si è rivelato uno sporco truffatore privo di integrità morale, ma è Benjamin stesso che sente di aver (s)venduto il proprio sé nel momento in cui firma il consenso per l’adattamento cinematografico dei propri racconti ad un regista tanto pretenzioso quanto “squallido”. Se a questo si aggiunge un “Angelo Custode” esperto di dardi imbevuti con una mistura a base di topicida e feci, ed un’ “amica” che adora dare ordini agli animi più remissivi, si comprende come l’eccessiva dose di “brutto” e “sgradevole” porti alla saturazione, rendendo indigeste anche le battute piacevoli e le trovate bizzarre che lascerebbero altrimenti ben sperare.

Il filtro surreale ed onirico che Jared e Jerusha Hess applicano alla realtà, quell’ironia dell’assurdo e del non-sense con cui minano l’imperante razionalità, le bizzarrie e stravaganze visive tipiche delle loro produzioni, risultano meno riusciti in questa pellicola, che indugia troppo (eccessivamente!) negli aspetti di “volgarità”. Ad ogni modo, questa vena peculiare degli Hess riemerge con brio negli inserti fantasy disseminati lungo la pellicola, che raccontano le storie inventate da Benjamin, seguendo lo scontro tra Bronco e Lord Desius per il controllo assoluto del Lievito, in mezzo a “funghi hamburger” e “cervi armati di lanciarazzi”.

Una nota di merito va all’interpretazione di Jemaine Clemente che, nei panni dell’altezzoso Roland Chevalier, riesce a dare uno spessore “umano” al suo personaggio, benché si tratti di una figura volutamente caricaturale con il suo auricolare dorato sempre in vista e la giacca in pelle per un look casual da new dandy. Se nelle precedenti produzioni degli Hess (l’originale “Napoleon Dynamite” del 2004 e “Super Nacho” del 2006) la commistione di comicità surreale e humour grottesco era risultata una scelta (con)vincente, in Gentlemen Broncos l’aspetto “trash” risulta esageratamente calcato a danno dell’umorismo: una commedia che può piacere agli amanti del genere (forse).

Francesca Rinaldi

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