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Trainspotting 2: presentato a Roma da Danny Boyle

Oggi, durante la conferenza stampa su “Trainspotting 2”, il regista Danny Boyle ha raccontato come si è approcciato alla realizzazione del sequel del film cult uscito nel 1996.

Trainspotting 2: Danny Boyle giustifica le varie scene riprese dal primo film

trainspotting 2 begbie attacca renton

Il 23 febbraio uscirà nelle sale italiane “Trainspotting 2”, sequel dell’omonima pellicola degli anni ’90, che vede i quattro ragazzi di Leith (Renton, Sick Boy, Spud e Begbie) riunirsi dopo vent’anni di lontananza, alle prese con nuove dipendenze e con una vita decisamente più adulta. Il regista Danny Boyle è intervenuto nella conferenza sul film, tenutasi oggi, nel corso della quale ha spiegato le sue scelte in merito al materiale diretto.

Il film più che un vero e proprio seguito, appare come un revival del primo, presentandosi con una struttura copiata, nella quale agiscono gli stessi attori invecchiati. I rimandi a “Trainspotting” sono tanti, ad iniziare da un minuto intero di flashback. Boyle spiega che queste scene gli sono servite come collegamento al lavoro precedente e che alcune sono frutto degli stessi attori, che girandole hanno ricordato momenti vissuti e interpretati nel primo cult movie. Il regista sostiene di aver tentato di bilanciare la cosa per non inserire troppo del vecchio film.

Sembra, però, non essere riuscito bene nel suo intento, in quanto il nuovo appare molto come una copia del vecchio.

Trainspotting 2: il regista spiega lo scarto temporale tra le due pellicole

“Trainspotting 2” è tratto dal romanzo “Porno” di Irvine Welsh, che ci mostra i protagonisti nove anni dopo la fuga di Mark Renton dalla Scozia. “T2” porta avanti di un ventennio la storia, il che stravolge di molto la linea cronologica del racconto scritto.

Nonostante i cambiamenti effettuati sulla narrazione riportata nel romanzo siano stati accettati dall’autore del libro, in verità, inizialmente si era cercato di fare un vero e proprio adattamento di quest’ultimo. Boyle ha sentenziato che il risultato non era stato ottimale, in quanto la sceneggiatura non aveva nulla di buono e non soddisfaceva il suo desiderio di realizzare un qualcosa che si avvicinasse minimamente all’altezza del primo, senza essere una replica.

Impossibile sia a dirsi che a farsi, dato che neanche questo script ha raggiunto quella bellezza, ma si è mostrato esattamente un eterno ritorno poco originale.

Il regista difende il suo lavoro, sostenendo che con la rielaborazione del romanzo di Welsh,  ha provato a staccarsi da esso per fare qualcosa di personale, che fosse incentrato molto sul passare del tempo e su come gli uomini si rapportano ad esso. Ciò spiegherebbe la scelta di andare in là con gli anni, presentando gli effetti del tempo sui personaggi. L’arduo compito è toccato allo sceneggiatore John Hodge. Alla domanda di una possibile collaborazione con Welsh come sceneggiatore, però, Boyle ha decretato che la dinamica usata da lui, Hodge e Welsh va benissimo così e che tutti si trovano bene in questo modo.

La pellicola, continua lui, non ha nulla di realistico e prosegue col puntualizzare il tema centrale del passare del tempo e dell’accettazione di questo, che rispecchia ad ogni modo quello che accade ad ognuno di noi. Oltre alla tematica dell’opportunità di tradimento, che già in “Trainspotting” aveva colto Rent e che, conviene Boyle, è una possibilità che può presentarsi a qualunque uomo, come è successo a lui stesso ed Ewan McGregor, quando il regista lo ‘tradì ‘scegliendo DiCaprio come protagonista di “The Beach”. Tuttavia ha confermato che tra loro le acque si sono placate e ritrovare Ewan sul set è stato meraviglioso.

Trainspotting 2: una nuova scelta di vita, ma con la stessa musica di sottofondo

Tra le altre riprese vi è anche il leggendario monologo “Choose Life” (“Scegli la vita”) del primo film, che muta aspetto, interessando la realtà di oggi, l’alienazione e l’isolamento in cui i giovani contemporanei si rinchiudono tramite l’eccesso di social network. Secondo Boyle, il discorso sulla scelta della vita si presenta inizialmente come un qualcosa che può riguardare tutti, ma si affina nel corso della proiezione, divenendo molto più personale, mostrandoci come ha vissuto Renton in questo lungo periodo ed entrando direttamente nella sua vita.

La musica è stata una delle protagoniste del primo “Trainspotting”, per il sequel si sono affidati ad un sondaggio che la Sony ha lanciato all’inizio della lavorazione sul progetto, dove chiedeva al pubblico cosa avrebbero voluto vedere in “T2”. Tra le risposte più gettonate ci sono stati i quattro protagonisti maschili principali, Kelly McDonal (Diane nel film) e una soundtrack altrettanto bella come la precedente. Perciò per la soundtrack, si è investito poco su nuovi pezzi, ma molto nelle canzoni ‘vecchie’, e, sebbene siano state remixate e Danny sostiene usate in maniera diversa, come innesto di un ricordo o un collegamento con il lavoro precedente, forse era meglio non esagerare col riproporle.

Trainspotting 2: Niente prequel per Boyle, ma solo aneddoti

Boyle ha dichiarato che non realizzerà nessun prequel di “Trainspotting”, tratto da “Skagboys“, confermando la voce di corridoio su una possibile serie tv riguardo la giovinezza dei protagonisti, non diretta, però, da lui.

Per concludere vi riportiamo un aneddoto raccontato dal regista: le gemelle che interpretavano nel ’96 la parte della neonata Dawn sono state richiamate per la festa d’inaugurazione di “Trainspotting 2”, in tale occasione le, ormai, ragazze si presentavano alle persone con un allegro “Ciao, io sono la bambina morta!”, che lui stesso ha definito una cosa ‘molto in stile Trainspotting’.

Erika Micheli

31/01/2017

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