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Mickey Rourke: le riflessioni di un attore “maledetto”

E’ stato ospite il 13 Dicembre 2017 alla trasmissione condotta da Paolo Bonolis, “Music”, Mickey Rourke, la leggendaria star di “9 settimane e 1/2” e “The Wrestler”, uno dei personaggi più controversi e affascinanti della storia dello star system hollywoodiano.

Mickey Rourke si racconta alle telecamere

mickey rourke

Mickey Rourke, grande attore del cinema americano degli anni ’80, è una delle personalità più peculiari e più tormentate di Hollywood, rappresentazione in carne e ossa di una vita all’insegna degli eccessi e in balia dello star system. Ospite la sera del 13 Dicembre al programma televisivo “Music”, condotto da Paolo Bonolis, è stato intervistato sulla sua esperienza cinematografica e sulla sua vita sregolata, che ha ricordato con un po’ di amarezza ma senza alcun rimpianto.

Ormai poco riconoscibile in volto, deformato dal botox e chirurgia plastica, ma anche dalla sua esperienza da pugile, si è prestato alle domande di Paolo Bonolis a “Music”, lo show dedicato alla musica su Canale 5. Il conduttore ha cercato di scavare nell’animo di questo ormai 65enne, che ha sfondato nel cinema negli anni ’80 ed è rimasto impresso nella memoria collettiva soprattutto come il sex symbol del film cult “9 settimane e 1/2”.

Mickey Rourke, una carriera piena di sbandate

Mickey Rourke, newyorchese di nascita ma cresciuto a Miami, entra al cinema nei primissimi anni ’80 dalla porta principale: infatti inizia con delle piccole parti sia nel film di Steven Spielberg “1941 – Allarme a Hollywood” del 1979, che nel film maledetto “I cancelli del cielo” (1980) di Michael Cimino. Il film, poco apprezzato dal pubblico, è tristemente celebre per il disastro finanziario che provocò, causando il fallimento della United Artists e (secondo gli studiosi) la fine della cosiddetta New Hollywood. Il regista Michael Cimino, proveniente dall’enorme successo di “Il cacciatore”, cadde in disgrazia.

Non è un caso forse che Rourke abbia iniziato la sua carriera con un film maledetto, in previsione poi della carriera maledetta che ha avuto; non è neanche un caso che l’attore dopo questo film strinse una forte collaborazione proprio con Cimino, regista divenuto impopolare a Hollywood, che lo volle in altri due suoi film: “L’anno del dragone” (1985) e “Ore disperate” (1990). Una collaborazione tra due delle più famose vittime della fabbrica di Hollywood.

Mickey Rourke nel corso del decennio riuscì a costruirsi comunque un suo spazio, partecipando a film come “Brivido caldo” (1981), “A cena con gli amici” (1982), “Rusty il selvaggio” (1983), “Il papa del Greenwich Village” (1984), “Angel Heart – Ascensore per l’inferno” (1987), ma soprattutto “9 settimane e 1/2” (1986) di Adrian Lyne, che lo trasformò in un sex symbol di fama mondiale.

Nel 1991, Mickey Rourke decise di dedicarsi alla boxe perché sentiva che ormai la sua vita «era sulla via dell’autodistruzione», e divenne dunque un pugile professionista. Non riuscì tuttavia a raggiungere una caratura sportiva di buon livello e il suo ritorno alla boxe venne considerato ben presto un fenomeno pubblicitario per ravvivare la sua immagine spenta di attore.  Durante la sua carriera da pugile subì numerosi infortuni, che lo portarono a sottoporsi ad altrettanti interventi di chirurgia plastica. Negli anni ’90 dunque la sua stella si affievolì e non partecipò a nessuna produzione di rilievo, se non “L’uomo della pioggia” (1997) di Francis Ford Coppola.

La sua stella torna lentamente a brillare grazie alla sua nuova collaborazione con il regista cult Robert Rodriguez che lo sceglie per interpretare uno dei protagonisti, Marv, nel film “Sin City“, che ottiene un grande successo. Tornato alla ribalta, ha una nuova consacrazione grazie al regista Darren Aronosfky che nel 2008 lo vuole per il ruolo da protagonista nel film “The Wrestler“.

La pellicola, storia di un wrestler un tempo famoso ormai caduto in disgrazia e dedito all’autodistruzione, presenta molte somiglianze con la storia personale dello stesso Rourke, e l’interpretazione dell’attore per il ruolo viene accolta entusiasticamente, tanto da guadagnare una nomination all’Oscar come Miglior Attore Protagonista. La statuetta andrà poi a Sean Penn in “Milk”, ma la stella di Mickey Rourke sembra tornare a brillare.

Per un paio d’anni l’attore torna a recitare in grandi produzioni, come il cinecomic “Iron Man 2” (2010) e il blockbuster d’azione “I mercenari” (2010), ma poi lentamente la sua condotta sregolata lo riporta velocemente lontano dai riflettori, tanto che nel 2014, a 62 anni, ritorna brevemente a boxare, in una sorta di ironica circolarità.

Mickey Rourke, la triste vita di un “duro”

Oggi Mickey Rourke è un attore anziano e provato dalla vita, ma sempre attivo e pronto a nuove sfide. Durante l’intervista per Canale 5 ha ricordato le sue performance nei film più famosi, raccontando, ad esempio, di essersi sentito a disagio nella famosa scena dello spogliarello con Kim Basinger, «una delle donne più belle mai viste».

Si è scagliato poi contro il sistema di Hollywood: «E’ costruito sull’invidia. Oggi gli attori sono mediocri, perché li puoi controllare e raggirare. Loro scendono a compromessi pur di raggiungere il successo. Oggi diventi una star perché il film diventa campione di incassi. Non devi essere un buon attore per essere una star, devi giocare secondo la politica. Ma io non mi piego, non scendo a compromessi» ha affermato, sparando a zero sull’industria cinematografica più grande del mondo.

Una scelta di indipendenza che ha pagato con un periodo di assenza dalle scene, prima volontaria, e poi perché messo in disparte. E così, per mascherare la sua sofferenza, Mickey Rourke si è costruito una dura scorza addosso, dedicandosi alla passione del pugilato, di cui ha fornito anche una breve dimostrazione in studio.

Una vita di eccessi, e fuori dagli schemi quella dell’attore americano, ma ora si è definito un uomo nuovo, rinato. Ha persino commosso il pubblico e i social parlando del suo cane: «Posso parlare delle donne ma non del mio cane, lui era davvero speciale», ha detto l’attore, visibilmente commosso davanti alle telecamere.

Nicolò Piccioni

14/12/2017

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