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Rendez-Vous 2017: incontro con la regista Claire Simon

Quest’oggi, in occasione della proiezione di “Le concours” presso il Cinema Fiamma di Roma, nell’ambito della settima edizione della rassegna cinematografica “Rendez-Vous”, la regista del miglior documentario alla Mostra di Venezia 2016, ha parlato con il pubblico in merito al suo progetto.

Rendez-Vous 2017: Claire Simon e il dietro le quinte del concorso di ammissione alla scuola di cinema La Fémis

Claire Simon Rendez-Vous 2017Dopo la proiezione del film, Claire Simon è stata insignita del premio di France 24, nota emittente d’informazione televisiva francese, con le seguenti motivazioni: ampia riflessione indiretta sui rapporti generazionali, ritratto realistico dei meccanismi di selezione degli studenti della scuola e il tributo concretizzato ai valori repubblicani  di pari opportunità e meritocrazia.

Dopo di ciò, subito la prima domanda: perché interrompere dopo 10 anni la propria attività d’insegnamento alla Fémis per girare questo documentario?

“Ho sentito che fosse giunto il momento di tirarmi in disparte, un po’ seguendo la logica alla base della scelta dei membri nelle commissioni di valutazione del concorso” – ha affermato la regista – “infatti ogni tot tempo i professionisti chiamati a valutare questi giovani ragazzi si rinnovano…bisogna comunque che passino 6 anni dall’ultima volta che si è fatti parte di una commissione di valutazione…Mi sono sentita in una fase di passaggio…e ho lasciato il posto, per così dire.

Ha continuato poi la regista: “Questo mi ha permesso di fare quello che mi piace: realizzare film su cose che conosco […] Provo che il documentario riprende persone senza immagine, ma è anche interessante chi ha un’immagine, chi è troppo visibile. C’era la necessità di narrare questa fetta di realtà contemporanea dietro la macchina da presa […] I documentari propongono le riprese più adatte e più rischiose, perché basate sull’improvvisazione”

Le concours: il racconto del rapporto generazionale, la diversità e la selezione

“Quello che mi ha interessato del film” – ha detto Claire Simon al pubblico del Rendez-Vous – “era tentare un ritratto del rapporto tra le generazioni. Ho scoperto l’appetito e il desiderio di questi giovani ragazzi, alcuni conformi altri meno al sistema. Fondamentale era ritrarre anche la loro controparte, i giuristi, le loro riflessioni, il processo di valutazione, tutti professionisti che fanno del cinema il loro lavoro quotidiano e che magari difficilemente accettano outsider diversi da loro. Scelgono più i propri eredi, per mandare avanti la ‘macchina’. Non si accetta molto la diversità, almeno fino a un certo punto, perché poi il processo è selettivo…Nel 2015 è stata proposta una sezione per 4 candidati, con materiali già prodotti, propro per venire incontro ad altre esigenze. E’ un piccolo inizio. Anche io, quando entrai alla Fémis [di cui non sono stata studentessa] ho cercato di aprire l’istituzione ad altre forme di cinema”.

E per quel che concerne il lato un po’ più tecnico delle riprese: “Nel fare ciò” – ha continuato – “mi è piaciuto dare peso e spazio a chi ascolta, perché la persona che ascolta detta la regia di chi parla […] Durante le riprese non ho parlato con nessuno. Ogni candidato o giurato poteva scegliere se essere ripreso o meno. Questo per garantire l’integrità giuridica del […] Ma alla fine quello che mi interessava era rappresenzare il presente, nel suo svolgersi, focalizzandomi su dei momenti che lo compongono, lasciando anche un non detto.”

Marco Marchetti

08/04/2017

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