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Festival di Cannes 2025: la commedia musicale “Partir un jour” di Amélie Bonnin apre la rassegna

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Il Festival di Cannes 2025 si apre con una scelta sorprendente, presentando “Partir un jour“, una commedia musicale che segna il ritorno della cuoca Cécile nel suo paese d’origine. Questo film, diretto dalla documentarista Amélie Bonnin, si basa su un corto di successo che ha ricevuto diversi riconoscimenti, tra cui il prestigioso César. La pellicola, purtroppo, non riesce a mantenere le aspettative, risultando una dilatazione di un’opera breve in un lungometraggio di 90 minuti, con un approccio che lascia a desiderare.

La transizione da corto a lungometraggio

Amélie Bonnin ha fatto il suo esordio nella finzione con un corto che ha conquistato il pubblico e la critica. Tuttavia, l’adattamento di quel breve racconto in un film di lunga durata si rivela una sfida complessa. “Partir un jour” si presenta come una commedia musicale, ma il suo formato ricorda più un film-karaoke, con titoli di testa e di coda che imitano l’atmosfera di una serata tra amici. I protagonisti, Juliette Armanet e Bastien Bouillon, si cimentano in numeri musicali che, sebbene nostalgici, risultano poco incisivi e privi di originalità.

La struttura del film è semplice: ogni scena significativa termina con un’esibizione musicale da parte degli attori, che sono per lo più dilettanti, ad eccezione della protagonista. Le canzoni, tutte rigorosamente in francese, evocano sentimenti di nostalgia, ma il loro impatto è limitato, specialmente per chi non è legato alla cultura musicale francese. La scelta di utilizzare brani noti, come quelli di Céline Dion, sembra più un tentativo di richiamare l’attenzione che un vero contributo alla narrazione.

La trama e i temi affrontati

La storia ruota attorno a Cécile, una cuoca che ha recentemente trionfato in un popolare reality di cucina. Con l’apertura del suo ristorante “elegante e sofisticato” in vista, Cécile si trova a fare i conti con il suo passato. Dopo un infarto del padre, è costretta a tornare nel paese della sua infanzia, dove si ritrova a confrontarsi con ricordi e relazioni interrotte. Il film esplora la dinamica tra città e campagna, tradizione e modernità, ma lo fa senza un vero approfondimento personale.

La protagonista si ritrova a dover affrontare una serie di sfide emotive, tra cui una gravidanza inaspettata e il ritorno alla casa dei genitori, dove i conflitti familiari riemergono. La narrazione si sviluppa attorno a questi temi, ma manca di una vera introspezione, risultando superficiale e prevedibile. La tensione tra il desiderio di libertà e il richiamo delle radici è presente, ma non viene esplorata in modo significativo.

Un ritorno al passato senza slancio

Cécile, tornata nel suo paese natale, si confronta con il suo passato e le sue scelte. La sua vita sembra essere in una fase di transizione, con due nuovi progetti in arrivo: il ristorante e un figlio. Tuttavia, il film non riesce a catturare l’essenza di questo ritorno, presentando una narrazione che appare forzata e poco coinvolgente. I momenti musicali, seppur carichi di nostalgia, risultano poco incisivi e spesso telefonati.

Il film si conclude con un messaggio di speranza, ma la mancanza di profondità emotiva rende difficile per il pubblico connettersi con la storia. “Partir un jour” si presenta come una commedia musicale che, pur avendo alcuni spunti interessanti, non riesce a decollare, lasciando il pubblico con un sorriso, ma senza un vero impatto. La scelta di aprire il Festival di Cannes con un’opera di questo tipo suscita interrogativi sulla direzione artistica della rassegna e sulle aspettative per i film futuri.

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Luigi Gigli

Luigi Gigli

Sono Luigi Gigli, critico d'arte, scenografo e amante del mondo dello spettacolo. Mi appassiona tutto ciò che ruota intorno a gossip, serie TV, film e programmi televisivi. Con il mio background in video editing e scenografia, analizzo e racconto con uno sguardo unico le tendenze e i dietro le quinte di questo affascinante universo.

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