Il documentario “Un paese di resistenza” di Shu Aiello e Catherine Catella porta sul grande schermo la storia di Mimmo Lucano, sindaco di Riace, in Calabria, noto per il suo innovativo modello di accoglienza. Questo film, in programmazione dal 21 novembre grazie a OpenDDB, esplora non solo la vita del sindaco e delle sue iniziative, ma anche l’evoluzione sociale ed economica del suo paese, che ha affrontato significative sfide nel contesto dell’emigrazione e dell’accoglienza. La prima del tour si terrà al Cinema Galliera di Bologna, con la produttrice Serena Gramizzi presente per discutere il film e i suoi significati.
Un passato di emigrazione e un evento che cambia tutto
La storia di Riace, come molti altri centri del Sud Italia, è segnata da decenni di emigrazione. La popolazione che un tempo affollava i vicoli e le piazze si è drasticamente ridotta nel corso degli anni, lasciando in città un vuoto di vita e operosità che sembrava incolmabile. Tuttavia, nel 1998, una svolta inaspettata segna una nuova era per il borgo calabrese. Una barca carica di 200 curdi naufragia sulle sue coste, e gli abitanti, con un gesto di solidarietà, si affrettano a soccorrerli. Questo atto di accoglienza diventa il catalizzatore per una trasformazione radicale.
Da quel momento, Riace si trasforma in un simbolo di inclusione e rinascita. Le case abbandonate vengono riaperte e ristrutturate per ospitare le famiglie di immigrati, che contribuiscono a rivitalizzare il tessuto sociale ed economico del paese. Non si sentono più solo i segni del passato, ma anche le risate dei bambini che tornano a correre nei vicoli, riportando vita e gioia in un luogo lungo dimenticato. Sotto la guida di Mimmo Lucano, il paese diventa un esempio di come l’accoglienza possa rivitalizzare le comunità locali, ispirando altri a seguire il suo esempio.
Tuttavia, nel 2018, la straordinaria esperienza di Riace inizia a subire un colpo durissimo. L’emergere di sentimenti nazionalisti in Italia incrina il modello di inclusione costruito da Lucano, portando all’arresto del sindaco e alla sua rimozione dall’incarico. Questo evento segna una nuova fase per il paese, ma non scalfisce la determinazione dei cittadini, i quali continuano a sostenere e credere nel loro sindaco e nel progetto che ha ridato vita a Riace.
Le conseguenze giudiziarie e la resilienza della comunità
Dopo l’arresto di Domenico Lucano, il clima di tensione politica e sociale a Riace aumenta. Le accuse di associazione a delinquere e altri reati come falsificazione e frode non solo incrinano la reputazione di Lucano, ma pongono interrogativi sul futuro stesso del modello di accoglienza. In primo grado, la condanna inflittagli è severa, ma la sentenza di appello porta ad una considerevole riduzione della pena, che passa da oltre tredici anni a un anno e sei mesi. Questa riduzione è accolta con un misto di sollievo e preoccupazione, poiché la sua storia continua ad essere intrecciata con le dinamiche politiche e governative del paese.
Malgrado le difficoltà legali e il clima di sfiducia che potrebbe sorgere in una comunità svantaggiata, senza Lucano, i cittadini dimostrano una notevole resilienza. La tradizione di solidarietà e accoglienza, che ha caratterizzato Riace in questi anni, non vacilla. La comunità si riunisce attorno a ideali di inclusione, cercando di preservare lo spirito di accoglienza.
Nel contesto di questa complessa situazione, le proiezioni del documentario “Un paese di resistenza” non si limitano a raccontare la storia di Lucano, ma si pongono anche come un importante strumento di dialogo e riflessione. Ogni proiezione è arricchita da sottotitoli per spettatori non udenti, garantendo che tutti possano partecipare e immergersi in questa narrativa collettiva, un’iniziativa coordinata dall’associazione FIADDA Emilia-Romagna.
“Un paese di resistenza”: un tour di speranza e riflessione
L’arrivo del documentario “Un paese di resistenza” nei cinema rappresenta non solo un’occasione per raccontare la storia di Mimmo Lucano, ma anche un’opportunità per riflettere su temi cruciali come l’accoglienza, l’inclusione e le sfide dell’emigrazione. Con il supporto di Bo Film, Les Films du Tambour de Soie e Dancing Dog Productions, il film attraversa l’Italia, accompagnato da importanti tavole rotonde su questioni sociali rilevanti che emergono dalla sua narrazione.
Il documento filmico è stato recentemente selezionato per partecipare al Biografilm Festival, una piattaforma che celebra storie di vita e esperienze significative. Questa partecipazione non è solo un traguardo per gli autori, ma un passo verso la sensibilizzazione su tali tematiche, un argomento di grande attualità in un’epoca segnata da crescenti divisioni sociali. Il tour del film non si limita alla pura visione cinematografica: è concepito come un momento di aggregazione e discussione, incoraggiando le persone a confrontarsi sulla realtà che spesso viene messa da parte o ignorata.
Le prime tappe in programma, tra cui Bologna, offrono l’opportunità di immergersi in un’importante narrazione che possa risvegliare coscienze e promuovere azioni. L’entusiasmo attorno a questa iniziativa dimostra quanto sia vitale per le comunità rimanere unite e continuare a lottare per un futuro di accoglienza, in un momento storico in cui il dialogo sembra più necessario che mai.
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