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Super 8 – Recensione

E poi ci lamentiamo che gli extraterrestri non si fanno vedere… “Super 8”: un omaggio nostalgico al cinema anni 80 danneggiato dal troppo budget

Regia: J.J. Abrams – Cast: Joel Courtney, Kyle Chandler, Elle Fanning, Riley Griffith – Genere: Fantascienza, colore, 112 minuti – Produzione: USA, 2011 – Distribuzione: Universal Pictures – Data di uscita: 9 settembre 2011.

super-8-locChe gli anni 80 siano tornati di gran moda è cosa abbastanza palese, dalla musica al vestiario al look, il decennio “di plastica”, fino a qualche anno fa tanto vituperato, è ormai stato pienamente rivalutato, complice anche l’effetto nostalgia che investe i trentenni di oggi. Ovviamente questo revival non poteva non riguardare anche il cinema, ed in particolare due generi che ne hanno segnato la decade, consegnando per sempre una serie di film alla memoria collettiva di una generazione: le pellicole avventurose con protagonisti adolescenti e quelle sui contatti ed incontri (più o meno ravvicinati) con gli alieni.

Due generazioni coinvolte: quella di J.J Abrams, alla regia, che all’inizio degli anni 80 aveva l’età dei ragazzini protagonisti e come loro trafficava con le prime cineprese di largo consumo, sognando magari di emulare un’altra generazione, quella della New Hollywood rappresentata da Spielberg (qui produttore), ma anche di Lucas, Zemeckis etc.., che proprio in quegli anni stava ridefinendo i canoni della sci-fi, mostrando il lato innocente e vittima dei “visitatori” venuti in pace.

Il plot è già visto: un gruppo di ragazzini di una tranquilla cittadina dell’Ohio, testimoni involontari di un incidente di treno che trasporta un misterioso carico protetto dall’esercito. Strani accadimenti cominciano a verificarsi fino a scoprire che il segreto di tutto è stato impresso sulla pellicola di un super8 che i kids stavano girando.

Proprio la realizzazione del filmino, un corto sugli zombi pieno di trovate e di effetti speciali artigianali, risulta essere la cosa più piacevole del film, non tanto per lo sviluppo narrativo della vicenda (la scoperta dell’alieno nel materiale girato non ne modifica l’andamento) quanto per aiutare lo spettatore ad entrare in empatia col gruppetto, scorazzante con le immancabili bmx, conoscerne la storia, anche traumatica, i caratteri e le debolezze: in sostanza il segreto del successo decennale di film come “The Goonies”, “Stand by me”, “Explorers”.

Paradossalmente “Super 8” si infiacchisce però proprio nella seconda parte, quando Abrahms mette mano all’arsenale fornitogli da una superproduzione e dai progressi fatti dalla CG in trent’anni: ecco quindi esplosioni similnucleari a catena, scene di guerra e un alieno gigantesco, troppo mostruoso per suscitare pietà o tenerezza (e per di più svelato troppo presto, con conseguente crollo di tensione. Evidentemente le pecche di film imperfetti come “Signs” o “Cloverfield” non hanno insegnato nulla). E si finisce così per scivolare verso un finale riparatorio, con immancabili visi all’insù attoniti e illuminati dai bagliori di una navicella pronta a tornare nello spazio, lontana da quei cattivoni umani… senza manco una lacrimuccia.

Vassili Casula

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