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Blade Runner 2049: l’incontro con Denis Villeneuve e Sylvia Hoeks

Denis Villeneuve e Sylvia Hoeks parlano di Blade Runner 2049

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Si è tenuto oggi un incontro stampa a Roma con il regista del sequel di “Blade Runner” Denis Villeneuve e l’attrice Sylvia Hoeks, per promuovere l’uscita prossima di “Blade Runner 2049”.
Com’è il mondo del ‘nuovo’ “Blade Runner”? Simile a quello che tutti ricordiamo e abbiamo amato, secondo Villeneuve, tecnologico con sfumature angosciose e ancora più estremo rispetto all’originale. Per fare un esempio, gli uomini hanno dovuto creare un gigantesco muro per proteggersi dall’oceano, perchè i cambiamenti climatici sempre più forti hanno portato il pianeta a diventare sempre meno vivibile; da qui la necessità di colonizzare altri mondi tramite i replicanti.
Un’idea molto intelligente degli sceneggiatori è stata quella di immaginare che sia avvenuto un ‘blackout’ tra il primo e il secondo film, che ha cancellato la maggior parte dei dati digitali, costringendo l’umanità ad un ritorno all’analogico che Villeneuve ha trovato molto intrigante. “Il digitale è qualcosa di potente e fragile al tempo stesso” ha detto il regista.

Denis Villeneuve e la scelta di Ryan Gosling come volto di Blade Runner 2049

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Blade Runner 2049: l’incontro con Denis Villeneuve e Sylvia Hoeks

Ridley Scott stava scrivendo la sceneggiatura e quindi il personaggio del protagonista, l’agente K, e venne da me chiedendomi che ne pensavo di Ryan Gosling per il ruolo. Mi è sembrata subito una grande idea“. Questa – secondo il regista – è stata la genesi del protagonista, pensato quindi in parte per Gosling stesso, il quale si è innamorato subito della storia e non ci ha pensato due volte ad accettare. Villeneuve l’ha trovato un grande attore sul set, capace di esprimere moltissime emozioni con movimenti quasi impercettibili del volto e del corpo: ha qualcosa “difficile da spiegare“, un carisma innato e una presenza fisica che lo rendono eccezionale.
Anche gli altri attori della pellicola sono stati scelti da lui e dai produttori uno per uno, studiandone l’aspetto fisico, le capacità, le atteggiamento: tutto era importante per trovare gli interpreti perfetti.

Blade Runner 2049: i colori, le scenografie e la CGI

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Già dal trailer si percepisce che “Blade Runner 2049” è, a livello visivo, un prodotto di altissimo livello. Parlando della fotografia del film, e quindi dei colori e della luce, Villenuve ha spiegato come si siano ispirati molto all’inverno e al concetto che, assieme ai cambiamenti climatici, debbano essere avvenuti anche dei cambiamenti a livello di luce, che è infatti molto fredda. Tutto questo ispirandosi comunque molto all’originale, soprattutto nelle scene più ‘cupe’. Si nota, in effetti, una discreta coerenza visiva tra le due pellicole.

Per le scenografie il regista ha chiesto (e ottenuto) che si costruisse il più possibile e si utilizzasse poco il green screen, per permettere agli attori di concentrarsi sulla psicologia interiore del personaggio e immedesimarsi al massimo, senza avere una parte del cervello impegnata ad immaginare i propri dintorni. “Sfortunatamente odio proprio il colore verde!” ha detto Villeneuve scherzando – ma non troppo -, “Cerco sempre di creare le cose reali per quanto mi è possibile. I produttori sono stati grandiosi, mi hanno permesso di costruire tutti i set e utilizzare il green screen per cose come la vista dalle finestre, come si faceva un tempo“.

La CGI è stata ovviamente un supporto immancabile, ma il pensiero di vedere sullo schermo un mondo non completamente fatto al computer, come sta diventando moda ultimamente, è certo motivo di sollievo e un aumento di interesse e fiducia verso questo secondo capitolo.

Sylvia Hoeks: Luv, Jared Leto e il patrimonio di Blade Runner

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Il personaggio di Sylvia Hoeks, Luv, è la fedele assistente di Wallace, creatore dei nuovi replicanti, interpretato da Jared Leto. Tra loro c’è una relazione molto intensa e molto distante al tempo stesso: secondo la Hoeks questa sensazione è stata resa benissimo e amplificata dal fatto che lei stessa e Jared Leto si sono conosciuti sul set e non prima, non hanno avuto tempo di fare amicizia e quindi c’è stata una reale distanza di sorta tra loro. A differenza del primo capitolo, in “Blade Runner 2049” è molto forte anche la presenza delle donne, ognuna completamente diversa dalle altre. “Sono stata così fortunata, ho avuto l’occasione di interpretare un personaggio con tantissime sfumature, è stata la parte più divertente che ho avuto finora“.

Secondo la Hoeks “Blade Runner” è un “tesoro nazionale“; quando lo vide da bambina nella sua mente continuava a ripetersi “What if?” (E se?). “Quando sono arrivata sul set il primo giorno ho avuto la stessa mancanza di respiro di quando ho visto il film per la prima volta. Ricordo soprattutto il personaggio di Darryl Hannah, era così spaventoso ed eccezionale al tempo stesso“.

Blade Runner 2049, tra cortometraggi e paure

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A precedere l’uscita di “Blade Runner 2049” sono usciti due cortometraggi, e ce n’è un terzo in arrivo, diretti da Luke Scott. Villeneuve rivela a sorpresa di non essere stato minimamente coinvolto nella realizzazione di questi, perchè il lavoro da regista lo ha impegnato a sufficienza senza doversi mettere a fare anche marketing.

Ma a girare il sequel di un tale mito del cinema, non si prova una terribile paura? Villeneuve rivela che non ha accettato subito l’incarico, anzi, ci ha pensato bene per mesi prima di acconsentire al passaggio di scettro, dopo aver deciso che era in grado di reggerne il peso. “Ho fatto pace con l’idea che non potevo sapere come i fan, e le persone in generale, avrebbero reagito al film. Quando ho accettato questo, ho ottenuto la mia libertà e ho fatto il film per amore, senza aspettarmi nulla. La regia è una forma d’arte, anche se comporta numerosi rischi, ma sento di poter dire con una certa arroganza che questo è il mio lavoro migliore“.

Valeria Brunori

19/09/2017

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