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Il sospetto – Recensione

Nella serena vita di un uomo si insinua una macchia indelebile e il tarlo del dubbio comincia a diffondersi tra i suoi cari

(Jagten) Regia: Thomas Vinterberg – Cast: Mads Mikkelsen, Thomas Bo Larsen, Annika Wedderkropp, Lass Fogelstrøm – Genere: Drammatico, colore, 115 minuti – Produzione: Danimarca, 2012 – Distribuzione: BIM – Data di uscita: 22 novembre 2012.

ilsospettoLucas (Mads Mikkelsen), un uomo di quarant’anni, ex insegnante che ha trovato un nuovo lavoro come maestro d’asilo, conduce una vita tranquilla in un piccolo paesino della Danimarca. Con un brutto divorzio alle spalle, e un difficile rapporto col figlio adolescente che è lontano, Lucas trova conforto e la forza di andare avanti grazie all’aiuto e al sostegno degli amici con cui è cresciuto, e grazie soprattutto al rapporto col suo più caro amico Theo (Thomas Bo Larsen).

Lucas è rispettato dai suoi compaesani, è stimato dai colleghi e i bambini dell’asilo non vedono l’ora ogni giorno di giocare con lui.

Riesce a ottenere finalmente che il figlio si trasferisca a casa sua, e si apre la possibilità di costruire un nuovo rapporto con Nadia, una sua collega che si innamora di lui.

La vita sembra prendere una piega inaspettatamente piacevole, ma un ingranaggio si inceppa, quando una bambina, Klara (Annika Wedderkopp), racconta alla direttrice della scuola che Lucas l’ha molestata.

“I bambini non dicono mai bugie”, è quello che continua a ripetere e a ripetersi la donna, che licenzia Lucas senza nemmeno ascoltarlo e poi convoca una riunione con tutti i genitori per informarli, provocando un panico dilagante.

La menzogna si propaga velocemente, e l’uomo si ritrova nell’occhio di un ciclone, senza avere la possibilità di difendersi, al centro di minacce, persino da parte dei suoi amici, e di pesanti violenze fisiche.

Il dubbio, la menzogna si insinuano nella mente delle persone e cambiano totalmente il modo di essere e di agire, fino a trasformare quelle stesse persone in esseri spietati, che pur di non avere un reale confronto, decidono di credere al peggio e di erigersi a maestri della moralità con la sola lezione degli insulti e delle mani.

La confessione di una bambina, un sospetto che diventa subito prova certa e macchia indelebile, è questo il nodo cruciale dell’ultimo lavoro del regista, co-fondatore del movimento Dogma, Thomas Vinterberg.

Nel film è tutto davanti agli occhi dello spettatore: ogni dettaglio è crudo e pungente, come appunto la chiusura delle persone intorno a Lucas, o la completa inettitudine del suo migliore amico, o l’ingenuità di Klara, che s’intuisce nell’evidente incomprensione di quello che ha scatenato.

Come anche i sentimenti di Lucas, che montano durante tutto il film, dall’incredulità dell’inizio, alla perdita della speranza, e alla completa solitudine poi.

Questa chiarezza è data anche dalla recitazione, che è asciutta, precisa, necessaria, come lo sono i dialoghi, in cui è pesata ogni parola.

Persino la luce di quel bosco che circonda il paese, così limpida e fredda, restituisce grande verità.

Un film che arriva senza complimenti e che resta dentro; Vinterberg riesce a parlare di come la vita un uomo possa venir distrutta da poche, semplici, parole non cadendo mai in nessun patetismo. Tocca tutte le corde senza mai spezzarle, e mostra quanto sia facile, a volte, restare sulla superficie, perché quello che c’è in fondo richiederebbe uno sforzo troppo grande.

Paola Rulli

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