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I grandi perdenti del cinema: i monologhi più belli da “Carlito’s Way” a “The Wrestler”

Il cinema è un linguaggio per immagini ma molto spesso il personaggio principale ha bisogno di riempire la scena con la sua “verità”. Si tratta spesso di confessioni e sfoghi che non aspettavano altro che venire fuori. E allora arriva il monologo, un fiume di parole in piena che riempie l’animo dello spettatore e gli trasmette emozioni indelebili. Quelli che seguono sono i cinque monologhi da noi più apprezzati sui grandi perdenti della settima arte.

“Carlito’s Way” di Brian De Palma del 1993 con Al Pacino

“Mi dispiace ragazzi. Non basterebbero nemmeno tutti i punti del mondo per ricucirmi. È finita. Mi metteranno nel negozio di pompe funebri di Fernandez sulla 109esima strada. Ho sempre saputo che prima o poi sarei finito lì, però molto più tardi di quanto pensava un sacco di gente. L’ultimo… dei Mohicani…..”

Carlito Brigante è un gangster portoricano che vuole una vita nuova accanto alla bella Gail (Penelope Ann Miller) ai Caraibi a Paradise Island.

Il film inizia con lui quasi morto in un lunghissimo piano sequenza in un ospedale di New York. Il suo desiderio di redenzione è fallito. Sta morendo e la sua vita gli passa davanti. In un qualche modo il personaggio di Carlito è legato a Tony Montana di “Scarface” dello stesso regista, remake di un classico del 1932. Tony corre verso l’autodistruzione per consumare un sogno di ricchezza. Brigante vuole solo la pace e ballare al tramonto su una spiaggia tropicale con la sua donna. Non ci riuscirà ma è l’antieroe che cade per cui facciamo tutti il tifo.

“La 25°ora” di Spike Lee del 2002 con Edward Norton

La 25ª ora monologo

La 25ª ora

“Monty: Sì, vaffanculo anche tu. Affanculo io? Vacci tu! Tu e tutta questa merda di città e di chi ci abita. In culo ai mendicanti che mi chiedono soldi e che mi ridono alle spalle. In culo ai lavavetri che mi sporcano il vetro pulito della macchina. In culo ai Sikh e ai Pakistani, che vanno per le strade a palla con i loro taxi decrepiti…”.

Monty è uno spacciatore dalla faccia pulita. Si è fatto beccare e ora deve andare in galera. Il film racconta la sua ultima notte da uomo libero nella New York post 11 settembre. Norton incontra il padre anziano ed ex alcolizzato e i suoi vecchi amici. Uno di quest’ultimi è interpretato da Philip Seymour Hoffman in stato di grazia nei panni dell’intellettuale radical chic negato con le donne. Il monologo, un fiume di parole, Monty lo fa davanti allo specchio di un bagno.

Carlito’s Way” prende ispirazione dall’omonimo romanzo di David Benioff che ha collaborato alla sceneggiatura. Nella pellicola c’è tutta l’America multietnica di New York che non riesce più a convivere in pace dopo l’attentato alle torri gemelle. Chiunque è il nemico, ma quello di Monty è se stesso che ha mandato all’aria la sua vita e ora deve fare i conti con i suoi errori.

“The Wrestler” di Darren Aronofsky con Mickey Rourke del 2008

“Voglio solo dire a tutti voi che stasera sono particolarmente felice di essere qui. Molte persone mi hanno detto che non avrei più potuto combattere, ma non so fare altro. Se vivi sempre al massimo e spingi al massimo e bruci la candela dai due lati ne paghi il prezzo prima o poi…”.

In “The Wrestler” si compie la caduta e la rinascita di un uomo che ha perso tutto. Randy The Ram è un wrestler che non può più combattere per via del suo cuore malato. Cerca faticosamente di fare una vita normale e di riallacciare i rapporti con la figlia. Tuttavia, nonostante l’aiuto di una spogliarellista di mezza età con cui ha una relazione, niente di tutto questo funziona. Randy ritornerà sul ring, unico luogo dove si sente vivo davanti al suo pubblico, la sua vera famiglia. Ciò che rende folle questo monologo è l’attore scelto dal regista per interpretare l’atleta. Mickey Rourke, star degli anni ’80, non ha retto il peso della popolarità e si è perso in tutti i modi. Lui stesso ha combattuto nella boxe a livello professionale e come wrestler dopo il film, anche se non a grandi livelli. Randy è uno dei perdenti più forti della storia del cinema contemporanea e quel discorso sul suo viso distrutto dalla chirurgia plastica è immortale.

“Trainspotting” del 1996 di Danny Boyle, tratto dal romanzo omonimo di Irvine Welsh

Monologhi cinema

Trainspotting

“Scegliete la vita; scegliete un lavoro; scegliete una carriera; scegliete la famiglia; scegliete un maxi televisore del cazzo; scegliete lavatrici, macchine, lettori CD e apriscatole elettrici. Scegliete la buona salute, il colesterolo basso e la polizza vita…”.

Un inizio veloce con annesso inseguimento della polizia per Mark Renton (Ewan McGregor) e la sua gang di Edimburgo. Una vita dietro l’eroina in un paese come la Scozia che non offre nulla ai suoi giovani. Mark spiega allo spettatore la sua filosofia di vita e chiude con un altro monologo molto differente.

“Metto la testa a posto, vado avanti, rigo dritto. Scelgo la vita. Già adesso non vedo l’ora. Diventerò esattamente come voi: il lavoro, la famiglia, il maxi televisore del cazzo, la lavatrice, la macchina, il cd e l’apriscatole elettrico…”. Tutto questo dopo aver tradito i suoi amici e essersi portato via i soldi guadagnati con un affare sporco. Una colonna sonora da urlo per un film che è entrato nella leggenda e che ha segnato più di una generazione.

“American Beauty” del 1999 di Sam Mendes con Kevin Spacey

“Ho sempre saputo che ti passa davanti agli occhi tutta la vita nell’istante prima di morire. Prima di tutto, quell’istante non è affatto un istante: si allunga, per sempre, come un oceano di tempo. Per me, fu…”.

Un uomo che sta morendo negli USA governati da Donald Reagan. Lester (Kevin Spacey) ha ritrovato da poco la sua libertà e se stesso. É ossessionato da Angela, amica conturbante di sua figlia Jane, una Lolita che lui sogna nuda, coperta solo di petali di rose rosse. Il protagonista recita il suo monologo con la voce fuori campo mentre muore, sorride e capisce tutto quello che non aveva capito fino ad allora. Il montaggio della sequenza è memorabile e alterna i vari personaggi quando sentono lo sparo. Una busta di plastica vola nel vento mentre tutto finisce e Lester recita il suo testamento spirituale.

Ivana Faranda

02/12/2020

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