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The O.C.: 5 motivi per rivedere la famosa serie su Amazon Prime

Sbarcano oggi 9 agosto su Amazon Prime, tutte e 4 le stagioni di “The O.C.”, serie culto dei primi anni ’00. A distanza di così tanti anni vale ancora la pena fare un rewatch?

Bentornati ad Orange County: 5 motivi per riguardare “The O.C.”

The O.C. serie

Un podcast lanciato a fine marzo da Melinda Clarke e Rachel Bilson, le Summer e Julie di Orange County; un’intervista rivelatrice di Mischa Barton (Marissa Cooper nella serie) sui motivi che l’hanno portata ad abbandonare il set del teen drama che l’ha resa famosa, 18 anni dall’episodio pilota che andò in onda il 5 agosto 2003 su Fox e il tanto atteso arrivo delle quattro stagioni in streaming su Prime Video…

Sembra che l’universo ci stia inducendo con segnali occulti a mettere in stand by per un po’ la scorpacciata di nuove produzioni e rispolverare questo classico dei serial firmato Josh Schwartz e andato in onda ai tempi d’oro di Italia 1. Insomma, si potrebbero trovare mille motivi per fare un rewatch di “The O.C.”, ma ci basta elencarvene 5.

1. Un ritratto “quasi” sincero dello stile di vita americano

Ryan Atwood (Ben McKenzie), adolescente proveniente dai bassifondi della periferia di Chino, si trova per un gioco del destino – o meglio per il buon cuore dell’avvocato Sandy Cohen (Peter Gallagher) – catapultato nella realtà più aristocratica di Newport Beach, cittadina della “contea arancione” in California (O.C. è appunto l’abbreviazione di Orange County).

La famiglia Cohen si farà carico dell’educazione del giovane Atwood, dimostrandosi perciò ben diversa dal background di Newport, decisamente frivolo e conservatore. Ryan accolto da Seth (Adam Brody), figlio unico dei Cohen e teenager disadattato, scoprirà presto cosa significa frequentare una scuola privata con armadietti nei corridoi, immensi campi da calcio e festini vari, ma anche l’ipocrisia e le ombre di questo nuovo mondo che tanto fascino suscita ancora tra gli adolescenti italiani (e non solo). Insomma una critica sociale tra le righe, un racconto onesto ma non troppo rivoluzionario: nella “favola dolceamara” di “The O.C.”, infatti, il povero non si riscatta mai contando sulle proprie forze, ma viene salvato dal ricco “buon samaritano”, eroe a tratti irreale.

2. Interpreti degni dei loro personaggi

Erano i tempi in cui non esistevano le piattaforme streaming, si aspettava la settimana successiva per vedere in tv un nuovo episodio, ogni stagione ci accompagnava anno per anno, crescevamo assieme ai nostri protagonisti. E inevitabilmente ci affezionavamo a loro. In “The O.C.” esistono tanti personaggi tra le righe che vorremmo conoscere nella vita reale: a partire da Seth, adolescente egocentrico e sarcastico, Marissa Cooper, la “ragazza della porta accanto” con diversi problemi irrisolti, la madre di lei, Julie, arrampicatrice sociale apparentemente senza scrupoli…

L’universo di Orange County è pieno di personaggi complessi, che crescono e maturano episodio dopo episodio, svelando allo spettatore lati inediti. Pur essendo un “dramma adolescenziale”, “The O.C.” non vi propina mai lo schema banale “liceale introversa vs cheerleader”, ma punta molto più in alto e rivolta le carte in tavola: le etichette non trovano posto e i cattivi si trasformano presto in buoni in una trama forse un po’ da fiaba. Una pecca che possiamo perdonargli, se pensiamo che anche il cast vanta interpreti di tutto rispetto: Adam Brody, Mischa Barton, Ben Mckenzie, Rachel Bilson e tanti altri smontano il pregiudizio per cui i veri attori sono solo quelli del grande schermo.

3. Ti sogno California: ambientazione da favola

Non meno fiabesco è lo sfondo delle vicende: coste frastagliate, mare solcato da tavole da surf, ville immense con piscine, moli frequentati da gabbiani e fusti abbronzati: Orange County sembra proprio il posto adatto per trascorrere le vacanze estive. Una scelta perfetta iniziare a guardarlo in questo caldo agosto!

4. Un viaggio nel tempo di qualche decennio

Tante le storie d’amore che nascono in The O.C, gli intrighi e i colpi di scena, ma una cosa è certa: la serie ci riporta negli ultimi anni prima dell’avvento dello smart-phone acceso h24 e dei social network come tik tok, un’adolescenza offline decisamente più intensa e anche meno noiosa.

5. Una soundtrack di tutto rispetto

Non solo il celebre riff di “California” dei Phantom Planet, che apre la sigla, ma anche Oasis, Coldplay, The Killers, James Blunt e tanti altri: un tuffo nel meglio dell’ alternative e soft rock di qualche anno fa, che tinge spesso di tinte malinconiche i momenti salienti di una serie iconica che vale la pena riguardare, anche se non siamo più nei primi anni 2000!

Angelica Rocca

09/08/2021

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