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Transformers 4 – L’era dell’estinzione – Recensione

Il quarto capitolo della saga sugli autobots di Optimus Prime

(Transformers: Age of Extinction) Regia: Michael Bay – Cast: Mark Wahlberg, Nicola Peltz, Stanley Tucci, Kelsey Grammer – Genere: Fantascienza, colore, 127 minuti –  Produzione: USA, 2014 – Distribuzione: Universal Pictures –  Data di uscita: 16 luglio 2014.

transformers4-eraestinzioneAncora una volta Michael Bay narra le gesta degli autobots, il gruppo di transformers che risponde ai comandi di Optimus Prime, il più forte e valoroso tra di loro.

Come nei capitoli precedenti, Optimus trova casualmente un alleato umano, che stavolta è un Mark Wahlberg un po’ inedito, nelle vesti ambigue di Cade Yeager,  un inventore visionario che è, però, anche un padre texano molto protettivo nei confronti della figlia adolescente.

In questo quarto capitolo la trama si fa molto più intricata – per non dire confusa – rispetto a quella dei tre precedenti. Ci sono tre forze negative che minacciano la terra e si intrecciano in maniera non del tutto consapevole, favorendo quella che tra loro mira a far estinguere il genere umano: il solito Megatron, che in questa occasione appare per vie traverse.

Le altre due forze che fanno il suo gioco sono Lockdown, un cacciatore di taglie che vuole catturare Optimus Prime, e la stupidità umana.

Per quanto traballanti, queste basi sono abbastanza resistenti da consentire a Michael Bay di far reggere più di due ore di esplosioni, spari, combattimenti e fughe, tutto, naturalmente, supportato da ottimi effetti speciali, che in questa pellicola sono probabilmente l’unica cosa di qualità.

Come negli altri episodi e negli altri film di questo genere, il regista si riserva il pigro tentativo di inserire qua e là qualche motto di spirito che descriva i personaggi, i loro reciproci rapporti, e il senso di ciò che gli sta accadendo: insomma il tentativo di porre in mezzo alle esplosioni e agli spari anche qualcosa che li trascenda, senza levargli troppo tempo.

Certo, andando a vedere il film non ci si aspetta un economia diversa, se questi aspetti venissero approfonditi si avrebbe un altro tipo di pellicola, però, quantomeno potrebbero essere specificati, poiché, rimanendo tutto cosi sfumato, si ha la sensazione di trovarsi davanti a una scrittura che, come minimo, è poco ponderata.

Claudio Di Paola

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