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Judy: il regista incontra la stampa al Parco della Musica

Nella Sala Petrassi dell’Auditorium di Roma, in occasione della presentazione del suo film su Judy Garland il regista Rupert Goold ha incontrato una platea di giornalisti.

Judy: la solitudine di un’artista

Judy film

Viene aperto l’incontro ponendo una domanda sulla struttura della pellicola che si concentra sugli ultimi mesi e sui primissimi esordi della diva. Il regista ha risposto dicendo che la cosa prioritaria era rappresentare una Judy che stava cercando di tornare a casa e che si stava dando da fare per ottenere questo risultato, anche fidandosi di perfetti sconosciuti, e questo contesto creava un parallelismo con la sua condizione da bambina.

“I semi del nostro essere sono gettati da piccoli e lei che non ha avuto infanzia lotta per dare un’infanzia serena ai propri figli”. Goold ha parlato della Garland che le ha ricordato in quel momento storico Johnny
Cash, quando alla fine della propria carriera l’artista ha usato altri modi per continuare a restare sulla ribalta, ed esiste qualcosa di magico nel vedere che ce la fa.

Inoltre Judy “è costretta ad abbandonare i propri figli per poter vivere con loro e questo in parte è il prezzo della fama”, come anche Shirley Temple: entrambe sono state le prime due bambine ad avere un riconoscimento e questo ha rovinato la loro stessa vita. La Garland era “un canarino in miniatura”, quando adesso i bambini che recitano in Harry Potter, per fare un esempio, sono molto più tutelati e protetti.

Il regista ha poi aggiunto che Judy era una diva che viveva in un mondo di performance e così ha scelto di raffigurarla quando era single e senza un soldo, in un momento determinante della sua vita. Gli viene poi domandato se Renee cantasse dal vivo e lui lo ha confermato, evidenziando che lei cantava dal vivo quasi tutte le canzoni, tranne una e mezza, che per l’album sono state preregistrate. La prima volta che l’attrice ha cantato sul palcoscenico era una scena d’azione dal vivo e a lui non importava che fosse perfetta, importava il cuore. “È lo spirito che devi prendere”.

Judy: un’anima sospesa sul baratro

Judy frame

Personaggi come la diva o come Marilyn Monroe hanno subito un abuso per una vita colma di solitudine. Una giornalista ha chiesto come mai da piccola mancasse la madre a tutelarla e perché nel contratto non fosse prevista la presenza legale di un genitore. Il regista ha spiegato a quel punto che la madre odiava sua figlia, ne era fortemente gelosa e aveva sposato un gay come lei. In ogni caso non era possibile inserire anche il rapporto madre-figlia nel film. “La Garland è come se avesse vissuto in un Truman
Show, avendo dall’inizio una vita artificiale”.

Viene poi chiesto quanta parte del narrato del lungometraggio appartiene alla fiction e quanto al reale. Goold ha precisato che la maggior parte della storia è autentica e vera, come il pubblico che canta per lei alle fine del film, evento straordinario ma reale. Inventata invece è la cena con i fans, pura fantasia per esplorare il rapporto con loro.

Ha poi spiegato che Londra veramente ha accolto e abbracciato l’artista, ma al momento della scoperta che era spesso ubriaca e drogata hanno iniziato ad andare alle sue esibizioni ” in modo voyeuristico, per vedere se assistevano a un crollo o a un genio. L’ha ferita di più il sistema”.

Il regista ha poi chiarito che la scelta è ricaduta volutamente sulla Zellweger perché lei aveva l’immediatezza emotiva richiesta ed era la classica ragazza della porta accanto, in simmetria con la diva, ed erano anche interessanti i sei anni di distacco presi dall’attrice perché “sentiva che l’intensità di
Hollywood è qualcosa che ti risucchia l’anima e questo era coinvolgente” in rapporto con la Garland.

Inizialmente la somiglianza era una forzatura estetica fatta di lenti a contatto, naso finto, portamento impostato, ed era molto difficile. Poi a metà Goold ha deciso di lasciar emergere Renee. L’unica cosa importante era
come teneva le spalle, perché la diva sembrava una vecchia anche da giovane, in quanto aveva un problema alla spina dorsale che la portava ad abbassare le spalle. “La Garland era forte ma anche debole e Renee coglieva anche questo aspetto della farfalla che c’era in lei”.

Viene poi chiesto al regista l’importanza della sue esperienza teatrale in questa pellicola e lui ha confermato che è stata significativa, in quanto dedicava molto tempo al backstage e alla vita segreta dell’attore del palcoscenico, lato che lui voleva che emergesse. “Ci sentiamo più a nostro agio nel vedere l’attore nel personaggio e volevo che fosse Renee a fare Judy e non ad esserlo”.

Il regista ha spiegato che vedeva Renee come il cuore e “volevo trovare la sua temperatura e quel fiume sotterraneo che scorre dentro di lei e cercavo la versione migliore della Judy di Renee”.

“Nel cinema c’è più una imtimità del personaggio e quella solitudine dentro di lei era persa in un misto di depressione, filosofia e sogno e ha inciso questo sullo spirito che cercavamo”.

Ha concluso ricordando che Rosalyn Wilder gli ha fornito un sacco di dettagli ed ha raccontato molto del suo rapporto con la Garland nel periodo londinese raccontato nel film e dell’amicizia che hanno sviluppato insieme.

Il film fa parte della Selezione Ufficiale della Festa del Cinema di
Roma.

Chiaretta Migliani Cavina

22/10/2019

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