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Onde Road – Recensione

Onde Road, occasione sfiorata

Regia: Massimo Ivan Falsetta – Cast: Barbara Cambrea, Francesca Zavettieri, Friedrick Van Stegeren, Awana Gana, Fabrice Quagliotti – Genere: Docu-fiction, colore, 100 minuti – Produzione: Italia, 2014 – Distribuzione Indipendente – Data di uscita: 26 marzo 2015.

onde-roadPoteva essere un film davvero interessante quello di Massimo Ivan Falsetta, originale e in grado di mettere insieme in maniera nuova la vena documentaristica con quella della fantascienza e dello spy story. L’elemento deludente è la cornice nella quale sono poste le testimonianze sulle radio libere nate negli anni 70’ e 80’.

La linea narrativa di finzione nella quale si inseriscono le interviste dei protagonisti di quell’epoca pecca di banalità, così come non è eccellente l’interpretazione di Barbara Cambra, nei panni dell’Agente Bi alla ricerca della speaker che ha occupato l’etere, regalando agli ascoltatori un tuffo nella musica e nelle trasmissioni radiofoniche di quarant’anni fa. Povere, ma soprattutto trasudanti falsità, le indagini affrontate da parte dell’Agente.

Tralasciando tale ‘strafalcione’, il susseguirsi di dichiarazioni dei fondatori delle radio libere calabresi e l’intervento di Fabrice Quagliotti dei Rockets apre agli spettatori una finestra sullo spirito, l’energia e la creatività degli anni ’80. Una parentesi su un’epoca storica di carismatico fascino, dominata da aria di libertà e indipendenza. Esperienze musicali e originali programmi hanno invaso anche l’intero territorio calabro di quell’epoca. Doppiamente interessante è proprio questo dato, dal momento che si fatica spesso ad immaginare una Calabria libera da qualsiasi forma di potere.

Degni di nota sono sia gli effetti speciali che irrorano il susseguirsi di immagini, sia il tentativo di restituire la dimensione delle piccole emittenti attraverso la struttura filmica e le scelte di stile: un montaggio di scene che rimanda proprio alla successione di pezzi trasmessi dalle postazioni radiofoniche e imperfezioni video e audio. Per altro la colonna sonora è firmata interamente da Fabrice e dai Rockets.

Insomma, apprezzabile il lavoro del regista per l’indipendenza e l’autonomia nel quale è avvenuto e soprattutto per l’intento di aprire uno squarcio dove poter rivivere o, per chi non era ancora nato, esplorare il fermento creativo di quegli anni.

Lascia decisamente a desiderare l’elemento di finzione che lega interviste ed esperienze reali. Soluzioni alternative avrebbero dato al lavoro un sapore singolare, originale e perciò altamente interessante.

Marianna Cifarelli

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