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Tim Burton a Roma per ritirare il Premio alla carriera

Tanti i temi che Tim Burton, a Roma alla Festa del Cinema per ritirare il Premio alla carriera, ha toccato in conferenza stampa, rispondendo generosamente a tutte le domande che gli sono state fatte.

Tim Burton: un genio che lavora con passione ed entusiasmo

tim burton foto

Ha confermato che lui realizza sempre i film che sente, quindi è più una questione emotiva che una questione intellettuale. “Per poter fare un film devo provare passione e entusiasmo. Tra i personaggi che ha raccontato quello al quale sicuramente mi sento più vicino è Edward mani di forbice, non indosso abiti femminili ma sono simile. Io mi sono sempre reputato uno diverso, fuori dagli schemi, questi personaggi mi hanno attirato, io non ho mai cambiato la mia prospettiva, ho sempre capito il diverso, fa parte della mia vita, certo oggi c’è più inclusività nei personaggi”. A chi pensa che forse il cinema hollywoodiano si stia dedicando solo a biopic o storie vere, risponde che “c’è ancora spazio per l’immaginazione, basta pensare ai film sui supereroi. E comunque ritengo che alcune delle storie più incredibili sono vere, la realtà spesso supera la fantasia”.

Ha anche avuto modo di parlare della sua trentennale collaborazione col musicista Danny Elfman, che cura le colonne sonore dei suoi film: “La musica è un pò come un personaggio del film, come lo sono la scenografia e la fotografia, per questo per me contano tanto queste collaborazioni”. Parlando poi della paura ha confessato che lui prova un vero e proprio “terrore sacro quando come oggi devo stare sul palcoscenico, ieri non sono riuscito a dormire per la paura”.

Per il filmaker americano è importante invece non aver mai paura “di fare quello che indica la passione, ed è vero per ogni forma artistica. Serve l’entusiasmo per realizzare un progetto, è così che si può realizzare qualcosa di speciale”.

Il rapporto con Johnny Depp ed il politically correct

Ha poi speso parole su Johnny Depp, che considera un amico, e per il suo essere stato tagliato fuori dall’ambiente hollywoodiano per questioni private. “Io non vivo a Hollywood, l’ho lasciata molti anni fa, seguo quello he accade a distanza. Io naturalmente lavorerei con lui, è un amico, tengo a lui. Sono stato molto fortunato a lavorare con persone come Johnny, artisti sempre pronti a sperimentare”.

Scherza sul Premio alla Carriera: “E’ un pò come stare al proprio funerale!”, poi sia fa serio: “E’ un premio importantissimo, dato da un paese che amo, dove ho lavorato. Ho collaborato con Dante Ferretti, sono cresciuto con i film di Bava, Fellini e Dario Argento, che hanno un posto nel mio cuore”.

E’ un dato di fatto che Tim Burton con quello che ha fatto agli inizi degli anni novanta ha trasformato il senso della normalità nei personaggi, ora invece si cerca di filtrare tutto in nome del politically correct: “Non vorrei essere un comico, perché non puoi dire nulla senza trovarti nei guai, un peccato per ciascun artista, una situazione opprimente. Molti si preoccupano, non sai più cosa pensare. Io non mi preoccupo  perché non ho mai fatto caso a ciò che dicono, non m’importa niente. Certo su di me hanno sempre detto una cosa sbagliata, che sono dark! Mi è rimasta questa etichetta, ma non sono una persona dalla personalità dark. E’ come quando ti etichettano da ragazzino, per questo non mi pace etichettare, è una cosa che comunque mi ha segnato”.

Avendo diretto Jack Nicholson nel ruolo di Joker in “Batman”, gli è stato chiesto un parere sull’interpretazione di Joaquin Phoenix nel “Joker” di Todd Phillips: “Mi è piaciuto, è stato fantastico, l’ho trovato molto bravo! Inoltre anch’io ho questioni mentali, è un personaggio che mi appartiene”. Per il regista “Batman” è stata “un’occasione molto speciale, era territorio inesplorato, non c’era nulla cui paragonare. Certo c’era la serie tv, i film di “Superman”, che hanno riportato attenzione sul genere. E’ stato entusiasmante perché era una novità, andò molto bene, è incredibile vedere che tanto di quello fatto allora è arrivato fino ad adesso”.

L’amore inesauribile per lo stop motion

Tim Burton ha affermato di voler continuare a fare cinema in stop motion, “ho sempre qualcosa in mente, ma niente in particolare in cantiere. Ci vuole un artista speciale per quel tipo di animazione. Io adoro il cinema, lo adoravo già da piccolo, sono fortunato, con questo mestiere si può sognare ad occhi aperti. Credo che in qualunque campo è importante essere creativi, credo che questo aiuti lo spirito umano, consente di realizzare qualcosa per se stessi”.

Riguardo al suo modo di lavorare ha ammesso di non essere molto bravo a comunicare: “ogni attore è diverso, io cerco di sondare il terreno e capire fino a che punto sono pronti a spingersi. Michelle Pfeiffer ad esempio ha imparato e fatto tante cose in “Batman”, mi piace lavorare con persone che non hanno problemi a spingersi, attori a cui piace il processo. Per far scaturire il processo creativo in genere si va a un bar si prende qualcosa da bere, un paio di bicchieri poi si vede” scherza la star. Si deve sognare a occhi aperti, ed è qualcosa che ho sempre fatto. Mi sono sempre sentito diverso, non è una scelta, ero così e sono così. Passo molto tempo ora come da ragazzo, a guardare il cielo dalla finestra, gli alberi, ho iniziato così e così continuo a fare.

Nessun rimpianto

Una volta qualcuno ha detto che i film sono come i propri figli, è vero, io non ho rimpianti, o pentimenti, uno può fare anche errori, ma c’è sempre un motivo per quello he ho fatto. E’ parte di te, ho per ogni progetto dei bei ricordi e dei brutti ricordi, forse uno impara una lezione e alcune cose non vorrei rifarle, ma non ho rimpianti. Almeno non ancora”.

Ha concluso col confessare che dopo aver fatto “Dumbo” per la Disney ha quasi avuto un esaurimento nervoso, “con Disney mi sono sentito io come Dumbo, mi sentivo come uno diverso. Non ho fatto film ad allora, sono traumatizzato”.

Maria Grazia Bosu

23/10/2021

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