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Haider – Recensione

“Haider” di Vishal Bhardwaj, un Amleto in versione Bollywood con Tabu, l’attrice indiana più pagata al mondo

Regia: Vishal Bhardwaj – Cast: Shahid Kapur, Shraddha Kapoor, Tabu, Kay Kay Menon, Kulbhushan Kharbanda – Genere: Drammatico, colore, 159 minuti – Produzione: Italia, 2014.

haiderE’ stata accolta con molte critiche in patria la scelta del regista indiano Vishal Bhardwaj di ambientare in Kashmir il suo ultimo film presentato al Festival Internazionale del Film di Roma, “Haider”, liberamente ispirato all’Amleto di Shakespeare.

L’opera chiude una trilogia sul grande drammaturgo inglese iniziata con “Macbool” (Macbeth) del 2003 e “Omkara” (Otello) del 2006, e si è rivelata una scelta assolutamente geniale.

Il giovane Haider (principe Amleto), innamorato di Arshia (Ofelia) torna in patria in Kashmir dopo la scomparsa del padre, il dottore Hilal Meer (re Amleto). Scoprirà che lui è morto, coinvolto nei disordini politici del paese, dopo esser stato venduto dal fratello Khurram (re Claudio) che ha sposato sua madre Arshia (Gertrude) dopo averla ingannata.

Ambientato in era contemporanea, in un Kashmir devastato nel 1995 dagli scontri interni tra separatisti ed esercito nazionale, il film conserva tuttavia tutta l’essenza dell’opera da cui prende ispirazione: l’eterno conflitto tra il bene e il male, le lotte intestine per il potere e la forza dell’amore continuano a dominare il mondo.

Heider, arrivato tra le macerie della sua casa, sente subito che qualcosa non va nel rapporto troppo intimo tra la madre mezza vedova e lo zio. Cerca disperatamente notizie del padre, spiato senza saperlo dagli stravaganti Salman1 e 2 (Rosencrantz e Guildenstern), che crede amici. Sarà il misterioso Roohdaar, il fantasma nell’opera originale, che lo condurrà al cimitero dove è stato sepolto il padre. E sarà vendetta, come lo stesso dottore morto dirà al giovane Heider in stato di dormiveglia.

Bhardwaj affronta il tormento di Amleto, affetto da complesso d’Edipo per sua madre, in una versione assolutamente originale. In questo senso è superlativa la scena del balletto, come in tutti i film di Bollywood in cui sono soliti canti e balli, che il giovane Haider, folle di gelosia per Gertrude, fa davanti a lei e al suo nuovo sposo Khurram al loro matrimonio.

Diversi i temi e gli stili: l’assassinio di Gonzago dell’opera di Shakespeare diventa la canzone dell’usignolo ucciso dal malvagio falco. La questione politica, affrontata con forza, che tanto ha fatto inalberare l’India, dal momento che il suo esercito è raffigurato come violento e corrotto.  C’è poi una certa tendenza allo splatter, in chiave ironica con un certo stile Tarantinesco, come nella scena del massacro finale nel cimitero, coperto dalla neve macchiata dal sangue delle vittime di Ofelia, che si è immolata dopo essersi imbottita di tritolo.  Haider non compie la sua vendetta fino alla fine, consegnando il proprio destino ad un finale aperto.

Il cast è stellare e vede in primo piano la star di Bollywood Tabu/Gertrude bella e brava.  Haider è Shahid Kapoor, figlio della star Pankaj Kapur, perfettamente in simbiosi con la giovane Shraddha Kapoor/Arshia. Ottima anche l’interpretazione  dello zio Khurram/Kay Kay il cattivo del film, e assolutamente ridicoli nel modo giusto i due fratelli Salman/ Sumit Kaul e Rajat Bhagat.

Con una splendida colonna sonora “Haider” si può considerare un’opera interessante nella sua singolarità.

Ivana Faranda

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