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Romulus – Stagione 1 – Recensione dei primi due episodi

“Romulus” – stagione 1: l’incipit di un racconto epico

Romulus

“Romulus”, tra le più attese serie tv Sky del 2020 e sulle origini di Roma, creata da Matteo Rovere, è ambientata nel Lazio nell’8º secolo a.C. dove trenta re dominavano un mondo cruento fatto di violenza e paura. Dopo il successo de “Il primo re”, Rovere sembra tornare leggermente indietro nel tempo, con una versione più romanzata e meno storicamente esatta, delle vicende che hanno preceduto la fondazione di uno dei più grandi imperi mai esistiti. 

Dopo un primo sguardo a come erano organizzati i regni e alla brutalità che li caratterizzava, vengono presentati i due fratelli, Yemos (Andrea Arcangeli) e Enitos (Giovanni Buselli), possibili futuri sovrani del regno di Alba, ancora giovani e, apparentemente, inesperti, su come detenere il rispetto e il controllo del proprio popolo e degli altri re. Enitos è innamorato e ricambiato da Ilia (Marianna Fontana), giovane vestale figlia dell’ambizioso re Amulius (Sergio Romano), che crede che i due fratelli non siano pronti né tantomeno adatti a regnare su Alba, mosso anche dalla sua brama di potere. 

Intanto un gruppo di ragazzi, tra cui l’orfano Wiros (Francesco Di Napoli), cerca di sopravvivere in un bosco denso di pericoli e popolato da misteriose entità chiamate Spiriti. Obbligati a passare lì un periodo di tempo prima di poter tornare nei regni senza il rischio di essere uccisi, vivono di caccia, maltrattamenti e soprusi tra loro stessi, terrorizzati da qualcuno, pronto in agguato nella notte, che aspetta solo l’opportunità di far loro qualcosa di terribile.

Un regno violento e spietato

Romulus

“Romulus”, girata quasi interamente ricostruendo le lingue protolatine, rappresenta alla perfezione un mondo arcaico e selvaggio. Dalle vesti alla personalità dei personaggi, dagli ambienti alle credenze popolari, la tecnica della serie non manca di nulla. Un mondo crudo dove la ferocia e la violenza facevano parte della vita e dell’animo di chi viveva in quei regni, come nei boschi. Un insieme di popoli dove la paura è sinonimo di debolezza e incutere timore è l’unica arma per farsi rispettare. Considerato fragile e instabile chiunque si lasci travolgere dai sentimenti, dal rimorso o dal semplice affetto verso la propria famiglia, le leggi, le regole, il castigo e un disumano senso di giustizia sono gli unici principi da seguire.

Un altro elemento fondante e aspetto distintivo della serie, è appunto quello più crudele e spietato, dove fango, sangue, ossa e corpi martoriati testimoniano il basso valore della vita che regnava in un’epoca dove neanche l’amore per i propri figli poteva motivare la clemenza e il perdono. Il potere di alcuni personaggi permette loro di sfogare la propria rabbia sugli altri, su schiavi, servitori o soldati, nessuna alternativa per difendersi, solo abbassare lo sguardo e pregare di non esser preso di mira.

“Romulus”: il grande lavoro d’estetica

Romulus

Visivamente scioccante e ben realizzato, questi due episodi sono sicuramente un buon inizio per i fan del genere e del film “Il primo re”, con una giusta dose di scene ai limiti del disgusto per la violenza creata e di forte impatto per la tensione che trasmettono. Interessante l’incontro tra alcuni personaggi, e l’idea di muovere i protagonisti costantemente tra la vita e la morte, aprendo scenari dove la guerra, la vendetta e, prima o poi, anche il rimorso, faranno parte della storia. I sentimenti latenti sono percepibili, ma non sembrano comunque essere il vero motore della serie.

Un racconto coinvolgente fatto di azioni, battaglie, prevaricazione e aggressività gratuita, a volte eccessiva, a volte coerente con il periodo storico. Chiari i protagonisti e alcuni futuri rapporti tra di loro, come anche i temi fondamentali; meno la veridicità storica o la leggenda che si intende trattare. Tutte domande ai quali un prodotto di alto livello risponderà negli episodi successivi. Nulla da dire su un’ottima regia, fotografia e interpretazione, ricca di dettagli e particolari che calano lo spettatore nel 8º secondo a.C. entrando sempre di più in un mondo lontano, capendo di più i personaggi e le loro scelte, senza fermarsi alle decisioni efferate e alla disumanità che sarà presente in ogni sequenza di “Romulus”.

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