Un viaggio attraverso quindici anni di fotografie ha dato vita a una mostra che riflette sulla condizione umana, utilizzando come elementi chiave la malinconia, l’ironia e la stranezza della quotidianità. L’artista, supportato da Patricia Armocida, ha deciso di esporre una selezione di circa 2000 scatti, rivelando un legame profondo con i dettagli e le storie che ogni immagine racconta.
L’ispirazione dietro la mostra
L’idea di questa esposizione è emersa dall’esigenza di mettere in luce un materiale che l’artista aveva accumulato nel corso degli anni. La spinta di Patricia Armocida è stata fondamentale per superare la resistenza iniziale e dare forma a un progetto che altrimenti sarebbe rimasto in un cassetto. La selezione delle fotografie ha rivelato un tema ricorrente: l’abitudine. L’artista ha notato che, nonostante la varietà apparente, molte delle sue immagini seguono schemi simili, creando sezioni tematiche ben definite. Ad esempio, nella categoria dedicata ai phon, sono stati raccolti circa 200 scatti, tutti caratterizzati da una composizione simile.
Dettagli che raccontano storie
Ogni fotografia esposta è intrisa di significato e di storie personali. L’artista ha scelto di immortalare oggetti comuni, come cestini e telecomandi avvolti nel cellophane, simboli di un’epoca segnata dalla pandemia. Questi dettagli, apparentemente banali, offrono uno spaccato della vita quotidiana e delle esperienze umane. Alcune immagini possono apparire disturbanti, come quella di un rattoppo sull’asfalto, ma l’artista sottolinea che esse raccontano la presenza dell’uomo, anche se in modo indiretto. Infatti, la mostra è priva di figure umane, ad eccezione di una sezione dedicata a sua nonna e sua zia, ritratte in modo quasi scultoreo, come monumenti alla memoria.
Riflessioni sulla natura umana e sulla Sicilia
La mostra, intitolata “Giorni sfiniti“, offre una riflessione profonda sulla natura umana e sulla cultura siciliana. Tra le opere esposte, spicca una sezione dedicata alle muffe, che l’artista considera una sua passione. Questi organismi, che si appropriano dello spazio e lo consumano, diventano una metafora della turistificazione eccessiva che ha colpito la Sicilia negli ultimi anni. Attraverso queste immagini, l’artista invita il pubblico a considerare il rapporto tra l’uomo e l’ambiente, evidenziando come la bellezza e la decadenza possano coesistere in un dialogo continuo.
La mostra si presenta quindi come un’opportunità unica per esplorare temi complessi e attuali, attraverso il linguaggio visivo della fotografia. Ogni scatto è un invito a riflettere sulla nostra esistenza e sulle storie che ci circondano, rendendo l’esperienza espositiva un momento di introspezione e scoperta.
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