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Fai bei sogni: Marco Bellocchio racconta il suo film alla stampa

“Fai bei sogni” di Bellocchio arriva nelle sale italiane

Fai bei sogni

Marco Bellocchio s’intrattiene con la stampa italiana all’Hotel Visconti a Roma, per presentare, accompagnato dal cast al completo, il suo ultimo lavoro: “Fai bei sogni”. Il film, presentato quest’anno a Cannes nella Sezione ‘Quinzaine des Réalisateur’, sarà nelle sale italiane dal 10 novembre, in ben 250 copie, segno della fiducia che gli esercenti accordano al noto regista.

Il film, già venduto in 30 paesi, film del prossimo Natale in Francia, è liberamente ispirato all’omonimo romanzo autobiografico di Massimo Gramellini, campione di vendite nel bel paese. E’ proprio lo scrittore/giornalista, in collegamento streaming dalla redazione de ‘La Stampa’, di cui è vicedirettore, a rompere il ghiaccio, iniziando col dire che “Ogni libro ha due autori, chi lo scrive e chi lo legge”, per cui sapeva benissimo che se a leggerlo era stato Marco Bellocchio, non poteva che avere una sua personale idea sul come trasporre il romanzo sul grande schermo, l’importante era che la pellicola conservasse “lo spirito” del libro, il suo “umore”: “Il racconto di come si può affrontare un dolore cercando per tutta la vita di rimuoverlo” ed arrivando ad affrontarlo solo quando lo si accetta. Lo scrittore confessa che è rimasto provato da un solo giorno sul set, immaginiamoci pensare a un suo coinvolgimento nella sceneggiatura; dopo però aggiunge che Bellocchio ha talmente fatto suo il racconto che, quando ha visto il film, dopo un po’ si è dimenticato che si parlasse di lui. Dobbiamo crederci?

“Fai bei sogni”: Bellocchio prosegue nella sua personale ‘via delle madri’ e del lutto

Prende la parola il regista raccontando di come la sua infanzia “sia passata attraverso vari funerali”, per lui l’immagine cinematografica del film è quella del film in cui Massimo “bambino, con la madrina, guarda l’ingresso della bara della madre; quell’immagine è stata per me un punto di partenza, che mi collega a qualcosa che io da bambino ho vissuto. ‘Fai bei sogni’ parte da un amore, forte, intenso, non patologico, non nevrotico, tra una madre e suo figlio, un amore che io non ho mai conosciuto, mi sono immedesimato in quella storia ed ho cercato di ricrearla. Un altro punto chiave è la ribellione del bambino durante il funerale, non accettare che la madre sia morta, e poi il trovare un fantasma amico che lo accompagna: il trucco per sopportare l’insopportabile”.

Bellocchio continua come un fiume in piena raccontando di come il suo lavoro segua in un certo senso “una via delle madri”, e di come nei suoi film siano sempre presenti omicidi o suicidi, “le morti dei figli e delle madri sono evidentemente qualcosa che rappresenta il nucleo principale della nostra vita”, poi sorridendo dice che un possibile titolo per un suo prossimo film potrebbe essere ‘Famiglie vi odio’.

Fai bei sogni: sceneggiatori ed interpreti confessano d’aver attinto dal proprio vissuto

Prende nuovamente la parola Gramellini, per dire che ha trovato veramente azzeccata la scelta di Barbara Ronchi per il ruolo della madre, perchè “ha detto con la sua interpretazione quello che io non sono riuscito a dire con le parole”.

Valia Santella ed Edoardo Albinati hanno scritto la sceneggiatura del film assieme a Bellocchio, partendo da un primo corposo soggetto scritto dal regista in cui era già chiara la sua idea del racconto.

“Una volta fatto nostro il libro ce ne siamo allontanati per rielaborarne i sentimenti” dice la Santella, mentre Albinati tiene a dire che ciascuno di loro “ha pescato nelle proprie faccende, il libro di Gramellini ha acceso le nostre personali emozioni, ci ha permesso di metterci in gioco, raccontando qualcosa che somigliasse alle nostre personali storie: un immenso piacere questo, velato da un pronunciato masochismo”.

Valerio Mastandrea, che nel film interpreta il Massimo adulto, ritiene che il tema che tratta “Fai bei sogni”, è interessante “anche da un punto di vista personale, non solo attoriale, il nostro è un lavoro che ti permette di stare in contatto con quello che sei e, a volte, senza voler entrare in un discorso psicoanalitico, può anche aiutarti”. Poi sorride: “Aspetto un protagonista di un film di Bellocchio cui non è riuscito di suicidarsi, cosa che farebbe raggiungere la maturità artistica a Marco”, suscitando l’ilarità dei presenti.

Fai bei sogni: meno male c’è Mastandrea, che alleggerisce la chiacchierata con po’ di humor

Ogni componente del cast, ringrazia Bellocchio per l’opportunità avuta di avere un ruolo in questo film, compresa Bérénice Bejo, che nel film interpreta l’amore adulto di Massimo: “E’ stata un’esperienza incredibile, breve ma forte, con un personaggio straordinario come Marco, che ha dato prova di un’energia enorme che non mi aspettavo di trovare in una persona di quell’età, che ancora ama il proprio lavoro; se a settant’anni avrò questa stessa energia sarò felice”, dice la deliziosa attrice.

Anche il grande Roberto Herlitzka, che si scusa con Gramellini, tifoso del Toro, per la sua, seppur non appassionata, fede juventina, e confessa di non aver ancora visto la pellicola, ha detto che “l’esperienza è stata bellissima perché quando c’è Marco sul set le cose facilmente diventano arte”. L’attore ha anche parole di elogio per il giovane Dario Delpero, e scherza sul fatto che abbia dovuto interpretare un sacerdote, come spesso capita negli ultimi anni, “sto intraprendendo la carriera ecclesiastica”.

Arriva il turno della bravissima Barbara Ronchi, che data la sua prima volta in un ruolo così importante vorrebbe ringraziare tutti, cosa che non gli permette un Mastandrea spiritoso, che le consiglia di riserbare “i ringraziamenti per quando si ricevono premi”, aggiungendo consigli su ciò che è opportuno dire. La Ronchi risponde con altrettanto spirito, rimarcando però che ci tiene a ringraziare il piccolo Nicolò Cabras, interprete del Massimo bambino, col quale ha condiviso ogni scena: “

 “Io il mio personaggio l’ho costruito con lui, grazie anche a sua madre e a Stefania de Sanctis (acting coach), molto di quello che faccio è il frutto di come Nicolò mi guarda”.

L’incontro si è concluso con le parole dei due giovanissimi attori che hanno interpretato il protagonista da bambino e da adolescente, peraltro entrambi molto bravi, che hanno affermato di essersi immedesimati nell’animo di Massimo e nel suo dolore, per poter recitare al meglio.

Maria Grazia Bosu

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