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Recensione “Luce”: un simbolismo fisico, emotivo e sociale distruttivo

“Luce”, uscito nel 2019 negli Stati Uniti, arriva su Netflix solo nel 2023 diventando così uno dei gioielli della piattaforma assolutamente da non perdere. Con un cast stellare Julius Onah racconta un mondo di giovani pronto a lottare per abbattere quegli stereotipi considerati un simbolo di successo e la prova che un Paese funziona, ma che sono in realtà solo un altro modo per fraintendere il concetto di inclusione e razzismo.

Indice

“Luce” – Tutte le informazioni

Trama

Luce - poster

Luce Edgar, agli occhi dei genitori e degli insegnanti, ha tutte le carte in regola per essere uno studente modello da prendere come esempio. E prima fra tutte è la sua insegnate Harriet a renderlo un simbolo di integrazione razziale su cui concentrare ambizioni e aspettative. Ma è poi la stessa Harriet a nutrire dei dubbi riguardo a Luce, in particolare dopo aver letto un tema dove il ragazzo sembra inneggiare alla violenza e nascondere una natura tutt’altro che mite come ci si aspetterebbe da un giovane così brillante. La situazione si complica quando Harriet trova dei fuochi d’artificio potenzialmente pericolosi nell’armadietto del ragazzo e decide di informare i genitori adottivi di Luce, che, senza mezzi termini, ne parlano con il figlio.

Recensione “Luce”: un simbolismo fisico, emotivo e sociale distruttivo

Crediti

  • Regia: Julius Onah
  • Cast: Kelvin Harrison Jr., Octavia Spencer, Naomi Watts, Tim Roth, Norbert Leo Butz
  • Genere: drammatico
  • Durata: 109 minuti
  • Produzione: Stati Uniti, 2019
  • Distribuzione: Netflix
  • Data d’uscita: 22 febbraio 2023

Recensione

“Luce” e i temi che riesce ad esprimere con grande attenzione

Luce

“Luce” è un affresco completo e uniforme di come anche il giudizio, la valutazione o l’accezione positiva di una persona possa essere legata a uno stereotipo e risultare offensivo, in questo caso, razzista. Un politicamente corretto sottilmente mascherato da teen drama e che vede i giovani ribellarsi contro gli adulti: professori e genitori incapaci di vedere fuori dagli schemi, spaventati solo da ciò che potrebbe essere. Anche se in “Luce” gli stessi insegnanti afroamericani vengono dipinti come razzisti nei confronti di studenti afroamericani, il film riesce comunque a non trasmettere esattamente neanche questo; è la lotta di una nuova generazione pronta fin dai banchi di scuola a cambiare le cose, forse esagerando, facendo soffrire, manipolando, ma sicuramente vincendo. “Luce” è un film a più strati, che viaggia su più livelli, passando dal teen al thriller fino alla pellicola sociale, facendo del concetto di immagine e apparenza la vera origine di tutti i mali.

I giovani del film di Onah ricercano un altro tipo di sogno americano, così come la stessa integrazione razziale di cui si fa portavoce il protagonista diventa solo l’idea a cui ormai si è abituati: l’inclusione di persone appartenenti ad un’etnia diversa deriva solo da qualità, capacità, ambienti e contesti che finiranno però per renderlo comunque un diverso, facendo del suo successo un’eccezione, una sorpresa, un qualcosa di inaspettato. L’idea di integrazione che “Luce” critica non è quella di dare a tutti le stesse opportunità, ma una concezione più complessa e latente: gli individui capaci di stupire, brillare ed eccellere sono un modello e un simbolo solo se appartengono a un’etnia diversa e sono stati protagonisti di un programma di inclusione. La frase “qual è la differenza tra punire qualcuno perché è uno stereotipo e premiarlo perché non lo è?” pronunciata dal protagonista è l’emblema del forte tema espresso in “Luce”; anche dietro la migliore volontà e il più nobile desiderio di inclusione ci sono pregiudizi, retaggi e convinzione impossibili da sradicare.

Tra thriller noir e teen drama

Luce

“Luce” si fa via via sempre più profondo, più inquietante, più angosciante e più thriller, facendo del pubblico un ignaro spettatore che lentamente inizia a sospettare, che non capisce chi sia la vittima e chi il carnefice, perché quello stesso carnefice è mosso da dubbi umani per i quali viene poi irrimediabilmente condannato. Come è vero e reale, e forse capace di suscitare maggiore empatia, l’universo, più giovane e arrabbiato, di Luce, così lo è anche quello di Harriet, considerata forse antagonista, ma neanche in fondo così colpevole. “Luce” fa riflettere, apre scenari diversi per combattere il razzismo più velato e gli stereotipi forse più pericolosi e rischiosi di quanto si sarebbe mai immaginato. Effettivamente “Luce” non chiarisce cosa ricerchino i protagonisti e quale sia il fine del loro piano ordito nei minimi dettagli, talvolta diabolico, geniale e addirittura necessario, dove tutti sono coinvolti.

Con un cast irripetibile che spazia da due straordinari Naomi Watts e Tim Roth nei panni di genitori orgogliosi, ma al tempo stesso schiavi di dubbi che si insinuano, insieme a quel timore di non prendere sul serio qualcosa solo per paura di fallire, fino a Octavia Spencer, donna tanto vittima quanto colpevole e che combatte per quella che è la sua verità e il suo mondo. Per non parlare di Kelvin Harrison Jr., attore che non recita solo in “Luce”, ma anche su quel palcoscenico, teatro di una perfida recita messa in atto per dimostrare che ad alcuni sbagli non si può rimediare. Ogni membro del cast è così capace di prendere parte a una pellicola che lo rende metafora di temi come la ferocia dell’amore, la dominazione del sistema, la rabbia giovanile e, prima fra tutti, l’equità.

“Luce” è un film assolutamente da non perdere

Luce

Cadenzato dalla colonna sonora di Ben Salisbury e Geoff Barrow, “Luce” ha un ritmo che crea suspence e tensione, che mostra un crescendo di eventi, esitazioni, paure, incertezze e gesti, che da innocenti si trasformano nella vera miccia che ha portato all’inizio della fine. Una regia perfettamente simmetrica, che muove la macchina da presa come a mostrare due schieramenti opposti, con nemici che diventano alleati, e complici che non sanno se dire la verità o continuare a mentire. E mentre “Luce” si colora di tinte sempre più dark, preferendo ambientazioni notturne, tra cui una platea al buio, dove tutto ha inizio e tutto finisce, la conclusione è il principio di un nuovo ciclo, perché ci saranno altre battaglie, altri stereotipi da combattere e la risposta ad alcune domande rimarrà aperta: cosa significa veramente integrazione? Dove risiede l’errore imperdonabile?

“Luce”: Giudizio e valutazione

“Luce” è una delle migliori sorprese Netflix del 2023, e che arriva con un ritardo di 2 anni rispetto alla sua uscita nelle sale statunitensi. “Luce” riesce a raccontare qualcosa di nuovo, o meglio, è la tecnica che usa e i temi connessi a quelli del razzismo, tematica appunto principale, a renderlo particolarmente originale. Provocatorio e magistralmente interpretato, con una colonna sonora dai tratti quasi horror, “Luce” riesce a passare da un genere all’altro senza mai creare confusione: un ottimo teen drama, un ottimo thriller, un ottimo film sociale. La pellicola di Julius Onah è assolutamente da vedere, da gustare fino alla fine, capace di sorprendere e far riflettere e di empatizzare con protagonisti e antagonisti.

Trailer

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