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Oggetti smarriti – Recensione

Commedia dolceamara e surreale con un Farnesi in forma

Regia: Giorgio Molteni – Cast: Roberto Farnesi, Giorgia Wurth, Chiara Gensini, Michelangelo Pulci, Ilaria Patanè, Francesca Faiella – Genere: Drammatico, colore, 83 minuti – Produzione: Italia, 2010 – Distribuzione: Microcinema – Data di uscita: giovedì 11 luglio 2013.

oggetti-smarritiA chi non è capitato di smarrire un oggetto di uso comune, proprio quello che avevamo sotto gli occhi fino ad un attimo prima? Un orologio, un paio di occhiali, le chiavi della macchina, la macchina stessa. Un piccolo incidente di percorso quotidiano, dalla sparizione di un cacciavite alla scomparsa di una bambina, “mette in riga” Guido. Lui è un architetto quarantenne che pensa solo alle donne, alle macchine e alla bella vita, talmente superficiale da dimenticarsi di avere una figlia di sei anni, Arianna, che lo adora. Fin quando la piccola non gli sparisce letteralmente da sotto il naso.

“Oggetti smarriti” è un film difficilmente classificabile entro un genere definito, cosa che lo rende originale e mosca bianca nel panorama cinematografico italiano. La pellicola infatti, sebbene segua la sostanziale linea della commedia, con un inizio da parodia scientifica grazie ad un divertente Michelangelo Pulci, ha anche diversi momenti drammatici e surreali.

Guido, il protagonista, si smarrisce lungo un percorso che lo vede allontanarsi sempre più dalla realtà per collocarsi in una dimensione astratta, magica e confusionaria come la sua mente, in cui è costretto ad affrontare vecchie e dolorose questioni per potersi ritrovare e imboccare una direzione più giusta e felice nella sua vita, vota alla vacuità e all’apparenza.

Il 90% delle scene si svolge all’interno della casa del protagonista in un unico spazio temporale, scelta rischiosa ma riuscita, sulla scia di “Carnage”, che sottolinea la forte motivazione del regista verso il progetto. Interessante anche l’idea di aprire in maniera sempre più decisa un varco nella mente del protagonista con l’inserimento di personaggi fantastici e situazioni grottesche ma esilaranti.

Originalità e surrealismo non bastano però a confezionare un prodotto senza pecche infatti a volte mancano degli elementi che smorzino la vicenda, necessari data la regia piuttosto claustrofobica e statica, che rende pesante e ripetitivi alcuni passaggi nell’algida ambientazione nonostante la (troppa) sottolineatura musicale.

“Oggetti smarriti” ha dunque una buona sceneggiatura che gli permette di attirare fin da subito l’attenzione dello spettatore ma che non basta a rendere il lungometraggio un prodotto di spicco come sarebbe potuto diventare con qualche tocco d’artista e di coraggio in più. Un occasione comunque valida almeno per le fan di Farnesi che non rimarranno deluse dalla trasferta sul grande schermo del loro beniamino.

Miriam Reale

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