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Recensione Suburræterna, lo spin off di Suburra: amore e odio

Chi pensava di aver detto addio, nel bene e nel male, a Suburra deve ricredersi e può decidere se fare una full-immersion in Suburræterna. L’ennesimo focus sui vizi e le storture di Roma, in un continuo palleggio fra politica, Chiesa e criminalità organizzata. 

Gli ingredienti ci sono tutti. E se, da una parte, non si può certo dire che la serie tv diretta da Ciro D’Emilio e Alessandro Tonda pecchi di completezza; dall’altra appare un po’ monotona e ripetitiva: con i soliti cliché che si ripetono in tutte e sette le puntate della prima stagione. Ma forse è proprio per questo che c’è una crasi persino nel titolo: Suburra ed Eterna. E allora cosa ci si può aspettare, se non una faida senza fine?

Indice

Suburræterna – tutte le informazioni

Suburræterna locandina

Trama

Suburræterna ricomincia dove gli appassionati avevano lasciato Suburra. O, meglio, dal 2011: tre anni dopo la fine di una delle serie tv più amate dal pubblico italiano. Amedeo Ciniglia, interpretato da Filippo Nigro, cerca di trarre beneficio dagli affari politici di Roma Capitale, ormai erede di Samurai. Ma non è un uomo sereno: l’omicidio della moglie, ufficialmente suicidio, lo divora. Così come la sofferenza dei figli che sentono la mancanza della madre.

Al centro di tutto c’è la costruzione del nuovo stadio della Città Eterna: è attorno a questo affare che si muovono tutti i personaggi e le varie parti di una società malata sino al midollo. Chiesa, politica e criminalità si fondono a tal punto da non permettere più di riconoscere i confini.

In questo sfondo si declina la faida fra Anacleti e Luciani. Paola Sotgiu interpreta Adelaide, l’unica capo famiglia rimasta. Fondamentale è la figura di Angelica (Carlotta Antonelli), che vive sotto lo stesso tetto della donna, ma che non è certo felice del trattamento a lei riservato.

Con Nadia (Federica Sabatini) gestisce lo spaccio e mette davanti a tutto il suo amore per Damiano Luciani (Marlon Joubert). L’uomo che le è stato permesso di sposare, nonostante faccia parte della famiglia nemica. E che lui non viene visto di buon occhio è chiaro sin dalla prima puntata. Viene trattato come uno schiavo, un cane capace di gestire solo il giro di lotte clandestine fra cani. La presenza dei due gemelli nati da poco e il loro legame rivoluzionerà la trama.

I rapporti non sono facili: Nadia è rimasta a tre anni prima e alla morte dell’amore della sua vita, Aureliano interpretato da Alessandro Borghi. I fantasmi e gli interessi divergenti delle famiglie hanno reso complicata l’amicizia con Angelica. 

Il tutto si complica per intromissioni da parte del Vaticano, della politica cittadina e delle varie famiglie che gestiscono le piazze di spaccio. Non solo c’è la ribellione dei Luciani agli Anacleti, ma anche Ercole Bonatesta (Aliosha Massine), adesso consigliere comunale, influenza le dinamiche. 

A completare il quadro, da Berlino torna Alberto “Spadino” Anacleti (Giacomo Ferrara). Dopo una prima esitazione, dà priorità alla voce del sangue e scombina ancor di più le carte in tavola, già abbastanza confuse. In gioco c’è la sopravvivenza della sua famiglia.

Crediti

  • Regia: Ciro D’Emilio, Alessandro Tonda
  • Cast: Giacomo Ferrara, Filippo Nigro, Carlotta Antonelli, Federica Sabatini, Emmanuele Aita, Paola Sotgiu
  • Genere: thriller, dramma, politico
  • Stagioni: 1
  • Puntate: 7
  • Durata: 50 minuti circa
  • Produzione: Italia, 2023
  • Distribuzione: Netflix
  • Data d’uscita: 14 novembre 2023

Recensione

Suburræterna, il ruolo dei personaggi

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Il plot di Suburræterna non è certo entusiasmante e non tiene con il fiato sospeso. Determinate dinamiche sono scontate e assecondano una serie di luoghi comuni. Se però si vuole trovare un aspetto piacevole di questa serie tv, sono i personaggi. Inaspettato è il ritorno di Spadino, in una versione inedita, più matura e controllata. Interessante è lo sviluppo emotivo di Amedeo Ciniglia, che mostra un lato ‘umano’ e vulnerabile. 

Anche se l’amicizia fra Nadia e Angelica non aggiunge nulla di nuovo, non è certo una dinamica mai vista quella delle migliori amiche che prendono strade diverse e hanno difficoltà a comprendersi a vicenda, pure nei loro tormenti si scorge una tenerezza che permette allo spettatore di simpatizzare per dei criminali che non sanno dare priorità ai sentimenti e rincorrono sempre il potere.

Eterna, un aggettivo che divide

Nel titolo di questa serie tv – tanto attesa e amata da alcuni, ritenuta superflua e scontata da altri – c’è un aggettivo “eterna” che acquisisce un’accezione positiva e negativa a seconda di chi guarda le prime sette puntate. Come sempre a fare la differenza è il pubblico: la sua sensibilità e le sue aspettative.

Alcuni aspetti ritenuti scontati da determinati sguardi rappresentano certezze per chi nelle dinamiche tipiche di un thriller all’italiana ricerca dei tratti distintivi chiari, caratterizzanti e sempre uguali. Quindi, che continui o si fermi, che rispetti il metatesto del titolo o meno, saranno sempre gli utenti di Netflix a giudicare.

Giudizio conclusivo

 
 
 
 
 
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Eterne sono le lotte fra clan per aggiudicarsi la fetta più grande del mercato, eterna è corruzione nei palazzi del potere della Capitale. Roma, tanto bella quanto dannata. La Città Eterna per la storia che la precede, ma anche per le storture che si insinuano a ogni livello della società e non risparmiano nessuno.

Una volta assaporato il gusto inebriante del potere, quasi nessuno è in grado di rinunciarsi: di mettere la coerenza e la propria integrità davanti al successo. Che riguardi le poltrone della politica, i palazzi della Chiesa o gli affari illegali poco cambia. Il gioco segue sempre le stesse, lerce regole.

Trailer

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