Eco Del Cinema

La dolce arte di esistere – Recensione

 

Essere o non essere? La storia di due vite diversamente visibili

Regia:Pietro Reggiani – Cast: Francesca Golia, Pierpaolo Spollon, Claudia Amato, Edoardo Olivieri, Asya Pignanelli – Genere: commedia, colore, 96 minuti – Produzione: Italia, 2015 – Distribuzione: Adagio Film – Data di uscita: 9 aprile 2015.

la-dolce-arte-di-esistereDue esistenze tanto opposte quanto vicine quelle di Massimo e Roberta, i due protagonisti del ‘nuovo figlio’ di Pietro Reggiani: “La dolce arte di esistere”. I due giovani sono fotografati all’interno di una società piena di aspettative, di stereotipi, di modelli da raggiungere e di dinamiche commercializzanti che snaturano e trasformano disagi, esigenze e sentimenti.

Tale società, all’interno della storia di Reggiani, trova forma in maniera emblematica nel peso che le opinioni dei genitori hanno su Massimo e nel funzionamento del reality a cui partecipa Roberta. Le logiche del programma televisivo in stile “Grande Fratello”, emergono attraverso una chiave ironica e palesano la povertà umana e valoriale che caratterizza la strumentalizzazione mediatica di situazioni problematiche.

Il linguaggio comico permette allo spettatore di entrare in maniera leggera nelle vite di due individui che fin da bambini sono affetti da ‘invisibilità psicosomatica’: l’uno scompare se troppo osservato, l’altro se troppo ignorato.

La comicità si condensa all’interno della voce narrante che fa scorrere il racconto saltando di volta in volta dalla vita di Roberta a quella di Massimo. Soluzione che apre una finestra su due ‘paesaggi’ tanto diversi quanto profondamente simili, con un’inettitudine a vivere, un vivere inteso come capacità di relazionarsi al prossimo. Necessità di attenzioni, da una parte, ansia da attenzioni, dall’altra. Le due esistenze sembrano incompatibili eppure l’una costituirà la ragione di “presenza” dell’altra.

Sottile è la riflessione sulla responsabilità delle famiglie dei due protagonisti: quella di Roberta, completamente assente tanto da lasciarle un intero appartamento in gestione senza alcuna guida; quella di Massimo, eccessivamente presente tanto da pregiudicare scelte e decisioni e creargli persino una vita che porta la loro impronta.

Interessante è il collegamento con i contesti di ‘invisibilità’ che viviamo tutti nel nostro quotidiano. Quante volte ci si sente ignorati tanto da avere la sensazione di scomparire, quante volte, d’altro canto, si sente il desiderio di annientarsi e per magia non essere visibili?

Tale collegamento è suggerito all’interno dello stesso procedere narrativo con la battuta di un’inquilina del palazzo dove vive Massimo. Vedendo Roberta sulla soglia della porta di Massimo delusa dalla sua mancata risposta le dice “Anch’io mi annullo per amore”.

Ben riuscita l’interpretazione dei due protagonisti quanto lo spirito canzonatore che irrora la storia, reso attraverso la struttura filmica e la costruzione di scene e dialoghi.

Reggiani, dunque, suggerisce una riflessione di spiccato interesse sulle logiche che dominano la contemporaneità e sulle difficoltà a sopravvivervi.

Marianna Cifarelli

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