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Le stelle inquiete – Recensione

“Le stelle inquiete” di Emanuela Piovano narra, grazie al prezioso contributo dell’attrice francese Lara Guirao, un episodio sconosciuto della vita di Simone Weil, gettando una nuova luce sulla sua personalità e lanciando un sasso nell’acqua

Regia: Emanuela Piovano – Cast: Lara Guirao, Fabrizio Rizzolo, Isabella Tabarini, Marc Perrone, Renato Liprandi – Genere: Drammatico, colore, 87 minuti – Produzione: Italia, 2011 – Distribuzione: Kitchen Film – Data di uscita: 11 marzo 2011.

le-stelle-inquieteCineasta d’esplorazione, decisa a impressionare la pellicola senza le celebrazioni o gli intenti evocativi del cinema d’oggi, Emanuela Piovano è la prima al mondo a tentare, con “Le stelle inquiete”, la difficile impresa di ‘dare corpo al puro spirito’ della filosofa francese Simone Weil.

Girato con un budget inferiore al milione di euro e nella location bollenghina, in cui la regista fondò, trent’anni orsono, una comune, il film racconta il soggiorno che, nel 1941, la scrittrice ebrea visse nel Sud della Francia, presso il ‘contadino filosofo’ Gustave Thibon, calandosi nell’esperienza del lavoro agricolo e riuscendo infine a sfuggire agli orrori del Nazismo.

Dipinto in maniera originale da Raoul Torresi, che con il piccolo zoom di una cinepresa vecchio modello sfida la polemica della fotografia fatta dal mezzo invece che dall’uomo, e musicato dalle fisarmoniche del grande Marc Perrone di “Un cadeau”, il risultato di tale rappresentazione rispetta il patto firmato dall’autrice con la propria volontà di un cinema che “semplicemente testimoni”. Nel film la figura della filosofa è in effetti soltanto tratteggiata, attraverso alcune sue citazioni e la cronaca degli eventi personali della famiglia Thibon e di quelli storici dell’anno che corre. Si odono in sottofondo le eco dei discorsi di Petain, i sospiri di Yvette Thibon e nella bella voce francese di Lara Guirao, pensieri quali “In ogni passione avvengono prodigi” o “La mia idea degli affetti è quella di un nodo che non lega”, che davvero invitano ad approfondire la poetica di questa icona.

Dunque non un film interessante dal punto di vista cinematografico, quanto piuttosto da quello del sasso nell’acqua che lancia e che è speranza della Piovano e di tutti gli altri appassionati che qualcuno raccolga.

Da elogiare infine la performance recitativa della Guirao, che con il digiuno modella la propria fisicità, negandola esattamente come la Weil e risultando perfetta.

Un po’ meno apprezzabile il compagno di scena Fabrizio Rizzolo, colpevole di abbassare i toni, facendo assomigliare in certe scene il film a un documentario per le scuole.

Cecilia Sabelli

Le stelle inquiete – Recensione

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