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Atypical – Recensione

Dal primo di novembre sono disponibili su Netflix i nuovi episodi di “Atypical”, la serie tv incentrata sulle vicende della famiglia Gardner composta da Elsa, Doug e i due figli adolescenti, Sam e Casey.

Atypical: l’importanza di un branco

Atypical

Sam è un ragazzo con un’incredibile passione per il mondo antartico e in particolare per i pinguini, tanto che nelle situazioni di stress per calmarsi ripete i nomi delle quattro specie principali. Indossa spesso cuffie antirumore, ama disegnare e ha un disturbo dello spettro autistico ad alto funzionamento.

Ciò comporta delle difficoltà nelle relazioni, anche se non gravi, ma che a volte causano qualche fraintendimento. Conseguenza della sua mancanza di filtri è la sincerità con cui si rapporta agli altri. Come scrive lo stesso protagonista in un tema, a lui manca quello strato di significato in più che i neurotipici tendono ad applicare alla realtà per darle significato. Questo atteggiamento tuttavia, per quanto imbarazzante in alcune occasioni, rende ciò che fa e i suoi sentimenti molto trasparenti.

Nonostante alcune difficoltà in più che derivano dal suo disturbo, i problemi che il protagonista si trova a dover affrontare sono abbastanza comuni: i primi amori, episodi di bullismo, incomprensioni familiari e alcune novità che minacciano la sua routine. Ma grazie a una famiglia affiatata, anche se non perfetta, all’eccentrico amico e mentore Zahid e alla sua terapista, il giovane riesce a superare vari ostacoli.

Tema principale della prima stagione è l’amore. Sam infatti è alle prese con i primi approcci con le ragazze, la sorella ha un fidanzato, mentre Elsa comincia una relazione extraconiugale in cui si rifugia per evadere dal suo ruolo di madre, che svolge con grande, spesso troppa, apprensione. Da quando hanno diagnosticato l’autismo al figlio, la vita della donna ruota attorno a questo. Spinta dal desiderio di avere il controllo su tutto per cercare di proteggere Sam, a volte è così concentrata su di lui da pensare di essere la sola in grado di aiutarlo. A interpretarla è Jennifer Jason Leigh, candidata all’Oscar nel 2016 come miglior  attrice non protagonista nel film di Tarantino “The Hateful Eigth”.

Il padre Doug invece ha avuto qualche difficoltà ad accettare il disturbo di Sam e fatica ad approcciarsi a lui. Pian piano però anche lui comincia a instaurare finalmente un rapporto con il proprio figlio.

A essere molto legata al padre è Casey, un’adolescente scontrosa, soprattutto con la madre. Il fatto che Sam catalizzi l’attenzione della famiglia a suo discapito a volte la fa soffrire, ma si comporta comunque da buona sorella. Soprattutto non lo tratta con pietismo, ma pur proteggendolo si diverte anche a prendersi gioco di lui e delle sue fisse. La giovane ha trovato nella corsa un modo per fuggire alle incombenze familiari, una valvola di sfogo per sentirsi libera.

Seconda e terza stagione, il periodo della muta

Atypical serie

Con la prima stagione si impara a conoscere questo strambo ma dolcissimo gruppo familiare che alla fine deve confrontarsi con stravolgimenti importanti, che ridefiniscono gli equilibri tra i personaggi.

Queste novità improvvise portano Sam a fare grossi passi avanti, facendolo diventare più indipendente grazie all’allontanamento della madre oppressiva e allo stesso tempo alla vicinanza e al confronto con un gruppo di ragazzi nello spettro autistico.

Se la prima stagione era incentrata su nuove relazioni amorose, la seconda ma soprattutto la terza sono quelle del cambiamento. Per Sam è arrivato il momento di dover affrontare il suo primo anno al college e questo passaggio dal mondo del liceo, difficile ma a cui era comunque abituato, a quello universitario non è semplice. Vengono a mancare una serie di punti fissi della sua vita e inizialmente il protagonista fatica ad adattarsi ai nuovi ritmi e all’ambiente, ma ben presto si rivela non essere il solo. Anche l’estroversa e logorroica fidanzata Paige infatti si scontra con una realtà che non è come aveva immaginato ed è costretta a rivedere tutti i piani per il suo futuro, così puntigliosamente organizzato.

Il resto della famiglia è anch’esso in una fase di crisi. Casey è sempre più concentrata sulla sua carriera sportiva, ma si trova alle prese con alcuni turbamenti di tipo sentimentale. La relazione tra Elsa e Doug continua a vivere un momento di stallo. La donna, da sempre super protettiva con Sam, impara a lasciare andare sia il figlio che il resto della famiglia, staccandosi pur con qualche difficoltà dal suo ruolo di mamma chioccia.

Atypical: una serie attenta all’inclusione

Atypical 2

Punto di forza della serie creata da Robia Rashid (che ha lavorato a vari prodotti televisivi, tra cui i celebri “How I Met Your Mother” e “Will & Grace”) continua a essere il tono leggero, ma allo stesso tempo non banale della narrazione.

“Atypical” è un prodotto rivolto principalmente, anche se non in maniera esclusiva, a un pubblico giovane e si inserisce in una serialità sempre più attenta a una rappresentazione inclusiva, offrendo a un pubblico di adolescenti un racconto con protagonista un ragazzo diverso dal solito, ma in cui allo stesso tempo è possibile immedesimarsi.

A questo proposito dopo la prima stagione, in seguito anche ad alcune critiche mosse a riguardo, si è deciso sia di inserire tra il cast un gruppo di ragazzi nello spettro dell’autismo (che interpretano i membri del gruppo di pari a cui Sam si unisce), sia di coinvolgere una persona autistica nella scrittura della sceneggiatura.

La serie alterna abilmente momenti comici e drammatici. Capita di  sorridere per alcuni comportamenti di Sam, senza però che questo si traduca mai in una presa in giro nei suoi confronti, anche perché si ride spesso anche degli atteggiamenti di alcuni neurotipici. Il risultato è una storia piacevole da seguire e molto dolce, ma allo stesso tempo in grado di far riflettere su tematiche importanti. Inoltre, la voce fuori campo del protagonista, che interpreta ciò che gli succede attorno basansodi sulle sue conoscenze del mondo antartico, crea interessanti parallelismi tra i comportamenti animali e quelli degli uomini, a volte accompagnandoli a tenerissimi disegni.

Quest’ultima stagione però, nonostante rimanga un bel prodotto, a volte indugia un po’ troppo sull’aspetto comico, risultando meno equilibrata delle precedenti. Si comincia a risentire un po’ il peso delle puntate, dando l’impressione che la storia di Sam e della sua famiglia stia sciogliendo tutti i suoi nodi, dando vita a un nuovo equilibrio e di conseguenza preparandosi anche a mettere la parola fine a questa serie TV.

Maria Concetta Fontana

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