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Passing (2020)

Recensione

Passing: un sistema razzista e sessista che non ammette ambiguità

Passing recensione

“Ci odiano figliolo!”…

Passing (2020)

L’esordio alla regia dell’attrice Rebecca Hall esplora il complesso e delicato tema dell’indentità etnica e dell’odio razziale nella Harlem degli anni ’20 e lo fa con una pellicola in bianco e nero che narra di due donne di colore.

“Dopo aver deciso di passare come donna bianca, Clare Kendry sta vivendo ai margini della società. Di pelle chiara, elegante e ambiziosa, si è sposata con un uomo bianco razzista e ha deciso di ignorare del tutto le proprie origini afroamericane recidendo tutti i legami con il suo passato. Un giorno però rincontrerà la sua amica d’infanzia Irene che, nonostante la stessa carnagione chiara, ha scelto di rimanere all’interno della comunità afroamericana, e adesso sta convivendo con le conseguenze di quella scelta. Claire si lascerà convincere da Irene a frequentare insieme gli incontri afro-americani ad Harlem, e il crescente interesse della donna per la causa si mescolerà all’attrazione sessuale che scoprirà di provare per l’amica.”.

Il film, basato sull’omonimo romanzo breve di Nella Larsen, è incentrato sul tema del passing, la pratica di alcuni afroamericani del fingersi bianchi. Il punto di vista del razzismo affrontato non attraverso atti di violenza, ma sulla personale interiorizzazione di chi, da afroamericano, vive in una società razzista.

La trama ruota attorno all’amicizia tra Irene (Tessa Thompson) e Clare (Ruth Negga), compagne d’infanzia che si rincontrano dopo tanti anni in un hotel per soli bianchi. La scena d’apertura mostra il primo tentativo di passing di Irene, mentre Clare oramai lo ha scelto come stile di vita, arrivando a sposare un uomo bianco, ricchissimo e profondamente razzista, interpretato da Alexander Skasgård.

Bianco e nero per una storia che si muove in un’area grigia

La composizione stilistica e concettuale della pellicola è ineccepibile, partendo dalla scelta del bianco e nero come appiattimento delle barriere etniche, persone che hanno prosciugato il colore dalla loro pelle, per una storia fatta di nuances che si muove in un’area grigia.

Importanti anche gli intermezzi tra una scena e l’altra composti da foglie scure che si disperdono nella violenza di un fascio di luce, che rende tutto bianco annullando qualsiasi differenza cromatica, con una luce che non affievolisce mai, come il personaggio di Clare.
Per finire, ultimo ma non ultimo, la scelta di girare in 4:3, al fine di trasporre un’immagine che ricorda il cinema di una volta, come una cartolina patinata dell’epoca.

Due lati opposti della linea di colore

“Tutti passano per qualcosa che non è.”.

“Passing” è una pellicola prevalentemente girata in interni, che basa la sua forza sull’interpretazione intensa delle protagoniste, più che su una sceneggiatura fin troppo semplice, senza particolari guizzi ed una struttura narrativa troppo dispersiva, con evidenti cali di tensione nella parte centrale del lungometraggio, dal minutaggio forse esagerato.

Una storia che si legge nelle sfumature, che mente anche nel privato, come mentono le donne per prime, sia Clare che nasconde le sue origini a suo marito, che Irene che mente a se stessa e amplifica la sua ossessione covando rancore e rabbia per chi, a poco a poco, le sta portando via tutto, tutto il suo universo accuratamente disegnato e costruito nel corso degli anni.

La regista porta in scena identità e diversità, che congiungono nello stesso nucleo esteriore e per finire, nell’unico perno della vicenda, Irene, che traccia il punto di vista del racconto. Una scelta che viene mostrata nei suoi retroscena, imposta da una società che le vuole “diverse” per accettarle e, al contempo, una dimensione intima che le vuole madri, ma che si accende solo di fronte all’esibizione della femminilità, costantemente alla ricerca di un”personaggio” da ostentare.

Il titolo “Passing” esprime tutta la sua polivalenza, di passaggio, transizione e scomparsa e un epilogo finale travolgente che si sposta all’esterno, nel cortile di un palazzo della Grande Mela innevata per l’occasione, di notte in quel buio che unisce, seguendo le parole di Bob Marley “Io amo la notte perché di notte tutti i colori sono uguali e io sono uguale agli altri…”.

Chiaretta Migliani Cavina

Trama

  • Regia: Rebecca Hall
  • Cast: Tessa Thompson, Ruth Negga, André Holland, Bill Camp, Gbenga Akinnagbe, Antoinette Crowe-Legacy, Alexander Skarsgård, Ethan Barrett
  • Genere: Thriller, b/n
  • Durata: 98 minuti
  • Produzione: USA, 2020

Passing poster Passing rappresenta il debutto dell’attrice Rebecca Hall dietro la macchina da presa e racconta la relazione tra il razzismo e l’identità personale, nella New York degli anni ’20, al culmine del Rinascimento di Harlem.

Passing: due donne ai lati opposti della barricata

Presentato con successo al Sundance Film Festival, “Passing” è tratto dal libro di Nella Larsen ed è frutto di un progetto maturato per oltre 14 anni. Come ammette la stessa regista la realizzazione non sarebbe stata possibile senza il contributo di Tessa Thompson e Ruth Negga che interpretano, rispettivamente, Irene e Clara, due compagne afroamericane dalla pelle talmente chiara da passare facilmente per bianche, scelta che la seconda ha seguito, fino a sposare un bianco razzista, interpretato da Alexander Skarsgaard.

Irene invece è rimasta nella Harlem d’origine, ha sposato un afroamericano ed è una madre felice di due maschi, ma il giorno dell’incontro con la sua compagna di scuola stava sperimentando la sua prima esperienza di passing entrando nella sala da the di un albergo esclusivamente riservato ai bianchi. Due scelte opposte nella vita, due donne al confine, ma entrambe scopriranno di avere mentito a se stesse.

Un microuniverso interiore in attesa della sua identità

Irene vive chiusa nelle responsabilità imposte dal suo sesso, dalla sua etnia e dal suo ruolo di madre e di moglie, mentre Clara sembra vivere libera e fiera delle sue scelte. Un’analisi rara dell’amicizia femminile e delle dinamiche che può scatenare, insieme ad un’attrazione reciproca che deriva dalle mancanze riflesse come coraggio l’una nell’altra.

Mentre le loro vite si intrecciano sempre di più, Irene scopre che la sua esistenza che credeva stabile, è sconvolta dall’arrivo di Claire e tutto ruota attorno alle bugie che le persone raccontano a se stessi ed agli altri al fine di mantenere un ordine apparente e una realtà fittizia.

Un approccio alla regia stilisticamente originale e attento, voluto in bianco e nero in quanto la pellicola parla di persone che hanno prosciugato il colore dalla pelle e così tutto si muove in un’area neutra.
“Passing” è una pellicola che usa sapientemente la nozione di “passaggio” per esplorare non solo le etnie e il razzismo, ma anche la sessualità, la maternità e l’esteriorizzazione della femminilità.

L’opera è stata prodotta da Nina Yang Bongiovi, Forest Whitaker, Margot Hand e dalla stessa regista.

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