La Grande Arche di La Défense, simbolo di modernità e innovazione architettonica, rappresenta un capitolo affascinante nella storia di Parigi. Questo articolo esplora la sua genesi, il contesto politico e culturale in cui è stata realizzata e il recente film “L’inconnu de la Grande Arche“, presentato al Festival di Cannes, che racconta la storia di questo monumento attraverso gli occhi del suo architetto, Otto von Spreckelsen.
La visione di Mitterrand e la nascita della grande arche
Negli anni ’80, il presidente François Mitterrand, noto per la sua passione per l’architettura e la cultura, decise di ampliare l’asse trionfale di Parigi. Questo progetto mirava a collegare il Louvre e gli Champs-Élysées con il nuovo quartiere degli affari di La Défense, un’area che si stava sviluppando come risposta alla City di Londra. Mitterrand desiderava un monumento che potesse dialogare con l’Arco di Trionfo, dando vita a una nuova prospettiva urbana.
Per realizzare questa ambiziosa idea, il presidente indisse un concorso anonimo nel 1983, che vide la vittoria di un architetto danese poco conosciuto, Otto von Spreckelsen. Prima di questo progetto, Spreckelsen aveva progettato solo la sua abitazione e alcune chiese, ma la sua visione per la Grande Arche si rivelò audace e innovativa. La sua opera, che definì “il Cubo”, rappresentava non solo un monumento architettonico, ma anche un simbolo di bellezza e di aspirazione collettiva.
Il film “l’inconnu de la grande arche” e il suo significato
Il film “L’inconnu de la Grande Arche“, diretto da Stéphane Demoustier, offre uno sguardo ironico e profondo sulla figura di Spreckelsen e sul suo rapporto con Mitterrand e il sistema burocratico francese. La pellicola presenta Spreckelsen come un “alieno” nel mondo della politica, un uomo dedito alla bellezza e alla perfezione, che si trova a confrontarsi con le complessità e le contraddizioni del potere.
Attraverso una narrazione avvincente, il film esplora le dinamiche tra l’architetto e il presidente, mettendo in luce momenti poco conosciuti, come le passeggiate di Mitterrand che, con spontaneità, portava Spreckelsen a vedere la prospettiva della Grande Arche. Questi momenti rivelano la passione del presidente per il progetto e il suo desiderio di lasciare un’eredità duratura alla città di Parigi.
Politica e arte: un compromesso necessario
“L’inconnu de la Grande Arche” non si limita a raccontare la storia di un monumento, ma offre anche una riflessione sulla complessità della politica e sul compromesso necessario per realizzare un’opera pubblica. Il film mette in evidenza le riunioni interminabili sui materiali e sulle scelte progettuali, evidenziando come i sogni artistici possano essere trasformati dalle esigenze politiche e dai vincoli burocratici.
La ricerca del marmo a Carrara, ad esempio, diventa un simbolo di questa tensione tra arte e politica. La trasferta del team di lavoro nelle cave di marmo rappresenta non solo una ricerca materiale, ma anche un viaggio simbolico verso la realizzazione di un’opera che dovesse essere completamente pubblica, priva di influenze private.
Un’opera per la cittadinanza
La Grande Arche è concepita come un dono alla città di Parigi, un monumento che appartiene a tutti i cittadini. Il film sottolinea l’importanza di questo aspetto, mostrando come la bellezza e l’arte possano essere strumenti di unione e identità collettiva. Gli scambi tra Spreckelsen e Mitterrand, caratterizzati da entusiasmo e passione, rivelano un desiderio condiviso di creare qualcosa di significativo e duraturo.
In questo contesto, “L’inconnu de la Grande Arche” si presenta come un’opera che invita a riflettere non solo sulla Grande Arche, ma anche sul ruolo dell’arte nella società e sulla necessità di trovare un equilibrio tra visione artistica e realtà politica. Con dialoghi incisivi e una narrazione coinvolgente, il film riesce a catturare l’essenza di un’epoca e di un progetto che continua a influenzare il panorama architettonico di Parigi.
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