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Ratched – Stagione 1 – Recensione senza spoiler

Ratched: una Mildred pronta a tutto

Racthed

“Ratched”, con protagonista una straordinaria Sarah Paulson, creata Evan Romansky e diretta da Ryan Murphy, è stata distribuita su Netflix il 18 settembre 2020. Ispirata all’insensibile e cinica infermiera Ratched di “Qualcuno volò sul nido del cuculo”, la serie si addentra nei meandri della psiche umana in un’atmosfera colorata, cruda e amara.

Nell’America degli anni ’50 la psicologia criminale, così come la pena di morte, sono temi controversi e delicati, ancor più quando il violento Edmund Tolleson (Finn Wittrock) trucida senza pietà quattro preti.

Dividendo l’opinione pubblica, gran parte del popolo americano vuole che Tolleson paghi con la vita il suo crimine, ma il sadico omicida viene trasferito nella clinica psichiatrica di Santa Lucia.

L’arrivo dell’uomo, noto dentro e fuori le mura dell’ospedale gestito dal misterioso e geniale dottor Hannover, avviene in contemporanea a un altro evento che cambierà per sempre le sorti della clinica. Mildred Ratched (Sarah Paulson) nei suoi eleganti completi, fa il suo ingresso nel luogo che sconvolgerà da subito.

Interessata a farsi assumere, diventare capo infermiera e a controllare da vicino Edmund Tolleson, la donna sembra in qualche modo vicina a questo assassino e decisa a non farlo condannare. Guadagnandosi l’odio dell’ex capo infermiera Betsy Bucket (Judy Davis), l’accondiscendenza del direttore e la stima del giovane Huck (Charlie Carver), Mildred fa di tutto per raggiungere il proprio obiettivo.

Tra il fascino nei confronti della lobotomia, contraria a qualsiasi forma eccessiva di terapie sperimentali, ma che si spinge oltre qualsiasi estremo per la libertà di Tolleson, la storia e il passato dell’infermiera emergono, così come il suo legame con Edmund. Nel suo piano per farlo fuggire e sopravvivere c’è però qualcosa che si renderà conto di non aver considerato.

Umorismo nero e scintille di colore

Ratched

Brillante ed esplosiva, “Ratched” conquista i telespettatori più diversi, da chi viene catturato dal primo minuto a chi, col tempo, si appassiona a una storia che non smette mai di stupire.

“Ratched” è un prodotto che, nel mondo delle serie tv, ha ancora il pregio di definirsi originale. Sfavillante, a tratti fumettistica, densa di dramma e comicità, lo show mette Sarah Paulson al centro di un racconto che, puntata dopo puntata, compone un puzzle dove ogni pezzo è al proprio posto. Dalle motivazioni che spingono Mildred a compiere le sue inaspettate azioni al passato traumatico di alcuni personaggi, così come ai rapporti che li legano, “Ratched” non lascia nulla al caso.

Surreale e dramedy, dai colori sgargianti e a volte disturbanti, dagli abiti alle pareti delle stanze fino ai colori delle auto, la serie è un’esplosione di colori. Spiccano il giallo, il verde acqua e il rosso, combinati insieme per definire i personaggi e le loro azioni.

Prima fra tutti la Paulson, ogni attore dà prova di interpretazioni magistrali: dall’eccentrica ambiziosa Betsy Bucket che fa di tutto per entrare nelle grazie del dottor Hannover (Jon Jon Briones), ad Hannover stesso, a metà tra scienziato pazzo e genio della psicologia, fino allo stesso Tolleson, affascinante criminale con un terribile passato alle spalle che lo condizionerà per sempre. Non sono da meno alcuni personaggi secondari, come Huck, Lenore (Sharon Stone), Gwendoline (Cynthia Nixon), Charlotte (Sophie Okonedo) e Dolly (Alice Englert).

Ratched: trama tecnica e recitazione eccezionali

Ratched

Nonostante il sadismo e la violenza che fanno parte di molte scene della serie, in “Ratched” nessun personaggio può essere definito solo buono o solo cattivo, proprio come nella vita. Tridimensionali e esplorati nella loro profondità, i personaggi sono solo uno dei tanti punti di forza della serie. La trama è ricca di colpi di scena, flashback e momenti di grande intensità, scene potenti inimmaginabili che squarciano improvvisamente l’ordine di un momento apparentemente tranquillo. “Ratched” è sorprendente e folgorante, passando da un genere all’altro senza creare confusione, accompagnando il pubblico in un mondo nuovo che parte da un fantastico intro fino a un’ottima conclusione.

Con una fotografia caratterizzata da una saturazione dei colori insolita, ma perfettamente in linea con lo stile dello show, e una regia che si muove in interni labirintici, stanze strette e palazzi sontuosi, passando per esterni dalla vegetazione rigogliosa, “Ratched” tratta più temi.

Dagli abusi alle terribili terapie a cui i pazienti degli ospedali psichiatrici venivano sottoposti, dalla pena di morte alla fiducia in un aiuto che parte dal dialogo, fino a sentimenti come l’amore, l’affetto fraterno, l’amicizia e l’alleanza tra nemici in vista di un bene superiore. Una serie dove la presenza femminile è predominante e dove la solidarietà tra donne è sempre necessaria e vincente.

Un ritmo in crescendo, dove c’è spazio anche per la suspence e l’azione e che, nonostante non punti sull’immedesimazione, coinvolge e crea quell’empatia verso ogni personaggio, scoprendolo lentamente. “Ratched” è un prodotto televisivo diverso dagli altri. Metafora della realtà e favola amara di un mondo portato all’estremo. Un’escalation di crudeltà, compassione, brutalità, passione e amore. Dove la medicina e la cura per le malattie mentali diventano protagoniste e nemiche, incutendo fascino e mistero.

Giorgia Terranova

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