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Quarant’anni di Quelli della notte: un evento celebrativo all’Università La Sapienza di Roma

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Il programma televisivo Quelli della notte ha segnato un cambiamento epocale nel panorama della televisione italiana. Ideato da Renzo Arbore e Ugo Porcelli, ha festeggiato il suo quarantesimo anniversario in un evento speciale che si è svolto presso l’Università La Sapienza di Roma. Questo incontro ha riunito protagonisti del programma, critici e appassionati per ricordare un periodo d’oro della televisione. Arbore, con la sua consueta ironia, ha condiviso riflessioni sul passato e sull’eredità di un programma che ha saputo conquistare il pubblico.

Celebrazione del programma a La Sapienza

L’evento di celebrazione è stato aperto dalla rettrice Antonella Polimeni e dal docente Andrea Minuz, che hanno accolto i partecipanti e dato il via ai festeggiamenti. Renzo Arbore, figura centrale del programma, ha preso la parola per raccontare la nascita e l’evoluzione di Quelli della notte, che ha debuttato su Raidue il 29 aprile 1985, per concludersi il 14 giugno dello stesso anno, dopo sole 33 puntate. Nonostante la breve durata, il programma ha avuto un impatto duraturo, ridefinendo il concetto di intrattenimento televisivo e aprendo la strada a nuove forme di varietà.

Durante l’incontro, Arbore è stato affiancato dal critico televisivo Aldo Grasso e da Roberto D’Agostino, ex “lookologo” del programma. Insieme hanno rievocato l’importanza culturale di Quelli della notte, un programma che ha saputo attrarre un pubblico eterogeneo, dai telespettatori più comuni agli intellettuali, come Umberto Eco. La capacità di innovare e di rompere gli schemi tradizionali ha reso il programma un punto di riferimento per la televisione italiana.

Un programma di improvvisazione e creatività

Quelli della notte non si limitava a essere un semplice varietà, ma rappresentava un vero e proprio laboratorio di improvvisazione. Arbore ha spiegato che l’idea alla base del programma era quella di creare un’atmosfera di “ammuina”, un termine napoletano che evoca confusione e vivacità. “Per noi era cazzeggio, improvvisavamo”, ha dichiarato, sottolineando come la spontaneità fosse uno degli elementi chiave del successo del programma.

Nel corso delle puntate sono emersi personaggi indimenticabili, come Nino Frassica, che interpretava Frate Antonino da Scasazza, e Maurizio Ferrini, il comunista che proponeva un muro tra Nord e Sud. Altri volti noti come Simona Marchini, regina del gossip, e Andy Luotto, il cui personaggio “arabo” suscitò anche un caso diplomatico, hanno contribuito a rendere il programma memorabile. Arbore ha ricordato come, insieme a Porcelli, siano stati scoperti e lanciati circa quaranta talenti, molti dei quali sono diventati figure di spicco nel panorama televisivo italiano.

L’eredità di Quelli della notte

Per Renzo Arbore, Quelli della notte rappresenta il “marchio” più significativo della sua carriera. “Sono molto contento perché con Porcelli abbiamo creato qualcosa che è nella memoria della gente”, ha affermato, evidenziando l’importanza del programma nel panorama culturale italiano. Tra i ricordi più affettuosi, Arbore ha menzionato Luciano De Crescenzo, che chiuse l’ultima puntata cantando, un momento che rimane impresso nella memoria collettiva.

Il programma ha avuto un ruolo fondamentale nel cambiare il modo di fare televisione, introducendo uno stile più informale e libero, che ha influenzato generazioni di artisti. Aldo Grasso e Roberto D’Agostino hanno sottolineato come Quelli della notte non fosse solo intrattenimento, ma un vero e proprio fenomeno culturale che ha segnato gli anni ’80, rompendo gli schemi di una televisione tradizionale e rigida. “Dopo, la tv non fu più la stessa”, hanno commentato, evidenziando l’eredità duratura del programma.

Uno sguardo al futuro con Fiorello

Guardando al futuro, Renzo Arbore ha espresso il suo ottimismo, affermando di avere ancora molte idee. Ha anche menzionato la possibilità di tornare in scena, sognando un progetto con un “complice improvvisatore”. Il nome che ha fatto emergere è quello di Rosario Fiorello, considerato un grande improvvisatore contemporaneo. “Lui deve fare l’erede”, ha affermato Arbore, suggerendo un passaggio di testimone che rappresenta fiducia nel talento e nella capacità di divertire con intelligenza.

L’evento all’Università La Sapienza ha quindi rappresentato non solo una celebrazione di un programma iconico, ma anche un momento di riflessione sull’evoluzione della televisione italiana e sul futuro che la attende.

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Giulia Barone

Giulia Barone

Sono Giulia Barone, un'appassionata di cinema che ama esplorare il mondo del grande schermo. Condivido recensioni, curiosità e riflessioni sui film che mi hanno emozionata, dai classici intramontabili alle ultime novità. Seguo con grande interesse i programmi tv e il gossip.

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