Nel 2005, l’industria videoludica si trovava in un periodo di grande espansione, con un crescente interesse per l’adattamento di film iconici in giochi interattivi. Tra questi, il capolavoro di Martin Scorsese, “Taxi Driver“, sembrava destinato a diventare un titolo open-world. Tuttavia, il progetto, che avrebbe visto il tormentato protagonista Travis Bickle al centro di un’azione frenetica, è stato bloccato dai suoi stessi creatori, che hanno ritenuto inaccettabile la sua trasformazione in un videogioco.
L’idea di un videogioco open-world
Nel 2005, Papaya Studios annunciò la volontà di sviluppare un videogioco basato su “Taxi Driver“, ispirandosi al successo di titoli come “Grand Theft Auto“. L’intento era di creare un’esperienza di gioco che seguisse la trama del film, ambientata a New York, dove il protagonista, interpretato da Robert De Niro, si trovava a fronteggiare la malavita della città. La narrazione avrebbe dovuto riprendere immediatamente dopo la conclusione del film, con Travis Bickle in cerca di vendetta per la morte di Betsy, la donna che non era mai riuscito a conquistare.
Tuttavia, il progetto non si limitava a riprodurre la complessità psicologica del film. Al contrario, il videogioco avrebbe presentato un’interpretazione più violenta e diretta, dove il giocatore avrebbe potuto controllare un Travis armato, giustificando azioni violente e criminali. Questa visione ha sollevato interrogativi etici e morali, poiché il film di Scorsese affronta tematiche profonde legate alla psiche umana e al disagio sociale, elementi che rischiavano di essere ridotti a mera azione ludica.
La reazione di Scorsese e Schrader
La reazione di Martin Scorsese e dello sceneggiatore Paul Schrader non si è fatta attendere. Nonostante un contratto che concedeva a Sony i diritti per l’adattamento in tutti i media, entrambi hanno espresso il loro disappunto riguardo alla direzione intrapresa dal progetto. La loro preoccupazione principale era che un videogioco basato su “Taxi Driver” avrebbe potuto banalizzare un’opera cinematografica che affronta la solitudine e la disperazione in un contesto urbano.
Il produttore Dan Kitchen, coinvolto nello sviluppo del gioco, ha ricevuto una comunicazione da Mark Caplan, responsabile licensing di Sony, che ha chiarito la posizione di Scorsese. La minaccia di ritirare i diritti di licenza a Hollywood ha avuto un impatto immediato, costringendo Papaya Studios a fermare il progetto. La cancellazione del gioco ha portato a una causa legale tra Papaya e l’editore Majesco, segno di quanto fosse tesa la situazione.
Un videogioco che avrebbe frainteso il messaggio
L’idea di un videogioco ispirato a “Taxi Driver” non era solo controversa, ma rappresentava anche un fraintendimento del messaggio centrale del film. La pellicola di Scorsese non è un inno alla violenza, ma una profonda esplorazione della psicosi e dell’alienazione. Trasformare Travis Bickle in un eroe videoludico, capace di “ripulire” la città, avrebbe significato distorcere la sua figura, riducendolo a un simbolo di giustizia violenta.
Il potenziale videogioco avrebbe potuto compromettere l’eredità di un film che ha segnato la storia del cinema, affrontando temi complessi e sfumati. La decisione di bloccare il progetto ha quindi salvaguardato non solo l’integrità artistica di “Taxi Driver“, ma ha anche messo in luce le sfide etiche legate all’adattamento di opere cinematografiche in formati interattivi. La cancellazione di questo videogioco rimane un esempio emblematico di come l’industria videoludica debba confrontarsi con la responsabilità di trattare con rispetto le opere d’arte e i loro messaggi.
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