La serie “The Handmaid’s Tale”, ispirata al romanzo di Margaret Atwood, ha chiuso il sipario dopo sei stagioni, lasciando un segno indelebile nel panorama televisivo degli ultimi anni. Con una narrazione che ha affrontato temi come la libertà individuale, il controllo sociale e la condizione femminile, la serie ha saputo trasformare una distopia in un potente strumento di riflessione. L’episodio finale, disponibile in streaming su TimVision in Italia e su Hulu negli Stati Uniti, ha suscitato grande attenzione per la sua conclusione, che l’attrice Elisabeth Moss ha definito “onestamente perfetta”.
Un finale che riporta alle origini
Nell’episodio conclusivo, un attacco aereo devastante colpisce Gilead, uccidendo diversi Comandanti, tra cui Lawrence e Wharton. Questo evento segna una svolta significativa, consentendo agli Stati Uniti di riprendere il controllo su Boston. Tuttavia, la serie non mostra la caduta definitiva del regime, lasciando aperta la possibilità di un futuro incerto. June, interpretata da Elisabeth Moss, non riesce a riunirsi con la figlia Hannah, che rimane intrappolata nelle terre di Gilead. Nonostante ciò, decide di registrare delle audiocassette per lei, un gesto che sottolinea l’importanza della memoria e della narrazione.
Il finale della serie presenta delle differenze rispetto al romanzo originale. Nel libro, June viene portata via dagli Occhi, lasciando il lettore in sospeso riguardo al suo destino. Al contrario, nella serie, il ritorno alla casa dei Waterford rappresenta un cerchio che si chiude. L’ultimo momento richiama l’inizio della storia, con June che inizia a registrare la sua esperienza, un elemento che rispecchia il tema centrale del potere delle parole.
Le riflessioni di Elisabeth Moss
Elisabeth Moss ha condiviso le sue impressioni sul finale in un’intervista a Vanity Fair, sottolineando l’importanza di tornare all’inizio della storia. Ha affermato: “La scena finale della serie è, onestamente, perfetta. Non avrei mai accettato nulla di meno per questa conclusione”. La scelta di far terminare la serie con un atto di scrittura, che rappresenta il potere delle parole, è un elemento cruciale. Moss ha citato Margaret Atwood, evidenziando come “una parola dopo l’altra, dopo l’altra, è potere”. Questo concetto si riflette nel gesto di June, che decide di raccontare la sua storia per trasmettere la sua verità a Hannah.
Un messaggio di resistenza e speranza
Il finale di “The Handmaid’s Tale” non è solo una chiusura, ma un nuovo inizio per la lotta di June e delle donne come lei. Nonostante Gilead non sia ancora caduta, la protagonista comprende che la sua battaglia deve continuare. La serie trasmette un messaggio potente: la resistenza non è mai definitiva e la libertà deve essere difesa ogni giorno. Le parole di June, “Combattere forse non ci dà tutto, ma non abbiamo scelta. Non combattere è ciò che ha creato Gilead“, risuonano come un monito attuale.
La scelta di far terminare la storia con un gesto intimo e politico, come quello di scrivere, conferisce al finale una dimensione poetica. June ritrova la sua voce dopo anni di silenzio e decide di usarla per tramandare la sua verità. Questo atto rappresenta un trionfo della memoria e della resistenza, sottolineando l’importanza di continuare a combattere per la libertà e i diritti individuali. La serie, quindi, si chiude con un messaggio di speranza e determinazione, invitando gli spettatori a riflettere sull’importanza della lotta per la libertà.
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