Il Festival di Cannes 2025 ha accolto con entusiasmo il film “Romería”, diretto dalla regista catalana Carla Simón, già nota per il suo successo alla Berlinale con il film precedente. Questa pellicola, che si inserisce nel filone dei film da festival, affronta temi profondi e personali, raccontando una storia che riflette le esperienze di vita della stessa regista. La narrazione si sviluppa attorno alla figura di Martina, una giovane donna che intraprende un viaggio emotivo e fisico per scoprire le sue radici familiari.
La trama di Romería: un viaggio alla ricerca delle proprie origini
“Romería” racconta la storia di Martina, una diciottenne che vive a Barcellona con la zia. Nel 2005, decide di recarsi a Vigo per ottenere un documento che attesti la sua identità biologica, in particolare la sua relazione con il padre, morto di AIDS anni prima. Questo viaggio non è solo un atto burocratico, ma un’opportunità per Martina di confrontarsi con la famiglia del padre, una famiglia benestante che ha vissuto il dolore e la vergogna legati alla vita del genitore.
La narrazione si sviluppa attraverso la voce di Martina, che legge i diari della madre, mentre le immagini della costa galiziana, con il suo mare, i gabbiani e le barche, accompagnano il racconto. Carla Simón utilizza questo stile visivo per immergere il pubblico nella storia, creando un legame emotivo tra la protagonista e gli spettatori. La regista riesce a trasmettere la complessità dei sentimenti di Martina, che si sente sia parte di quella famiglia che estranea, in un contesto di relazioni familiari cariche di tensione e segreti.
Un realismo poetico e una narrazione visiva coinvolgente
Il film si distingue per il suo realismo languido e dolente, accentuato da una colonna sonora di archi che si integra perfettamente con le immagini. La regista riesce a catturare l’essenza delle emozioni di Martina, mentre si confronta con la sua eredità familiare. La presenza di un gatto nel film diventa un simbolo di connessione e di introspezione, mentre Martina esplora il passato dei suoi genitori attraverso un lungo flashback.
In questa parentesi narrativa, il pubblico assiste a una rappresentazione visiva delle esperienze dei genitori di Martina, che affrontano la dipendenza e le sfide legate all’AIDS. La danza coreografata sulle note di “Bailaré sobre tu tumba” della band spagnola Siniestro Total diventa un momento cruciale, simbolizzando l’impatto devastante dell’epidemia sugli giovani degli anni Ottanta. Carla Simón riesce a trasmettere una forte carica emotiva attraverso queste sequenze, rendendo palpabile il dolore e la gioia di una generazione.
La critica e il dibattito sul valore artistico di Romería
Nonostante l’intensità emotiva e la profondità della narrazione, il film di Carla Simón ha suscitato dibattiti riguardo al suo valore artistico. Alcuni critici evidenziano come la forte componente autobiografica possa influenzare la percezione del film, portando a un certo “ricatto morale” nei confronti del pubblico. La questione centrale è se un’opera d’arte possa essere considerata valida solo per la sua origine personale, oppure se debba possedere anche qualità estetiche e artistiche autonome.
“Romería” potrebbe attrarre un pubblico che si sente meno disturbato dalla retorica d’autore, ma per altri, come il critico Federico Gironi, il film potrebbe apparire come una zavorra difficile da sopportare. La sfida per Carla Simón è quindi quella di bilanciare la sua esperienza personale con una narrazione che possa risuonare universalmente, senza cadere nella trappola della mera esposizione emotiva.
La pellicola, pur con le sue contraddizioni e criticità, rappresenta un’importante riflessione sul legame tra arte e vita, invitando gli spettatori a confrontarsi con le proprie esperienze e le proprie origini. “Romería” si posiziona così come un’opera significativa nel panorama cinematografico contemporaneo, capace di stimolare discussioni e riflessioni sul significato di essere parte di una famiglia e di una storia più grande.
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