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Steven Soderbergh esplora il genere horror con “Presence”: un’analisi della visione cinematografica

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Il regista americano Steven Soderbergh, noto per la sua versatilità e intelligenza artistica, si cimenta per la prima volta nel genere horror con “Presence“. Questo film, che si basa su un tema classico come la casa infestata, offre una riflessione profonda sul cinema stesso e sulla percezione dello sguardo. La pellicola, scritta da David Koepp, si distingue per la sua capacità di intrecciare una narrazione superficiale con un’analisi teorica del medium cinematografico.

La dualità di Presence: un film e una riflessione

Presence” si presenta come un’opera che si divide in due livelli: da un lato, c’è la trama apparente, che racconta la storia di una famiglia che si trasferisce in una casa infestata; dall’altro, c’è un’analisi più profonda che invita a riflettere sul significato del cinema. Soderbergh riesce a mantenere un equilibrio tra questi due aspetti, permettendo a ciascuno di emergere senza che uno sovrasti l’altro. Tuttavia, è evidente che il secondo livello, quello teorico, ha un impatto maggiore, arricchendo l’esperienza visiva e intellettuale dello spettatore.

La trama di “Presence” ruota attorno a Chloe, una giovane donna che affronta il dolore per la morte di un’amica. La sua famiglia, composta da un fratello nuotatore, una madre autoritaria e un padre paziente, si trasferisce in una casa che nasconde un mistero. La presenza di un fantasma, che potrebbe essere l’anima dell’amica defunta, si fa sentire attraverso gli occhi di Chloe, creando una connessione tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Soderbergh utilizza abilmente la soggettiva della presenza per dare vita ai personaggi e alle loro dinamiche familiari, rendendo il film un’esperienza inquietante e coinvolgente.

La soggettiva della presenza: un’analisi del punto di vista

Uno degli elementi distintivi di “Presence” è l’uso della soggettiva, che offre una prospettiva unica sulla storia. La telecamera segue i personaggi come se fosse la presenza stessa, creando un senso di intimità e inquietudine. Questo approccio permette di esplorare le relazioni familiari e i conflitti interni in modo originale, facendo emergere le emozioni e le tensioni che caratterizzano la vita quotidiana dei protagonisti.

La scelta di Soderbergh di adottare questo punto di vista non è casuale. La soggettiva diventa un modo per riflettere sul ruolo dello spettatore nel cinema. Guardando il film, ci si rende conto che anche noi, come la presenza, stiamo spiando le vite dei personaggi, diventando parte integrante della narrazione. Questo gioco di sguardi e osservazioni invita a una riflessione più ampia sul nostro rapporto con il cinema e sulla natura voyeuristica della visione.

Un’interpretazione del cinema come fantasma

Soderbergh, con “Presence“, non si limita a raccontare una storia di fantasmi, ma propone una riflessione sul cinema stesso. La soggettiva della presenza, che segue i personaggi e ne racconta le storie, diventa un simbolo del cinema come dispositivo che genera fantasmi. In questo senso, il film invita a considerare il ruolo dello spettatore, che diventa parte attiva della narrazione, spingendosi oltre il semplice atto di guardare.

Questa concezione del cinema come fantasma si ricollega a opere precedenti, come quelle di Alfred Hitchcock, che hanno esplorato il tema del voyeurismo. Soderbergh, però, ribalta la prospettiva: non siamo solo spettatori passivi, ma diventiamo noi stessi le presenze che osservano e interagiscono con le storie sullo schermo. Questa riflessione profonda sul nostro ruolo nel processo cinematografico arricchisce ulteriormente l’esperienza di visione, rendendo “Presence” un’opera significativa e innovativa.

Presence” di Steven Soderbergh si rivela quindi un film che va oltre il genere horror, invitando a una riflessione sul cinema e sul nostro modo di percepirlo. Con la sua narrazione avvincente e la sua analisi teorica, il regista riesce a creare un’opera che sfida le convenzioni e stimola il pensiero critico, rendendo il film un’esperienza memorabile.

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Lori Menea

Lori Menea

Sono Lori Menea, attrice amatoriale e laureata presso l'Accademia di Belle Arti. Amo la musica classica e il mondo dello spettacolo, esplorando gossip, serie TV, film e programmi televisivi con passione e creatività.

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