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La mafia uccide solo d’estate: conferenza evento

A Roma, in una delle tante sale del Cinema Barberini, affollata di scolaresche e stampa, è stata presentata, alla presenza del Presidente del Senato Pietro Grasso, la fiction Rai “La mafia uccide solo d’estate”, in onda per sei serate su Rai1, a partire dal 21 novembre.

La mafia uccide solo d’estate: la serie ispirata al film omonimo di Pif

La mafia uccide solo d'estate - la serie tv

La serie “La mafia uccide solo d’estate” trae la sua origine dall’omonimo film di Pif, al secolo Pierfrancesco Diliberto, dilatandone il respiro, come solo la televisione può permettersi di fare.
Unico vincolo chiesto da Pif, che ha ideato la serie, collaborato al soggetto ma non alla sceneggiatura, era che si preservasse lo spirito del fortunato film, quel registro narrativo ironico che ha fatto la fortuna della pluripremiata opera prima del regista palermitano.

“La mafia uccide solo d’estate” segno tangibile di una tv di stato che vuole rinnovarsi

Eleonora Andreatta, cui tocca l’arduo compito di svecchiare il settore fiction della Rai, ha ringraziato tutti, soprattutto Piero Grasso “che con la sua presenza dà rilevanza istituzionale al prodotto”, confermando che oggigiorno l’intento della Rai è quello di raccontare storie che coinvolgano anche i giovani, “soprattutto quando trattano valori civili”.
La direttrice di Rai Fiction ha reso merito all’intuizione di Pif e alla sua scelta di raccontare tutto attraverso gli occhi di un bambino, “smitizzando la mafia”.

Dell’Orto prende la parola per chiarire che quello che si è fatto con “La mafia uccide solo d’estate” corrisponde a ciò che un vero servizio pubblico deve fare, com’è stato per “La classe di asini” che “ieri sera ha raccontato come l’Italia, per prima in Europa, abbia abolito le classi differenziali”.
“Il tema della mafia è un tema delicato, perché riguarda ferite ancora aperte”, eppure il registro scelto da Pif ha permesso di trattare con ironia tematiche altrimenti troppo dolorose, permettendo anche alla Rai di effettuare un diverso tipo di “servizio pubblico”.

Un Pif eccitato e felice parla di lotta alla mafia “partigiana”

Pif non è riuscito a trattenere l’eccitazione per l’arrivo in tv di questo progetto, mostrando anche una certa commozione, soprattutto quando ha affermato che lui vive questa lotta ‘filmica’ alla mafia in maniera “partigiana” e di essere “poco obiettivo quando si parla di mafia”, essendo cresciuto nella Palermo degli omicidi eccellenti.

Per lui questa serie è la realizzazione di un sogno perché “entra in tutte le case, anche in quelle dei mafiosi, che non hanno senso dell’umorismo”, mentre lui ha usato proprio quello per smitizzarli, prenderli in giro, “trovare quel loro lato umano, nonostante siano degli animali”, per far capire che non sono personaggi straordinari.
Il sacrificio di uomini come Peppino Impastato ci permettono “oggi di parlare senza morire”.

Ha poi puntualizzato che il fatto che Falcone e Borsellino siano per noi eroi non ci permette di deresponsabilizzarci: “Non possiamo non darci da fare, la mafia oramai non parla solo siciliano, riguarda tutti noi”, non è un problema relegato alla Sicilia, come erroneamente faceva comodo pensare in passato.

Il Presidente del Senato Pietro Grasso benedice Pif e la fiction Rai

Il Presidente Piero Grasso si spende per Pif, grazie al quale, dopo 24 anni, è tornato in una sala cinematografica, presenziando proprio alla prima di “La mafia uccide solo d’estate”.

Ha raccontato di come vivere sotto protezione lo abbia portato a rinunciare anche alle più piccole cose, confessando che non avrebbe mai voluto “rinunciare a vedere un film al cinema con mia moglie”, fino a quando una sera, mentre faceva la fila per il biglietto, ha sentito una coppia che sperava di poter stare distante dal “giudice, non si sa mai”.

Per lui quello di Pif è “il film sulla mafia più bello che abbia mai visto”, e si sente sicuro del fatto che apprezzerà la fiction alla stessa maniera: “E’ riuscito a prendere in giro i mafiosi senza rinunciare ad una documentazione precisa, puntuale. Oggi la mafia non sembra di attualità, mentre Pif ha vissuto quei terribili momenti da bambino io li vivevo da magistrato”.

Ha confessato di come Falcone e Borsellino, gli manchino ancora tanto, affermando che “devono essere considerati dal loro aspetto umano, erano come noi ma non si arrendevano mai, continuavano per la loro strada con coraggio, per perseguire il bene comune”.

Ha poi raccontato che quando si arresta, come è successo, un giovanissimo delinquente, con in tasca i ritagli de “Il capo dei capi”, “in qualcosa sbagliamo nella comunicazione perché la mafia non è potere o danaro ma è carcere, morte. La mafia non è solo un fenomeno criminale, ma anche sociale ed economico, talvolta con influenze pure nella politica”.

Ha avuto parole di apprezzamento per il lavoro di Pif che “dopo l’opera prima ha realizzato “In guerra per amore”, che tratta l’origine delle infiltrazioni mafiose, con lo stesso tono.
Andatelo a vedere tutti, io lo voglio rivedere per apprezzare ancora meglio i particolari”, per poi ringraziare il team che ha realizzato la fiction e concludere con un incoraggiamento ai ragazzi in platea affinché si godano la proiezione “cercando di coglierne i messaggi”.

Maria Grazia Bosu

15/11/2016

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