Il regista Danny Boyle ha recentemente parlato del suo nuovo film ‘28 anni dopo‘ durante un’anteprima a Roma, evidenziando come la pellicola si inserisca in un contesto sociale e politico complesso. Il film, che sarà nelle sale dal 18 giugno, è il terzo capitolo di una trilogia che esplora le conseguenze di un’epidemia di virus della Rabbia, iniziata con ‘28 giorni dopo‘ nel 2002 e proseguita con ‘28 settimane dopo‘ nel 2007. Boyle ha condiviso le sue riflessioni su come la Brexit e la pandemia di Covid-19 abbiano influenzato la percezione del passato e del futuro in Gran Bretagna.
Un’inghilterra isolata e romantizzata
Danny Boyle ha descritto l’Inghilterra del suo film come un paese isolato, abbandonato dal resto del mondo a causa della diffusione del virus della Rabbia. Secondo il regista, la situazione attuale è una catastrofe lenta che si è intensificata con la pandemia di Covid-19, rendendo palpabile ciò che prima era solo frutto dell’immaginazione. La Brexit ha ulteriormente rinforzato questa bolla di isolamento, portando a una riflessione nostalgica su un passato che, secondo Boyle, viene idealizzato in modo errato.
Nel film, il regista utilizza immagini d’archivio di ‘Enrico V‘, interpretato da Laurence Olivier, per evocare un senso di eroismo e unità nazionale. Una delle frasi più celebri del discorso di San Crispino, “Felici noi, noi pochi, schiera di fratelli”, rappresenta un’Inghilterra che combatte contro il mondo. Boyle sottolinea come questa visione romantica del passato possa essere fuorviante, suggerendo che un ritorno a tali ideali non porterà a un futuro prospero.
Riflessioni sul nazionalismo e il futuro della gran bretagna
Il regista ha messo in evidenza come il nazionalismo, alimentato dalla Brexit, stia riemergendo nella società britannica, con una divisione crescente tra i generi e una visione retrograda dei ruoli sociali. Boyle ha notato che nel passato le abilità venivano trasmesse solo ai maschi, mentre le femmine erano relegati a compiti domestici. Questa tendenza, secondo lui, si sta ripresentando nella Gran Bretagna contemporanea, creando una visione miope del futuro.
Tuttavia, Boyle ha anche espresso la sua speranza per un movimento silenzioso ma significativo che cerca di riportare la Gran Bretagna verso l’Europa. Ha evidenziato la presenza di forze politiche, come il Reform Party, che guardano con nostalgia al passato, un aspetto che il film intende rappresentare attraverso la bandiera di Saint George.
La ricerca di eroi nella società contemporanea
‘28 anni dopo‘ non è solo un film di paura, ma una riflessione sulla società attuale, caratterizzata da intolleranza e rabbia. Boyle ha osservato che, nonostante le difficoltà, ci sono ancora “resistenti” che lottano per il bene comune. Tuttavia, ha avvertito che è fondamentale non permettere che la società si divida in fazioni contrapposte.
Il regista ha citato il sistema sanitario britannico, che offre assistenza gratuita a tutti, come un esempio di forza positiva in un contesto di crescente disinformazione e confusione. Ha anche difeso la BBC come una fonte di informazione da proteggere, sottolineando l’importanza di mantenere un’informazione di qualità in un’epoca dominata dall’intelligenza artificiale.
Con ‘28 anni dopo‘, Danny Boyle non solo intrattiene il pubblico, ma invita anche a una riflessione profonda sulle sfide che la Gran Bretagna deve affrontare oggi, ponendo interrogativi sul futuro e sull’identità nazionale.
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