Il 15 maggio 2025, il Festival di Cannes ha offerto una giornata ricca di emozioni con una selezione di film presentati fuori concorso e nelle sezioni Un Certain Regard, Quinzaine des Cinéastes e Semaine de la Critique. Questi lavori cinematografici si distinguono per la loro varietà, spaziando da drammi familiari a storie di crescita personale, affrontando temi attuali come l’intelligenza artificiale e le esperienze postbelliche.
Fuori concorso: storie di fragilità e resilienza
“Qui brille au combat” di Joséphine Japy
Il film “Qui brille au combat”, opera prima di Joséphine Japy, presenta un intenso ritratto di una famiglia alle prese con la disabilità della giovane Bertille. La narrazione si sviluppa attorno ai conflitti interni che emergono tra i membri della famiglia: madre, padre e sorella maggiore. Ogni giorno diventa un campo di battaglia emotivo, dove l’amore si intreccia con il senso di colpa e le tensioni crescono. La regista riesce a catturare con sensibilità le fragilità umane, rendendo il microcosmo domestico un luogo di intensa introspezione e confronto. La pellicola si distingue per la sua crudezza e per la capacità di esplorare temi complessi come la vulnerabilità e la resilienza.
“Amrum” di Fatih Akin
In “Amrum”, Fatih Akin racconta la storia di Nanning, un dodicenne che vive su un’isola baltica alla fine della Seconda guerra mondiale. La pellicola si concentra sul percorso di crescita del giovane, che deve affrontare il silenzio e la brutalità della vita quotidiana in un contesto segnato dai conflitti. Akin, con il suo stile narrativo, riesce a trasmettere le tensioni e le emozioni di un’Europa ferita, interrogandosi sulle radici identitarie e sull’eredità storica che influenzano le generazioni future. “Amrum” si presenta come un romanzo di formazione che invita a riflettere sui traumi del passato e sulle loro ripercussioni nel presente.
“Dalloway” di Yann Gozlan
“Dalloway”, diretto da Yann Gozlan, esplora la crisi creativa di Clarissa, una scrittrice che si ritrova su un’isola remota per cercare ispirazione. Tuttavia, il suo rifugio si trasforma in una prigione mentale a causa dell’intervento di un assistente virtuale invadente. La pellicola si configura come un thriller psicologico che mette in discussione il confine tra aiuto e controllo, riflettendo sull’impatto dell’intelligenza artificiale nella vita artistica. Gozlan riesce a creare un’atmosfera tesa, in cui la manipolazione si mescola all’ispirazione, portando lo spettatore a interrogarsi sui rischi della tecnologia nella creatività.
Un Certain Regard: memorie e identità
“A Pale View of Hills” di Ishikawa Kei
Il film “A Pale View of Hills”, diretto da Ishikawa Kei, è un adattamento dell’omonimo romanzo di Kazuo Ishiguro. La storia segue il viaggio interiore di una donna di Nagasaki, sopravvissuta al dopoguerra e divisa tra Giappone e Inghilterra. Attraverso una narrazione che si snoda tra ricordi e traumi, il film affronta temi di maternità e perdita, mostrando come il passato possa influenzare il presente. La regia di Ishikawa riesce a dare voce ai fantasmi della memoria, creando un’opera che invita alla riflessione sulla storia e sull’identità.
“La Misteriosa Mirada del Flamenco” di Diwgo Cespedes
“La Misteriosa Mirada del Flamenco” è un racconto ambientato nel Cile degli anni ’80, dove Lidia, una giovane ragazza di una famiglia queer, si trova a fronteggiare una malattia misteriosa che scatena la caccia al diverso. La pellicola affronta temi di pregiudizio e isolamento, trasformando la protagonista in un simbolo di resistenza. Cespedes riesce a mescolare toni western e distopici, creando un’opera potente che riflette sulle sfide dell’identità e della diversità in un contesto di repressione.
Quinzaine des Cinéastes: nuove prospettive
“L’Engloutie” di Louise Hémon
“L’Engloutie”, esordio di Louise Hémon, è ambientato in un villaggio alpino nel tardo Ottocento. La trama ruota attorno all’arrivo di una nuova maestra in un paese isolato da una valanga, dove la scomparsa di un uomo innesca tensioni tra gli abitanti. Hémon costruisce un’atmosfera sospesa, mescolando realismo e visionarietà in un viaggio simbolico che esplora superstizione e tragedia. La regista riesce a catturare l’essenza di un’epoca e di un luogo, rendendo il film un’esperienza visiva e narrativa coinvolgente.
“La Mort n’existe pas” di Félix Dufour-Laperrière
Félix Dufour-Laperrière presenta “La Mort n’existe pas”, un’opera animata che combina poesia visiva e impegno politico. La storia segue Hélène, una giovane in fuga dopo un attentato fallito contro dei latifondisti. Rifugiandosi nella foresta, Hélène deve affrontare una scelta tra fuga e reazione, mentre l’amica Manon la spinge a confrontarsi con la realtà. Questo racconto, sospeso tra sogno e militanza, rinnova il cinema d’animazione come strumento di riflessione esistenziale e sociale, invitando a considerare il significato della vita e della lotta.
Settimana della critica: storie di riscatto
“Left Handed Girl” di Shih-Ching Tsou
“Left Handed Girl”, diretto da Shih-Ching Tsou, racconta la storia di una madre single che si trasferisce a Taipei con le sue due figlie per iniziare una nuova vita. Aprendo un piccolo bar nel vivace mercato notturno, la protagonista intreccia storie di vita e incontri significativi. La regista, nota per la sua collaborazione con Sean Baker, offre un’opera intima che esplora il riscatto femminile attraverso il lavoro e la maternità. La narrazione si sviluppa in un contesto urbano vibrante, ricco di colori e suoni, rendendo il film un’esperienza sensoriale e emotiva.
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