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“Astolfo”: il film di Gianni Di Gregorio presentato alla Festa del Cinema di Roma

Gianni Di Gregorio non delude le attese e con “Astolfo”, presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma 2022, propone il suo cinema fatto di ‘piccole cose’, che si trasformano sullo schermo in un grande film.

“Astolfo” conquista con la sua semplicità

astolfo immagine

Astolfo è un professore in pensione (figura amata dal regista) che in una vita di lavoro non ha di certo accumulato ricchezze, quando deve lasciare l’appartamento romano, in cui ha sempre vissuto, decide di trasferirsi al paese natio, nell’unica casa di proprietà che abbia mai avuto.
Il piccolo centro sarà l’occasione per il regista per tessere una trama divertente e colorata, popolata da personaggi ben caratterizzati, ad iniziare dai nuovi amici di Astolfo, non proprio uomini di successo. Seppur lontano dal centro del potere capitolino il regista romano non manca di affrescare lo strapotere arrogante della politica, che può far danni anche nei piccoli centri, e la prepotenza di certi religiosi, ‘uomini di Dio’ che predicano bene ma razzolano male. Ma “Astolfo” è anche e sopratutto una storia d’amore, che racconta come non ci sia un limite d’età per provare emozioni e sentimento.

Un racconto divertente e delicato in pieno stile Di Gregorio

astolfo foto

Come sempre nei film del cineasta romano lo script è intriso di tante sottotracce narrative che fanno riflettere, seppur in mezzo alle risate. Non c’è solo la prepotenza dei potenti, c’è spazio anche per mostrare le dinamiche familiari delle famiglie dei nostri giorni, che incastrano spesso i nonni in molteplici mansioni, dando per scontato di poter gestire il tempo altrui. Di Gregorio narra senza polemica di soprusi e malaffare, che possono influire sulla vita del singolo, e di come difficilmente un uomo qualunque può averla vinta su ‘chi conta’. Dialoghi frizzanti e sinceri, infarciti di battute sottili e garbate, donano brio e freschezza ad un film che è un gioiellino pieno di luce.

Movimenti di macchina attenti e misurati colgono l’anima dei personaggi e mostrano paesaggi quasi incantati, quei panorami propri di tanti centri laziali.

Il cinema di Di Gregorio, che anche stavolta veste egregiamente i panni del protagonista, è un manufatto prezioso, sempre in equilibrio tra la crudezza di alcune situazioni della vita e la dolcezza degli affetti. Un cinema di speranza, fatto di ‘non eroi’, sempre pronti ad andare incontro all’altro.

Stefania Sandrelli è il fiore all’occhiello della storia, da vita ad un personaggio tenero e posato, che ben si sposa col contesto narrativo del regista romano, col quale forma una coppia cinematografica che funziona. A Di Gregorio va dato poi il merito di riuscire a finire i suoi film in maniera deliziosa.

Maria Grazia Bosu

 

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