Il film “Shining“, diretto da Stanley Kubrick e tratto dall’omonimo romanzo di Stephen King, è oggi considerato un capolavoro del genere horror. Tuttavia, la sua realizzazione è stata segnata da metodi di lavoro che hanno messo a dura prova gli attori, in particolare Jack Nicholson. La fama di Kubrick come regista esigente e perfezionista è ben documentata, e le sue tecniche di regia hanno suscitato non poche polemiche e curiosità nel corso degli anni.
La ricerca della perfezione sul set
Stanley Kubrick era noto per la sua insaziabile ricerca della perfezione, un aspetto che si manifestava in modo particolare durante le riprese di “Shining“. Secondo le testimonianze, il regista non si limitava a richiedere ciak ripetuti fino a ottenere la scena desiderata, ma il suo approccio meticoloso si estendeva anche ai momenti di pausa. Kubrick era famoso per il suo modo di lavorare, che includeva la continua pressione sugli attori, spingendoli a esplorare ogni sfumatura emotiva e a dare il massimo in ogni singola scena.
Questa dedizione alla qualità ha portato a un’atmosfera di tensione sul set, dove gli attori si sentivano costantemente sotto esame. La scelta di Kubrick di ripetere le scene fino all’infinito non era solo una questione di perfezionismo, ma anche un tentativo di catturare l’essenza della follia che permea il film. Jack Nicholson, nel ruolo di Jack Torrance, ha dovuto affrontare questa pressione in modo particolare, rendendo il suo personaggio ancora più credibile e inquietante.
La frustrazione di Jack Nicholson e i panini al formaggio
Un aneddoto curioso legato alla produzione di “Shining” riguarda la particolare avversione di Jack Nicholson per i panini al formaggio. Secondo alcune fonti, Kubrick, consapevole di questa idiosincrasia, decise di servire all’attore solo panini al formaggio per un periodo di due settimane. Questa scelta, sebbene possa sembrare eccessiva, aveva lo scopo di alimentare la frustrazione di Nicholson e di rendere la sua interpretazione ancora più intensa.
Lee Unkrich, regista della Pixar e autore di un libro su “Shining“, ha messo in dubbio l’accuratezza di questa storia, suggerendo che potrebbe essere stata amplificata nel tempo. Tuttavia, l’idea di Nicholson costretto a mangiare un cibo che detestava per il bene del suo ruolo è diventata parte della leggenda del film. Immaginare l’attore che sostituisce nella sua mente il famoso manoscritto “All work and no play makes Jack a dull boy” con “cheese sandwiches” aggiunge un tocco di umorismo a una produzione altrimenti seria e inquietante.
L’eredità di Shining e la reazione della critica
Oggi, “Shining” è considerato uno dei film horror più influenti e disturbanti della storia del cinema. Tuttavia, al momento della sua uscita nel 1980, la critica non accolse il film con entusiasmo. Il pubblico e i critici furono divisi, e il film ottenne un successo commerciale solo modesto. Stephen King, l’autore del romanzo originale, espresse il suo disappunto nei confronti dell’adattamento cinematografico, tanto da decidere di realizzare una propria versione per una serie televisiva nel 1997.
Un altro aspetto interessante è che “Shining” è stato uno dei pochi film di Kubrick a non ricevere nomination agli Oscar, un fatto che ha suscitato ulteriori discussioni sulla sua reale valutazione nel panorama cinematografico dell’epoca. Oggi, tuttavia, il film è studiato e analizzato per le sue innovazioni stilistiche e narrative, consolidando la sua posizione come un classico intramontabile del genere horror.
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