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Old Boy – Recensione

Vincitore del Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes 2004, “Old Boy” fa parte della trilogia sulla vendetta di Park Chan-wook

Regia: Park Chan-wook – Cast: Choi Min-sik, Yoo Ji-tae, Gang Hye-jung, Ji Dae-han – Genere: Drammatico, colore, 119 minuti – Produzione: Corea del Sud, 2003 – Distribuzione: Lucky Red – Data di uscita: 6 maggio 2005.

old-boyQuando Kim Dong-joo, produttore esecutivo di “Old Boy”, acquista per meno di 11.000 euro i diritti cinematografici del manga giapponese, creato nel 1997 e considerato ad oggi uno dei capisaldi della nuova narrativa manga, fa la sua fortuna. Il film infatti non solo si rivela un successo ai box office, ma si aggiudica anche il Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes del 2004. Ed è grazie a questa storia che Park Chan-Wook prosegue il discorso già iniziato con “Sympathy for Mr. Vengeange” e arricchisce il suo progetto di una vera e propria trilogia sul tema della vendetta, che si chiuderà con il successivo “Lady Vendetta”.

Rapimento, prigionia e vendetta sono i tre movimenti principali da cui si dispiega il plot. La reclusione, che si costituisce come parte centrale della storia, per certi versi rimanda a situazioni Kafkiane, paradossali e ingiustificabili, preparate per personaggi ignari, catapultati involontariamente in una realtà che li lascia inermi. Rancore e rabbia, conseguenze della privazione di libertà, corrodono l’animo umano, lo modificano e diventano al contempo motori indiscussi di un’azione attraverso cui il protagonista spera (invano) di ottenere riscatto.

Park Chan-wook finalizza il lavoro della macchina da presa e dei suoi movimenti ad una possibile lettura di tutti gli stati d’animo che sembrano susseguirsi repentinamente. Ma il periodo di segregazione è lungo e per contestualizzarlo nel migliore dei modi la regia si avvale di una costruzione narrativa che gioca su alternanze temporali. Ed è così che il passato si attualizza attraverso i flashback e il presente si concretizza nei notiziari televisivi, unico contatto del prigioniero con l’esterno, che scandisce il lento scorrere di quindici lunghi anni, mantenendo viva l’attenzione dello spettatore.

Laura Calvo

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