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La vita è facile ad occhi chiusi – Recensione

  • Titolo originale: Vivir es facil con los ojos cerrados
  • Regia: David Trueba
  • Cast: Eduardo Antuña, Celia Bermejo, Francesc Colomer, Javier Cámara, Ángel de Andrés, Natalia de Molina, Manolo Escobar, Rogelio Fernández, Ramon Fontserè
  • Genere: Commedia, colore, 105 minuti
  • Produzione: Spagna 2013
  • Distribuzione: Exit Media
  • Data di uscita: 8 ottobre 2015

Un  road movie con la magica musica dei Beatles in sottofondo, “La vita è facile ad occhi chiusi”, il film che ha trionfato  con  sei  Premi Goya

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E’ tratto da una storia vera il film di David Trueba ”La vita è facile ad occhi chiusi”. Nella Spagna franchista un professore d’inglese intraprende un viaggio per cercare di incontrare  il suo mito John Lennon in Andalusia per girare un film di Richard Lester. E’ il 1966 e i Beatles si scioglieranno solo quattro anni dopo. Al centro del plot c’è idealmente la genesi della canzone “Strawberry fields forever” scritta proprio sul set dal musicista/attore che si stava già allontanando dai suoi tre amici e colleghi.

Il film inizia con le parole di “Help”, che Antonio, il professore, insegna alla sua classe. Un grido d’aiuto di John ma anche dello stesso protagonista. Sulla sua strada incontrerà una ragazza incinta e un ribelle di 16 anni dalla lunga chioma anomala, soprattutto considerando gli anni nei quali la pellicola è ambientata. Questi strani tre personaggi diventeranno una bizzarra famiglia. La loro casa si trasformerà per qualche giorno nel piccolo ristorante sulla spiaggia dell’Almeria gestito dal catalano Ramon, padre di un ragazzino disabile. Il protagonista alla fine riuscirà a incontrare John e forse anche se stesso.

Un racconto di ribellione vissuta da tre persone normali, che affrontano il cambiamento di un’epoca nera per la Spagna anni ’60

Tutto il film,  è letteralmente sulle spalle dell’attore almodovariano Javier Càmara che interpreta lo stralunato professore. La sua interpretazione, che gli è valsa il premio Goya come miglior attor protagonista, è quanto mai calibrata, come tutta l’opera del resto; lo spettatore viene letteralmente rapito dai panorami aperti dell’Almeria, regione dell’Andalusia e location dove sono stati girati gran parte dei film spaghetti – western e che potrebbe passare perfettamente per il Messico. La splendida fotografia di Daniel Vilar è tutta sui toni del giallo ocra, che dà all’immagine un tocco vintage delicatissimo. Il tempo risulta rarefatto e passa lentamente nel ristorante del vecchio catalano che potrebbe essere la capanna sulla spiaggia di “Puerto Escondido” di Salvatores.

Un discorso a parte lo merita la musica di “La vita è facile ad occhi chiusi”: il pezzo di Lennon appare solo di straforo, probabilmente per ragioni di costi di diritti d’autore. La colonna sonora, tuttavia, porta la firma del grande Pat Metheny, che per questo è stato premiato con il Goya alla migliore colonna sonora. Il premio per  la sceneggiatura è andato al regista David Trueba, occupatosi anche della sceneggiatura, che ha potuto leggere i veri diari del professor Juan Carriòn.  Ottimo tutto il cast, dal giovane capellone ribelle Juanjo/Francesc Colomer alla bella e brava  Belèn/Natalia de Molina che ricorda molto Penelope Cruz, premiata con il Goya alla miglior attrice emergente. Un piccolo grande film per ricordarsi che a volte una canzone può cambiare il mondo.

Ivana Faranda

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