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The Last of Us: la scienza dietro gli occhi inquietanti degli Infetti nella seconda stagione

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La seconda stagione di The Last of Us, disponibile su Sky e in streaming su NOW, continua a incantare il pubblico con la sua narrazione avvincente e i dettagli inquietanti. Un aspetto che ha catturato l’attenzione degli spettatori è il modo in cui gli occhi degli Infetti, in particolare degli Stalker, riflettono la luce, creando un effetto visivo che non è solo frutto della fantasia, ma ha radici nella scienza reale. Craig Mazin e Neil Druckmann, i creatori della serie, hanno rivelato come questo elemento visivo contribuisca a rendere le creature ancora più credibili e spaventose.

Gli occhi degli Infetti: un riflesso di realtà

Nel contesto di The Last of Us, ogni dettaglio visivo è studiato per intensificare l’atmosfera di terrore e disperazione. Gli Stalker, una delle varianti più temibili degli Infetti, presentano occhi che riflettono la luce in modo simile a quello di alcuni animali notturni, come cani e pecore. Questo effetto non è solo un espediente per aumentare la tensione, ma si basa su principi scientifici reali. Craig Mazin, durante un episodio del podcast ufficiale della serie, ha spiegato che il team ha dedicato tempo e risorse per rendere questo riflesso il più realistico possibile, evitando di cadere nel fantastico.

Mazin ha scherzato sul fatto che non volevano che gli Infetti assomigliassero a creature di fantasia come i Jawa di Star Wars, ma piuttosto volevano mantenere un equilibrio tra il fantastico e il plausibile. Neil Druckmann ha aggiunto che l’idea alla base di questo effetto visivo è biologicamente plausibile. Ha paragonato il riflesso degli occhi degli Infetti a quello di persone affette da cataratta, che possono mostrare comportamenti simili. Nella narrativa di The Last of Us, il fungo cordyceps compromette la vista degli Infetti, causando quel bagliore distintivo, che pur essendo sottile, è scientificamente coerente.

La narrazione di The Last of Us: un viaggio in continua evoluzione

Con l’avvicinarsi della conclusione della seconda stagione, che ha ancora due episodi da trasmettere, è evidente che il viaggio narrativo di The Last of Us è ben lontano dall’essere concluso. La storia si basa su The Last of Us Part II, un videogioco che presenta una struttura narrativa complessa e ramificata, molto più articolata rispetto al primo capitolo. Craig Mazin e Neil Druckmann hanno confermato che, con l’approvazione di HBO, saranno necessarie più stagioni per adattare completamente la trama del videogioco.

Attualmente, il terzo atto della serie è in fase di preparazione, ma Mazin ha accennato alla possibilità che non sarà sufficiente. Potrebbe essere necessario ulteriore spazio narrativo per rendere giustizia alla profonda connessione tra Ellie, interpretata da Bella Ramsey, e Abby, interpretata da Kaitlyn Dever. La serie continua a seguire il suo corso, con la stessa determinazione e intensità del fungo che consuma tutto: un passo alla volta, ma con radici profonde e storie ancora da esplorare.

In questo modo, The Last of Us non solo intrattiene, ma invita anche a riflettere su temi complessi e relazioni umane in un contesto di crisi. La combinazione di elementi visivi inquietanti e una narrazione profonda rende la serie un’esperienza unica nel panorama delle produzioni televisive contemporanee.

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Luigi Gigli

Luigi Gigli

Sono Luigi Gigli, critico d'arte, scenografo e amante del mondo dello spettacolo. Mi appassiona tutto ciò che ruota intorno a gossip, serie TV, film e programmi televisivi. Con il mio background in video editing e scenografia, analizzo e racconto con uno sguardo unico le tendenze e i dietro le quinte di questo affascinante universo.

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