Il film “Thunderbolts”, diretto da Jake Schreier, segna un cambiamento significativo nel Marvel Cinematic Universe , affrontando temi complessi come la depressione, l’isolamento e la solitudine. Questi argomenti, una volta considerati marginali, vengono ora esplorati in un contesto di supereroi, offrendo una narrazione che va oltre l’azione frenetica tipica dei film precedenti. Con un cast di personaggi ben caratterizzati e una sceneggiatura che si distacca dalla tradizione, “Thunderbolts” si propone come un’opera che unisce intrattenimento e riflessione.
Un approccio narrativo innovativo
“Thunderbolts” si distingue per la sua scrittura, che precede l’azione, contrariamente a quanto avvenuto in altri film dell’MCU. La trama si sviluppa attorno a sentimenti universali come la paura e la solitudine, creando un legame emotivo tra i personaggi e il pubblico. Al centro della storia troviamo Yelena Belova, interpretata da Florence Pugh, che guida un gruppo di anti-eroi in un viaggio di scoperta e redenzione. La presenza di personaggi come Red Guardian, John Walker e Ava Starr arricchisce ulteriormente la narrazione, portando alla luce le vulnerabilità e i tormenti che ciascuno di loro affronta.
Il regista Jake Schreier ha voluto restituire un senso di comunità, un elemento che era andato perduto in alcune delle recenti produzioni del franchise. Con riferimenti visivi potenti, come le ombre lasciate dall’esplosione di Hiroshima, il film riesce a trasmettere un messaggio profondo riguardo al vuoto e alla sofferenza umana. La scelta di un villain come Sentry, che rappresenta non solo il male ma anche le conseguenze di una società che non accoglie, arricchisce ulteriormente la trama, rendendola più complessa e sfumata.
Un film di supereroi in stile A24
La definizione di “Thunderbolts” come un “film di supereroi in stile A24” da parte di Florence Pugh sottolinea l’intento del regista di creare un’opera che si distacchi dai canoni tradizionali del genere. La sceneggiatura, scritta da Joanna Calo, nota per il suo lavoro su “The Bear”, contribuisce a dare al film un tono intimo e profondo, pur mantenendo elementi di umorismo e spettacolarità. Durante un’intervista, Schreier ha rivelato che Kevin Feige, presidente dei Marvel Studios, lo ha incoraggiato a esplorare un approccio nuovo e diverso, tornando alle radici del fumetto e ai temi che hanno caratterizzato le prime storie.
La volontà di costruire una storia coesa, in cui ogni personaggio possa risuonare con le esperienze degli altri, ha portato a una narrazione che si sviluppa in modo organico. Questo approccio consente di esplorare le dinamiche interpersonali e i conflitti interiori in modo più profondo, rendendo il film non solo un prodotto di intrattenimento, ma anche una riflessione sulle esperienze umane.
Un finale che rompe gli schemi
“Thunderbolts” si discosta dalle convenzioni del genere, eliminando la classica battaglia finale che caratterizza molti film di supereroi. Il regista spiega che la risoluzione della storia avviene a livello psicologico, piuttosto che attraverso uno scontro fisico. Questo approccio innovativo rappresenta una sfida, poiché richiede di drammatizzare le dinamiche interiori in modo tangibile e coinvolgente.
Schreier ha lavorato per creare un contesto drammatico che non si riducesse a semplici dialoghi, ma che potesse rappresentare le emozioni in modo visivo e potente. La scelta di non seguire il percorso tradizionale della battaglia finale permette di esplorare temi più complessi e di dare maggiore peso alle esperienze dei personaggi, rendendo il film un’opera unica nel panorama dell’MCU.
Riflessioni sui personaggi e il loro significato
La forza di “Thunderbolts” risiede nella sua capacità di rappresentare personaggi imperfetti e complessi, che riflettono le sfide e le difficoltà della vita reale. Schreier ha condiviso la sua esperienza lavorativa sulla serie “Lo scontro – Beef”, sottolineando come la depressione, la solitudine e il vuoto siano temi universali che meritano di essere esplorati anche in un film d’azione. La narrazione si concentra su come questi sentimenti possano influenzare le scelte dei personaggi e le loro interazioni, rendendo la storia più vicina al pubblico.
Il film, come già accaduto con “I Guardiani della Galassia”, dimostra che gli outsider e i perdenti hanno una voce importante nel cinema. I personaggi storti e irregolari diventano il punto di connessione tra il pubblico e la storia, permettendo a chi guarda di identificarsi con le loro esperienze. La domanda esistenziale posta dai personaggi, “Dove andiamo?“, risuona con molti spettatori, creando un legame emotivo che va oltre il semplice intrattenimento.
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