Eco Del Cinema

Se mi lasci ti cancello (2004)

Recensione

Se mi lasci ti cancello: il cinema che non dimentica

Se mi lasci ti cancello recensione

Maledetto da una delle peggiori traduzioni in italiano della storia del cinema, che lo apparenterebbe con le commediucole romantiche dei tempi del berlusconismo imperante, il capolavoro del duo Gondry/Kaufman resta, a sedici anni dalla sua prima diffusione, un esempio fulgido di cosa si possa fare con due straordinari attori cast against type, un’estetica da videoclip musicale, un concetto che gioca con la logica e la cronologia ordinarie, e scarsi (o nulli) effetti speciali: magia distillata.

Se mi lasci ti cancello (2004)

A partire dalla roboante citazione da Alexander Pope che ne sublima il trademark in lingua originale, “Se mi lasci ti cancello” (2004; solo questo abbiamo saputo combinare con “Eternal Sunshine of the Spotless Mind” – quando si parla di uno spreco di risorse…), oggi un film di culto spesso citato tra “i migliori” (qualunque cosa questo voglia dire) del secolo, è un film sulla perdita, un inno straordinario all’amore, crudo, cinico, spietato, e dolcissimo.

Una mente senza macchia

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Cosa succederebbe se potessimo eliminare le tracce dei dolori passati, se potessimo in un istante medicare, suturare e far sparire la ferita di un cuore spezzato? Questo fu, a suo tempo, il nodo tematico che Michel Gondry e il suo collaboratore e amico Pierre Bismuth si proposero di svolgere nel 1998, prima che l’idea si tramutasse in cinema nelle mani allucinate di Charlie Kaufman.

Il regista francese e lo sceneggiatore americano avevano già collaborato sul set di “Human Nature” (uscito poi nel 2001), ma fu l’uscita del seminale “Memento” (2000) di Christopher Nolan a dimostrare come una storyline quantomeno “disinvolta” nella gestione dei rapporti cronologici possa, col giusto taglio, incontrare e finanche eccedere i bisogni e le aspettative del pubblico. Ma se lo sviluppo della narrazione è demandato principalmente allo stile brillante di Kaufman, è la regia di Gondry a fare del film quella versione visiva, onirica ma concreta, del drenaggio emotivo e della perdita di memoria che ancora gli associamo.

“Una mente senza macchia”, è il sospiro inattingibile di Eloisa nella poesia di Pope, ma è anche l’illusione perseguita da Joel e Clem che, per dispetto e sofferenza, decidono di rimuovere la propria memoria l’uno dell’altra piuttosto che sopportare i postumi di un cuore infranto.

Il messaggio didascalico è chiaro, forse ormai anche inflazionato in epoca di mindfulness: la sofferenza è quello che ci rende umani, la nostra mente non è un deposito di emozioni positive, da salvaguardare, e negative, da eliminare per non cadere di volta in volta nell’inaccettabile malessere (ansia, angoscia, depressione, o tristezza…), ma è uno spazio complesso da vivere fino in fondo, da esplorare, da accettare, senza la frenesia della diagnosi (o la farmacologia dell’analgesia).

E tuttavia nuovo (e impareggiato) è il senso più ampio convogliato dai due artisti: quell’ultimo irresistibile “va bene” di due persone che, amandosi, accolgono il fallimento possibile e il malanimo certo che da una relazione derivano – abbracciano se stessi, senza paura, e si amano senza cancellarsi, vivono senza rimuoversi. Ricordano. Eternal sunshine of a spotted mind.

Un cast fuor d’acqua

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Una delle incognite più significative che “Se mi lasci ti cancello” pose ai realizzatori era legata alle personalità stilizzate degli attori coinvolti. Si trattava di prendere l’istrionico Truman Burbank (per non parlare di Stanley Ipkiss, la faccia verde di “The Mask”, del 1994), la principessa del Titanic, Frodo Baggins (per una volta in un ruolo marginale), e far scattare la scintilla di un dramma romantico intriso di cinismo, amarezza, e rancore. Eppure, la chimica che si stabilì tra i due personaggi di Joel e Clem è ancor oggi strabiliante.

Jim Carrey, cui fu fatto esplicito ed eccezionale divieto di improvvisare, recede docilmente davanti all’estro di Kate Winslet, che interpreta qui un personaggio esuberante, alcuni direbbero borderline, e che anticipa e critica l’idea di Manic Pixie Dream Girl (espressione solo in seguito coniata da Nathan Rabin). I ruoli sono invertiti, gli attori forzati a un’esibizione lontana dalle loro “zone di comfort”, e forse proprio per questo la dinamica tra i due funziona fino in fondo.

Se mi lasci ti cancello: i minuti mancanti

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Il passaggio di testimone tra i due secoli, tra i due millenni, non fu indolore. L’esuberanza creativa di quel torno d’anni, tormentata, postmoderna e neoclassica, funge da contraltare all’orrore di quello che il mondo era costretto a subire. La caduta delle Torri Gemelle valse come immagine stessa della rimozione: la rimozione di un edificio, senz’altro; la sacralizzazione di una ferita; e soprattutto la cancellazione della “verità”.

Il dibattito attorno a “cosa fosse realmente accaduto” trascese i confini della cronaca politica per aprire uno squarcio su nuovi modi di intendere il rapporto tra storia, memoria e ricordo.

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I minuti mancanti del WTC, i minuti disallineati dei racconti dei testimoni, seminano buchi nella maglia della ricostruzione degli eventi: forse che, allora, non ci sia una visione univoca dei fatti, ma solo una miriade di (incoerenti, “conflittanti”) prospettive?

In un recente e interessante contributo di Film Radar, i minuti tagliati di Ellen Pompeo, nei panni della (ex-)fidanzata “ufficiale” di Joel, Naomi, vengono recuperati e sviscerati. Il quadro che ne emerge è quello di un Joel attivo, che sceglie di cavalcare l’ambiguità del proprio rapporto con le due donne, lontano dall’immagine remissiva e timida che abbiamo di lui dalla proiezione nelle sale.

E se pure è vero che i tagli sono stati “operati forzosamente”, come una memoria estratta dallo spettatore, lasciando in giro tracce che evocano un altrove inespresso, la domanda resta la stessa: quale visione, quale prospettiva potrà permetterci di incorporare tutti gli aspetti della vicenda? Probabilmente nessuna; ma se è vero che Jim e Kate sono costretti ben al di fuori dei loro usuali caratteri, allora, forse, anche Joel e Clem rimandano a una vitalità più complessa, più comprensiva di quella che vediamo sullo schermo – la nostra.

Lorenzo Maselli

Trama

  • Titolo originale: Eternal Sunshine of the Spotless Mind
  • Regia: Michel Gondry
  • Cast: Jim Carrey, Kate Winslet, Elijah Wood, Mark Ruffalo, Kirsten Dunst, Tom Wilkinson, Gerry Robert Byrne, Thomas Jay Ryan, Jane Adams, David Cross, Ryan Whitney, Debbon Ayer, Amir Ali Said, Brian Price, Paulie Litt, Ellen Pompeo
  • Genere: Fantastico, colore
  • Durata: 108 minuti
  • Produzione: USA, 2004
  • Data di uscita: 22 ottobre 2004

Se mi lasci ti cancello poster“Se mi lasci ti cancello” di cui apprezziamo molto di più il titolo originale “Eternal Sunshin of the Spotless Mind” è un film del 2004 di Michel Gondry con Kate Winslet e Jim Carrey.

La trama

Joel (Jim Carrey) e Clem (Kate Winslet) si incontrano a Montauk, presso NYC, e tra loro l’attrazione è istantanea. Tuttavia, a distanza di breve tempo, i due ricevono un’inquietante registrazione. Stando ai contenuti della cassetta, i giovani apprendono di essersi rivolti, in passato, alla clinica privata Lacuna di Boston, specializzata in un non meglio oggettivato servizio di “rimozione della memoria”… proprio per rimuovere ciascuno il ricordo dell’altro, dopo una relazione di due anni.

Il film, che ripercorre gli eventi raccontati dalla registrazione, segue Joel nel suo (volontario, ma non desiderato fino in fondo) intervento, mentre questi cerca, disperato, di salvaguardare almeno qualcosa della sua amata Clem dallo sguardo dei medici. Appresa la verità, i due riusciranno a ricostruire dalle ceneri del loro documentato fallimento?

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