Il licantropo ha da sempre affascinato il pubblico del cinema horror, a partire dal 1941 con “L’uomo lupo” di George Waggner. Tuttavia, negli ultimi anni, la sua presenza sul grande schermo sembra essersi affievolita, con opere recenti che non hanno saputo catturare l’interesse degli spettatori. Tra questi, il film “Werewolves” di Steven C. Miller, in uscita nelle sale italiane, offre una nuova interpretazione del mito, ma non senza suscitare critiche.
La trama di werewolves: un evento apocalittico
“Werewolves” presenta un’idea originale, in cui un fenomeno chiamato Superluna trasforma gli esseri umani in lupi mannari per una notte. Questa premessa, sebbene intrigante, si scontra con la difficoltà di sostenere una narrazione avvincente. La storia si sviluppa un anno dopo il primo evento, quando la minaccia si ripresenta e un gruppo di scienziati, soldati e forze speciali tenta di affrontare la situazione. Tuttavia, la furia dei licantropi sembra inarrestabile, creando un’atmosfera di caos e disperazione.
La scelta di Miller di mescolare elementi di horror e azione si riflette nella struttura del film, che si distacca dalle tradizionali narrazioni sui licantropi. Mentre in opere precedenti il sottotesto politico e sociale era evidente, in “Werewolves” questa dimensione risulta meno sviluppata, limitando la profondità del racconto. La pellicola si concentra maggiormente sull’azione, lasciando poco spazio per l’esplorazione dei temi più complessi.
Un’analisi critica del film
Nonostante l’idea di base possa sembrare promettente, “Werewolves” si presenta come un film di serie B, con una realizzazione che non riesce a convincere. La mancanza di un tono ludico e l’approccio serio del film contribuiscono a creare un distacco tra il pubblico e la storia. La scelta di non enfatizzare l’aspetto horror attraverso una resa estetica accattivante, come l’uso di animatronics, limita ulteriormente l’impatto visivo.
Le prestazioni degli attori, in particolare quella di Frank Grillo, risultano eccessive e poco credibili. Grillo, noto per i suoi ruoli in film d’azione, si cimenta in un personaggio che dovrebbe essere un biologo molecolare, ma la sua interpretazione si riduce a una serie di imprecazioni contro i lupi mannari. Questo approccio, sebbene possa strappare qualche sorriso, sembra allontanarsi dall’intento originale del film, che avrebbe dovuto essere un’esperienza di puro intrattenimento.
La ricezione del pubblico e il futuro del genere
La reazione del pubblico a “Werewolves” è stata mista, con molti spettatori che hanno evidenziato la mancanza di coerenza e originalità. In un panorama cinematografico in cui il genere horror è in continua evoluzione, il film di Miller appare anacronistico e poco coinvolgente. La sfida per i cineasti sarà quella di rivitalizzare il mito del licantropo, trovando nuove strade per raccontare storie che possano attrarre il pubblico moderno.
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