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Di padre in figlia: un incontro ravvicinato con il cast

“Di padre in figlia”, la nuova serie tv italiana che andrà in onda su Rai 1 dal 18 Aprile, è stata presentata oggi, a Roma, in conferenza stampa, con la compagnia di Alessio Boni, Cristiana Capotondi, Alessandro Roja, Matilde Giovi, Stefania Rocca e gli altri membri del cast. Ma vediamo più nel dettaglio cosa hanno dichiarato gli interpreti.

Di padre in figlia: l’Italia dal 1958 agli anni ’80

Di padre in figlia cast

“Di padre in figlia”, fiction Rai prodotta da Angelo Barbagallo per la regia di Riccardo Milano, racconta, attraverso la storia di una famiglia veneta, i cambiamenti avvenuti in Italia tra il 1958 e il 1980 che hanno portato non solo alla fine del patriarcato ma hanno permesso alle donne, dopo aver combattuto, di guadagnarsi la parità dei sessi e il diritto al voto.

Un racconto del bel Paese quindi, che si fa garante di rappresentare l’emancipazione femminile e dunque di portare qualcosa di nuovo in tv. “Tutte le conquiste, le battaglie fatte dalle donne nella seconda parte del ‘900 sono le battaglie che i giovani non conoscono, invece è importante sapere che ognuna di queste libertà è stato frutto di una conquista e di un movimento forte. D’altra parte viviamo in un paese dove le donne votano da soli 60 anni e quindi si può dedurre che il cammino delle donne è stato molto recente”.

Le bellissime e profonde parole di Tinni Andreatta, Direttore Rai Fiction, che così ci ha spiegato la scelta del loro tema così alto e particolarmente delicato: ” La storia racconta il grande cambiamento dalla famiglia patriarcale, quella in cui il padre è anche padrone a quella che invece è un nuovo modello familiare fatta di minori certezze ma anche di una corrente emotiva nuova e più calda”.

“Questa storia è una storia di famiglia, contraddistinta dal forte rapporto tra il padre Giovanni (Alessio Boni) e Mariateresa, la figlia primogenita (Cristiana Capotondi), che racconta in generale il cambiamento di ognuno di loro, e non è da sottovalutare che in ognuno di loro si loro nascondono delle ombre, dei difetti e delle debolezze”.

Il tutto è frutto di una grande scrittura che ha saputo narrare nel modo giusto come il padre-padrone, apparentemente senza cuore, nasconde in realtà la sua incapacità di esprimere i sentimenti che ha nei confronti di questa famiglia, che è la sua famiglia.

Il patriarcato era una norma, un uomo così tiranno era normale

Di padre in figlia scena filmContinuando sempre a sottolineare quanto lo sfondo storico impiegato nella fiction “Di padre in figlia”, fosse triste e non troppo lontano, Alessio Boni ha confessato di essersi commosso alla lettura della sceneggiatura: “Mi sono commosso su questo personaggio, che al contrario di come appare non è né despota né tiranno, ma un uomo degli anni ’50 ed era normale per quegli anni. Una ragazza di vent’anni non lo può nemmeno avvertire, io l’ho appena appena assaporato perché ho conosciuto il mio bisnonno, ma negli anni ’50 era la norma il patriarcato e le quattro puntate vogliono sottolineare proprio come  la mancanza di rispetto nei confronti delle donne fosse del tutto normale”.

“Infatti la storia di questa famiglia non è rallentata dal fatto che Franza ci mette vent’anni per capire di dover passare il testimone alla figlia tanto sottovalutava ma è l’Italia che ci impiega troppo“. Detto questo Boni ha descritto Giovanni Franza come un agricoltore veneto, con tanta voglia di fare per riprendersi dall’uscita della guerra. “Non è cattivo, la cosa che più gli importa è suo figlio, il suo unico figlio maschio perché è lui che porta avanti il patriarcato. Ora non è tanto scontato ma una volta il patrimonio di famiglia toccava solo ed esclusivamente al figlio maschio e questa storia non è mai stata raccontata, soprattutto in tv”.

Giovanni è ineducato e fiero di essere uomo Alpha che rappresenta il veneto italiano, e che poteva permettersi di dare soldi e benessere alle sue figlie. Io, non ho fatto altro che portare un po’  si storie conosciute tramite i miei nonni”.

Un mix di stile pop e aulico

Oltre gli interventi di Matilde Gioi, che in “Di padre in figlia” interpreta Elena (e ha voluto sottolineare come il suo personaggio porti con sé altre tematiche, dello stesso valore e allo stesso modo degne di attenzione: il motivo della gravidanza non cercata in giovane età ma anche il matrimonio forzato, imposto dal padre) e dopo l’intervento di Alessandro Roja, qui Riccardo che invece ha sottolineato l’affetto che prova nei confronti del suo personaggio, ma lo condanna per non essere riuscito a lasciare l’ancora (ossia il padre) nonostante la sua indomabile voglia di entrare a far parte del futuro come ha fatto Maria Teresa; meritano attenzione le parole di chi la storia l’ha vista crearsi dall’interno, quelle di Angelo Barbagallo.

“Una cosa che mi piace molto è la memoria, l’Italia purtroppo l’ha dimenticata. Riportare il passato, raccontare storie popolari con temi che riguardano la vita, mi dà soddisfazione”, entusiasta del progetto Barbagallo racconta la sua stessa emozione nel vedere il primo episodio: “La prima volta che abbiamo visto la puntata, io e le scrittrici abbiamo pianto. Ti tocca, ti emoziona raccontando cose alte con un linguaggio popolare“.

“Di padre in figlia” sceglie di raccontare in modo popolare dei cambiamenti avvenuti in Italia e che hanno segnato la nostra storia, il nostro passato ma anche il nostro futuro.

Roberta Perillo

06/04/2017

 

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