Il finale della seconda stagione di “The Last of Us” ha suscitato molte discussioni tra i fan, in particolare per un particolare dettaglio che potrebbe rivelare collegamenti più profondi con il mondo narrativo della serie. In questo articolo, analizziamo il libro che Abby tiene in mano nell’ultima scena, un elemento che non è solo un semplice accessorio, ma un riferimento significativo a opere letterarie e alla storia della serie stessa.
Il libro di Abby: un simbolo di connessione narrativa
Nell’ultima scena della seconda stagione, Abby si risveglia con un libro intitolato “Thieves of the City” di Ben Davidoff sul petto. Sebbene il titolo e l’autore siano frutto di invenzione, il riferimento è chiaramente ispirato a un’opera reale: “City of Thieves” di David Benioff. Questo romanzo, pubblicato nel 2008, è ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale e narra le avventure di due giovani uomini che cercano di sopravvivere durante l’assedio di Leningrado. La scelta di includere un libro inventato nella serie non è casuale, ma riflette la volontà degli autori di creare un legame tra la narrativa del videogioco e quella della serie televisiva.
Il fatto che il libro di Benioff sia presente in un contesto così particolare suggerisce che gli autori stiano cercando di costruire un ponte tra le esperienze dei personaggi e le storie che li ispirano. Abby, come personaggio, è profondamente influenzata dalle sue esperienze e dalla sua ricerca di identità, e il libro che legge potrebbe rappresentare un riflesso delle sue sfide e delle sue aspirazioni.
Riferimenti incrociati: il legame tra libro e videogioco
Un aspetto interessante è che “City of Thieves” di David Benioff appare anche nel videogioco “The Last of Us: Parte 2”. Nella sezione in cui il giocatore controlla Abby, il libro è visibile su un tavolino nella sua stanza, con il titolo corretto e il nome dell’autore. Questo dettaglio non solo arricchisce l’esperienza di gioco, ma crea anche un legame diretto tra il videogioco e la serie televisiva, suggerendo che gli autori stiano utilizzando riferimenti letterari per approfondire la narrazione e i temi trattati.
La scelta di rinominare il libro in “Thieves of the City” può essere interpretata come un modo per mantenere la coerenza temporale all’interno dell’universo narrativo della serie. Poiché l’epidemia che ha colpito il mondo di “The Last of Us” è iniziata nel 2003, è plausibile che un libro pubblicato nel 2008 non esistesse in quel contesto. Questo espediente narrativo dimostra l’attenzione ai dettagli da parte degli autori, che cercano di mantenere una continuità interna tra i vari media.
Implicazioni per il futuro della serie
Il riferimento a “Thieves of the City” non è solo un omaggio a un’opera letteraria, ma potrebbe anche suggerire direzioni future per la trama di “The Last of Us”. Con l’annuncio di una terza stagione, i fan sono curiosi di scoprire come gli elementi narrativi e i personaggi si evolveranno. La presenza di un libro così significativo potrebbe indicare che le esperienze di Abby e Lev, personaggi già noti ai giocatori, continueranno a essere esplorate in modi nuovi e inaspettati.
Inoltre, le dichiarazioni di Bella Ramsey riguardo al ruolo di Ellie nella prossima stagione alimentano ulteriormente le speculazioni. La dinamica tra i personaggi e le loro storie personali, unite a riferimenti culturali come quello del libro, potrebbero fornire una base solida per sviluppare trame complesse e coinvolgenti.
Con l’attenzione ai dettagli e i rimandi letterari, “The Last of Us” continua a dimostrare di essere più di una semplice storia di sopravvivenza; è un racconto che esplora la natura umana, le relazioni e il significato della vita in un mondo devastato.
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