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Recensione ”Sweet Tooth”: una fiaba moderna ambientata in un futuro post apocalittico

Basata sul fumetto di Jeff Lemire, Sweet Tooth è la serie fantasy di produzione Netflix più apprezzata del momento. Dopo l’uscita della seconda stagione – e la conferma di una terza in produzione – questa fiaba moderna post-apocalittica ha conquistato il cuore di milioni di utenti sulla piattaforma, arrivando tra le serie più viste.

Composta da 2 stagioni da 8 episodi ciascuna, la serie è ambientata in un futuro post-apocalittico e ha come protagonista un bambino ibrido, a metà tra un cervo e un umano.

Indice

Sweet Tooth: tutte le informazioni

Sweet Tooth

Trama

La storia segue le vicende di Gus, un bambino ibrido che vive in una foresta con suo padre. Da quando la terra è stata colpita da un mortale virus, pochissimi sono i sopravvissuti. Gli ibridi, tuttavia, sono cacciati da tutti e uccisi: vengono ritenuti la causa dell’esistenza del virus. Per questo Gus non può uscire allo scoperto e trascorre la sua infanzia nascosto nel bosco. Tutto cambia però quando suo padre viene infettato e muore. Il bambino decide – dopo una lunga decisione – di lasciare casa sua e andare contro tutto quello che gli aveva detto il padre, iniziando un lungo viaggio con Jeff, l’Omone.

Sweet Tooth

Crediti

  • Adattamento: Fumetto di Jeff Lemire
  • Anno: 2021- in produzione
  • Ideatore: Jim Mickle
  • Stagioni: 2
  • Episodi: 16
  • Durata: c.ca 48 min
  • Genere: fantasy, drammatico

Recensione prima e seconda stagione

Quel che Netflix è una storia molto più colorata e fiabesca rispetto ai toni cupi e oscuri del fumetto omonimo di Jeff Lemire. Puntando ad un target di utenti ben preciso – soprattutto un pubblico più giovane – la produzione ha reso a tutti gli effetti la storia di Gus una fiaba moderna. Lo si può evincere dai colori e dalle inquadrature, ma anche dai personaggi molto più addolciti degli originali e dai dialoghi molto semplici.

Proprio come in una fiaba, lo spettatore si trova a guardare il tutto attraverso gli occhi del bambino: quel che si trova davanti è un mondo infantile, bellissimo e innocente. Già dall’inizio è facile notare il grande contrasto tra l’ambiente lontano della foresta, distrutto dalla pandemia, e quello di Gus, nella sua casa nel bosco. E come in ogni fiaba che si rispetti, anche in questa il nostro eroe si dovrà avventurare alla ricerca di sé stesso e della sua mamma, verso l’ignoto. Tuttavia, quella di Gus non è l’unica storia presente nella serie che è invece costellata di personaggi secondari di grande importanza.

Sweet Tooth

C’è Aditya Singh, un medico alla ricerca della cura contro il virus per salvare sua moglie. La psicologa Aimee che – con lo scoppio della pandemia – si è rifugiata in uno zoo dove accoglie e protegge gli ibridi. E poi c’è il capitano Abbot, una figura su cui ci vengono fornite pochissime informazioni e che rimane nell’ombra per gran parte della prima serie. Tutte queste storie si sviluppano parallelamente e secondariamente a quella di Gus attraverso la voce di un narratore esterno. Il suo ruolo fa si che lo spettatore possa seguirle – cosa che non sarebbe accaduta solo con il punto di vista del bambino-ibrido – e vedere come piano piano vadano tutte a congiungersi in un unico punto.

Sin dalla prima stagione, nonostante la serie si presenti come un prodotto ottimo per un pubblico più giovane, è difficile non notare quanto la trama sia spesso estremamente semplice e con qualche buco. Molte sono le scene in cui le scelte dei personaggi non sono giustificate se non ai fini della trama stessa, rendendo il tutto molto meno credibile e immersivo per lo spettatore e risultando forzata.

Sweet Tooth

Questo grande difetto della serie viene accentuato ancora di più nella seconda stagione, quando Gus si ritrova nelle mani del Capitano Abbot e decide di allearsi con il Dottore pur di salvare gli ibridi. Un esito che – in realtà – era prevedibile fin dall’inizio della storia. Quella che era una narrazione già blanda e con qualche buco diviene ancora più ripetitiva e priva di contenuto. Certo, carini i personaggi, i colori e le inquadrature, ma si poteva fare di più per un prodotto che aveva molto materiale su cui lavorare.

Giudizio e Conclusioni

Nonostante la serie sia una delle più apprezzate – al momento – sulla piattaforma, non possiamo certo dire di trovarci davanti a un capolavoro. Netflix ha deciso di portare, di nuovo, un prodotto targhettizzato, non osando e non impegnandosi più di tanto. Quella che era una storia accattivante, misteriosa e oscura, è stata trasformata – nella sua trasposizione – in una favola – molto, troppo semplice – rivolta ad un pubblico giovane. Un peccato visto il grande materiale che Netflix aveva a disposizione per creare un ottimo prodotto a tutti gli effetti.

Trailer

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