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Roger Ebert e il suo sguardo unico sui film horror: i titoli che lo hanno colpito

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Roger Ebert, noto critico cinematografico, non ha mai avuto una particolare affinità con il genere horror. La sua avversione per molti film di questo tipo era ben documentata; spesso li considerava manipolatori e privi di sostanza. Tuttavia, quando un horror riusciva a impressionarlo, la sua opinione assumeva un valore particolare. Ecco alcuni dei film horror che hanno catturato la sua attenzione e il suo rispetto.

Psycho: il capolavoro di Hitchcock

“Psycho”, diretto da Alfred Hitchcock, è uno dei film che ha lasciato un segno indelebile nella carriera di Ebert. Secondo il critico, ciò che rende questo film immortale è il suo legame diretto con le paure umane più profonde. Ebert scrisse che “Psycho” affronta timori universali, come la paura di compiere un crimine impulsivo, la paura della polizia e la paura di diventare vittime di un folle. La performance di Anthony Perkins nel ruolo di Norman Bates colpì Ebert per la sua inquietante umanità, presentando un personaggio che, pur essendo un mostro, sembrava un ragazzo qualunque. Ebert sostenne che “Psycho” ha cambiato radicalmente il modo in cui il pubblico vive la paura, ridefinendo il genere horror e portando il pubblico a una nuova comprensione del terrore.

Il silenzio degli innocenti: un incontro con il Male

Nel 1991, Ebert recensì “Il silenzio degli innocenti”, un film diretto da Jonathan Demme che, sebbene non fosse considerato un horror tradizionale, per Ebert rientrava pienamente nel genere per la sua atmosfera opprimente. Ebert descrisse la prima apparizione di Hannibal Lecter, interpretato da Anthony Hopkins, come un incontro palpabile con il Male. Per lui, Lecter rappresentava un vampiro moderno, che si nutriva non solo della carne, ma anche della mente e dell’anima delle sue vittime. La regia di Demme, con l’uso di primi piani claustrofobici, contribuiva a creare una tensione palpabile, come se Lecter stesse osservando direttamente lo spettatore. Ebert non esitò a menzionare anche i difetti del film, come il confronto tra Jodie Foster e Buffalo Bill, dimostrando la sua capacità di analizzare ogni aspetto di un’opera cinematografica.

L’esorcista: un’esperienza trascendente

Con un punteggio perfetto di quattro stelle su quattro, Ebert accolse “L’esorcista” come uno dei migliori film horror mai realizzati. Secondo il critico, il film non solo trascendeva il genere dell’orrore e del soprannaturale, ma si elevava anche al di sopra di altre opere ambiziose come “Rosemary’s Baby” di Roman Polanski. Ebert elogiò gli effetti speciali e la capacità del regista William Friedkin di immergere il pubblico in un’esperienza unica, lontana dalla quotidianità. La potenza narrativa e la maestria tecnica di “L’esorcista” hanno reso il film un punto di riferimento nel panorama horror, capace di spaventare e affascinare al contempo.

Zombi: il capolavoro di Romero

Ebert non era solito apprezzare i film sugli zombie, ma con “Zombi” , il critico si ricredette. Definì il film come uno dei migliori horror mai realizzati, caratterizzato da una narrazione raccapricciante e violenta, ma anche da un’astuta satira della società consumistica americana. Ebert lodò George A. Romero per la sua audacia nel trattare temi sociali attraverso la lente dell’horror, sottolineando come il film fosse sia spaventoso che divertente. La combinazione di scene crude e umorismo ha reso “Zombi” un’opera memorabile, capace di intrattenere e far riflettere.

The Blair Witch Project: il potere della suggestione

In attesa di un nuovo capitolo della saga, è importante ricordare come Roger Ebert promosse “The Blair Witch Project” con un punteggio di quattro stelle su quattro. Questo film, realizzato con mezzi limitati, colpì Ebert per la sua capacità di evocare paura attraverso la suggestione, piuttosto che con effetti speciali elaborati. Ebert scrisse che il vero terrore risiede in ciò che non possiamo vedere, e il rumore nel buio è spesso più spaventoso di qualsiasi creatura visibile. La pellicola di Daniel Myrick e Eduardo Sánchez ha dimostrato che il potere della paura primordiale può essere evocato anche senza un mostro in scena, lasciando un’impronta duratura nel genere horror.

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Luigi Gigli

Luigi Gigli

Sono Luigi Gigli, critico d'arte, scenografo e amante del mondo dello spettacolo. Mi appassiona tutto ciò che ruota intorno a gossip, serie TV, film e programmi televisivi. Con il mio background in video editing e scenografia, analizzo e racconto con uno sguardo unico le tendenze e i dietro le quinte di questo affascinante universo.

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